![]() versione stampabile IN HOC SIGNO VINCIS? (Intervista allo Studio Vinx di Savona)
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![]() M. G. Pellifroni |
Certezza dell’impunità e avidità sono
cattive consigliere, spingendo i limiti del lecito sempre più
oltre, verso l’infinito. Eppure è stato proprio questo il mix
che ha caratterizzato il dorato mondo bancario lungo oltre 3
secoli, da quando, nel 1694, è stato fondato il suo prototipo, |
Avendo già ampiamente
approfondito in tante precedenti puntate
l’argomento non mi ci soffermerò qui oltre,
limitandomi a evidenziare che la mia analisi
verteva sui principi fondanti del meccanismo
bancario, ormai tanto radicato nella prassi da
richiedere probabilmente, per essere rimosso, il
lavoro di generazioni, o una rivoluzione. C’è qualcuno invece che,
anziché partire dalle radici e dal fusto, ha
fatto il percorso inverso, cominciando dai rami
e dai frutti avvelenati che spenzolano
dall’albero dei soldi. Questo qualcuno aveva
provato sulla propria pelle le bruciature
provocate dai conti unilaterali che funzionari
in doppiopetto gli presentavano ogni 3 mesi;
conti che non s’era sino allora mai preso la
briga di verificare. Quando però il debito
intimatogli dalla sua banca, divenutagli d’un
tratto nemica, arrivò alle centinaia di milioni
(di lire), e su questo presupposto egli venne
scaraventato nel cervellone della centrale
rischi, mentre i suoi immobili venivano uno dopo
l’altro pignorati in base a ingiunzioni
rilasciate da giudici ciecamente fiduciosi nei
conteggi della banca, il presunto insolvente
ebbe un moto di ribellione, che si tradusse
nella ferma determinazione di passare al vaglio
le pretese della banca, per poi eventualmente
contrattaccarla. Ci volle però la promulgazione
di una legge sull’usura, che intervenne
provvidenzialmente nel 1995, per disporre degli
strumenti adatti a controbattere l’offensiva
persecutoria di cui era rimasto vittima. Fu allora che l’accusato fu
in grado di indossare i panni dell’accusatore,
dopo aver scoperto, conti rifatti alla mano, di
essere di fatto creditore, e non già debitore
verso le banche, e per di più vittima di usura! Di qui l’idea di creare una
nuova attività, per estendere ad altri
perseguitati una valida forma di difesa, anzi di
rivalsa. Nacque così, a Savona, lo Studio Vinx,
dal nome del suo fondatore, Giorgio Vincis,
“primo ed unico studio del genere certificato in
Italia, e artefice delle prime denunce per usura
nei confronti delle lobbies bancarie”, come lo
stesso Vincis afferma con palese compiacimento.
Egli si rese infatti conto che la sua situazione
era comune a innumerevoli altri imprenditori,
professionisti, semplici correntisti, ai quali
estese l’invito a valersi dei suoi servizi per
verificare la loro effettiva situazione
finanziaria. |
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Negli anni della sua
attività il suo studio è venuto così
collezionando una variegata gamma di sentenze
favorevoli in vari Tribunali italiani, salvando
parecchi imprenditori dall’incubo, che lui
stesso aveva sperimentato, delle richieste di
rientro immediato, delle ingiunzioni di
pagamento e dei conseguenti pignoramenti,
portando alla scoperta che spesso le banche si
arricchiscono praticando interessi usurari,
specie grazie alle commissioni di massimo
scoperto, o altre forme di vero e proprio
adescamento tramite esotici e complicati
prestiti e cartolarizzazioni, quali
swap,
CDO, CDS, ecc., che la successiva crisi
finanziaria rese poi di dominio pubblico.
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Quando sarebbe invece
auspicabile che la vendita fosse consentita al
suo legittimo proprietario, che, il giorno del
rogito, presente un funzionario della banca,
potrebbe estinguere con parte del ricavato il
debito verso la banca stessa (ammesso
naturalmente che debito sia, e non credito, come
di frequente è il caso). Con questo artificio,
la banca lucra ulteriormente sulla disgrazia dei
suoi ex correntisti. Di incidenti come questo
nessuno si preoccupa, finché non ne diventa
vittima; mentre basterebbe un semplice cambio
della normativa vigente per ovviarvi: qualcosa
sul genere del decreto Bersani, a tutela dei
tanti Davidi contro i pochi ma agguerriti Golia.
L’attuale procedura, specie quando si tratta di
imprese in difficoltà -ormai la maggioranza
nell’ultimo biennio- è invece la sicura
anticamera della loro rovina, col blocco dei
conti bancari e degli anticipi sulle fatture,
con l’impossibilità di far fronte ai pagamenti e
il conseguente blocco delle forniture e quindi
di ogni attività.
Come sopra accennato, lo
Studio Vinx, in seguito emulato da altri studi
di consulenza e ricalcoli finanziari sparsi per
la penisola, agisce perlopiù per il salvataggio
di aziende strangolate da presunti debiti
bancari, tutti comunque di una certa entità.
Quello di cui ora la gente comune ha bisogno è
il varo della tanto attesa legge sulla
class action,
continuamente rinviata da un governo cui non si
capisce se stia a cuore il destino di milioni di
cittadini, vittime delle cosiddette mini-truffe
-tanto mini da non ripagare il ricorso alle vie
giudiziarie-, o non piuttosto quello delle
banche e delle grosse società fornitrici di
servizi di largo consumo. Se entrasse in vigore
la class action,
la difesa dai soprusi dei grandi potrebbe
beneficiare anche i semplici cittadini,
alleggerendo nel contempo l’annoso intasamento
dei Tribunali. Non ricordo con quale governo
venne alla luce la legge anti-usura; ma,
qualunque fosse il suo colore, sono stati e
saranno in tanti a ringraziarlo.
Se questo governo, oltre a
spendere la maggior parte del suo tempo e delle
sue energie per proteggere il suo capo dai
processi, riuscirà a risparmiarne per varare la
legge sulla class
action, ponendo
fine allo stillicidio di milioni di micro truffe
e raggiri e vincendo la resistenza di banche,
assicurazioni e SpA che oggi ne cospargono di
sabbia il cammino, saremo molti di più ad
elevargli sentiti ringraziamenti nel vederci
restituito il maltolto. Marco Giacinto
Pellifroni
11 ottobre 2009
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