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I “cattivi consigli” del massmediologo  Klaus David su speculazione e palazzinari

Lo spot del candidato presidente

<In Liguria tifa cemento e vinci>

Chi prometterà più “edilizia amica dell’ambiente” tra Biasotti e Burlando?  

 

Klaus David

Ma chi avrà rovinato il turismo alberghiero del ponente ligure e di gran parte del suo entroterra? Incentivato la trasformazione di centinaia di alberghi nel redditizio mercato immobiliare? Cosa riserverà alla fragile terra ponentina l’avanzamento del dissesto idrogeologico? Come nella Sicilia di oggi, ascolteremo in tivù e leggeremo sui giornali, speriamo il più tardi possibile, di disastro annunciato?  Responsabilità collettiva? Retorica del lutto? Prevenzione mancata?

I tenaci “apostoli liguri”, con mani sporche di cemento e profumo di mazzette, robustissimi patrimoni in Italia e all’estero, paradisi fiscali inclusi, a chi daranno la colpa?  Al fato, al destino, alla cattiva sorte, alla natura.

Probabile scenario: rivedremo film visti in precedenti alluvioni (in Liguria), con l’aggravante che si è continuato ad aggredire le colline, i torrenti, gli alvei, a sbancare aree a monte e a valle, coprire con asfalto e cemento milioni di metri quadrati di aree, ad abbandonare i campi e le antiche fasce coltivate, compromettere la funzione di spugna dei boschi peraltro resi lunari da anni di incendi e mancati rimboschimenti; incrementare lo sfruttamento becero di un territorio destinato a trasformarsi in disastrose  colate di fango e detriti.

Il tutto in nome del “progresso”, dello sviluppo armonico, intelligente.

Tra gli sponsor, per caso, ci sono coloro che hanno messo in pratica, in tutti questi anni, una pubblicità che  solo ora  va di moda e recita: “Puntiamo su un’edilizia amica dell’ambiente per rilanciare il turismo”? Certamente sarebbe stata una scelta utilissima fino a qualche anno fa, oggi è fumo negli occhi, specchietto per allodole, propaganda in malafede perché siamo fuori tempo massimo e dovremo contare i morti senza i quali non c’è scandalo, né mobilitazione (a tempo) di massa.

Klaus Davi, esperto di comunicazione, sul Secolo XIX del 27 settembre 2009, ha criticato il manifesto elettorale del candidato presidente, Sandro Biasotti (Pdl), definendolo (lo spot) poco interessante, non accattivante. Neppure originale. E, consiglia una campagna elettorale dagli accenti virtuosi: “etica”, “morale ”, “ambiente”.

Il tazebao di Davi: <La Liguria in mano ai palazzinari, perché non fermiamo lo scempio?>.

Una provocazione? <Mi viene in mente – ha risposto Klaus Davi – che la Liguria è una delle regioni in cui la speculazione edilizia è stata più vergognosa. I politici però se ne guardano bene da dire qualcosa…>.

Chissà cosa pensano, diciamo a caso, il potentissimo ministro Claudio Scajola, col suo esercito sempre più numero di fans, oppure l’assessore all’Urbanistica, Carlo Ruggeri, generoso da sempre, messo in croce senza pietà (anche dal centro destra)  appena ha ipotizzato di arginare i fautori dello “sviluppo perpetuo”, anziché della ricostruzione/riqualificazione urbana perpetua messa in pratica nei paesi civili.   

Klaus Davi poteva aggiungere che resiste una (insignificante) minoranza che si prende a cuore un problema vitale per le future generazioni.

Infatti con la distruzione urbanistica sistematica della fascia costiera soprattutto, si è finito per minare alla base la sana economia, l’humus del turismo alberghiero. Risultato, si continua nonostante tutto a raccontare balle, a fingere di non vedere e non sapere. Illusionisti di mestiere.

Un piccolo, utile chiarimento storico. Le province di Savona e di Imperia hanno perso 450 alberghi e non parliamo certo delle pensioncine nei condomini.

Con spot da inganno, da truffa mediatica si ripete che il futuro alberghiero è incoraggiante. Da dieci anni (vedi cronache locali) sono in partenza decine di nuovi hotel: cinque stelle, quattro stelle, resort. All’insegna del recupero della qualità e grazie alla vocazione per i porticcioli, per nuovi strumenti urbanistici con visioni di largo respiro.

Chi investirà e gestirà le nuove strutture da sogno? Forse alcuni sindaci (facciamo nomi a caso, Berruti, Vaccarezza, Melgrati, Vacca, Fazio?);  l’artigiano inossidabile e presidente della Camera di Commercio, Giancarlo Grasso? L’amatissimo e benemerito “finanziere” Luciano Pasquale in sella, a Savona, dal 1983?


Claudio Burlando

Sandro Biasotti

 Non si può escludere che alla luce delle loro certezze si convertano alla gestione di  lussuosi alberghi  anche giornalisti, primari, medici, architetti, ingegneri, geometri e persino i più incalliti palazzinari si convertano. Le occasioni, a leggere le cronache quotidiane, le dichiarazioni (o sproloqui?), sono ghiotte. Bisogna fare in fretta. Essere  tenaci ottimisti e soprattutto fiduciosi (purchè con la “pancia piena”).

Del resto bisogna riconoscere che la stessa elite non nasconde il predominio assoluto delle seconde case, a suon di monolocali e bilocali; non nega che il turismo alberghiero entra in conflitto col turismo di massa. Tra l’altro, in spazi stretti, tra arenile e collina, con crescenti difficoltà a realizzare infrastrutture. Con ritardi insanabili. Strade, autostrade, ferrovie, parcheggi, spazi di verde pubblico, depuratori, smaltimento dei rifiuti urbani.

Quali le conseguenze più evidenti. Mancando la qualità complessiva dell’offerta e delle infrastrutture vitali, a rimetterci per primi le penne sono proprio le attività alberghiere, tutte, senza distinzione. E poi a cascata, molte attività commerciali.

“Carta canta”: si parla di rilancio da oltre ventanni.  Spontaneo chidersi: ottimisti o pataccari?

Chi conosce le statistiche dei posti di lavoro persi, peraltro sempre ignorati nel dibattito in tema “turismo”, non può essere fiducioso a vita. Nel settore ricettivo avanza persino la dequalificazione delle figure più significative: chef di cucina, maitre, chef de rang, barman,  governanti, capi ricevimento, con relative qualifiche in buste paghe. E ancora: il tema dei mesi di lavoro, della continuità occupazionale, della capacità di spesa pro capite del turista.

A chi giova cavalcare che l’uscita dalla crisi turistica-alberghiera è appena dietro l’angolo? Basta un nuovo porticciolo, un palazzetto dello sport, una sala congressi, un piccolo centro termale, una manifestazione con le truppe “cammellate” di Rai o Mediaset .   

Tiriamo le somme. Un presidente di Regione o di Provincia, un sindaco che dovesse impostare la campagna elettorale sulla lotta alla speculazione immobiliare in Liguria non ha speranza di successo, bensi di sconfitta garantita.

L’hanno capito quasi tutti. Ci sono persino candidati, a sinistra, che nelle lettere personali agli elettori omettono qualsiasi cenno al “dramma della speculazione del mattone”. E perché il turismo alberghiero è in ginocchio.

Il savonese doc, Fabio Fazio, volto popolare della Rai, ci ha ricordato più volte: <Quando scegliamo una località per le vacanze privilegiamo località cementizzate, oppure osasi di verde, di relax, di qualità?...E le decantiamo….>.

Tutto chiaro, maggioranza di cittadini liguri sensibile al tema? Neanche per sogno. Una ragnatela di interessi trasversali muove l’economia cementizia. Più cemento, più soldi, più clientelismo. Persino un campo da golf diventa “boccone ghiottissimo”. Con tanto di propaganda. A Villanova e Ortovero ne sanno già qualcosa.

E’ un’impresa titanica dire ai palazzinari: basta, la Liguria ha già pagato. Prima pensiamo alle rete viabile, ai servizi primari e secondari. Al vero rilancio.

Ci sono banche, televisioni, giornali, radio, associazioni e lobby. I milioni di euro investiti in pubblicità contano eccome!  Servono per fare meno informazione, più manipolazione, raccontare il vero possibilmente a metà, fermandosi al momento giusto. Non superare la soglia.

Il mondo della finanza (raramente etica) con chi sta?

Quante inchieste giornalistiche, almeno negli ultimi anni, abbiamo letto sui maggiori protagonisti del boom immobiliare ligure? Chi muove gli interessi legittimi, molti occulti e dove finiscono gli ingenti guadagni. Non sappiamo neppure, con certezza, quanti vani abitabili costituiscono il patrimonio immobiliare ligure. Non bastano i dati sul numero di “seconde case”, prime case. Siamo già al sovraffollamento.

Sarà pure vero, spesso i “talebani dell’ambiente” (cosi definiti dall’ex direttore del Secolo XIX, Lanfranco Vaccari) fanno rumore, notizia. Si aggiunga che un certo estremismo, massimalismo, è sempre stato utilizzato e sfruttato dal potere, fa presa sull’opinione pubblica meno attenta, meno informata.

Non serve neppure ricordare il numero di imprese attive in Liguria nel settore dell’edilizia. Erano 19.110 nel 2000, oggi sono 26.411.  In provincia di Savona da 4.170 a 5.900; in provincia di Imperia da 2.292 a 4.822. Il loro grido d’allarme sulla carenza di opere pubbliche messe in cantiere.

Vedi (….) peraltro il grafico ripreso dal Il Sole 24 Ore  del 23 settembre scorso, con tutti i dati statistici.

Ai candidati presidente della Regione il successo può sorridere, a patto che sposino <Facciamo ripartire la Liguria con l’edilizia salutare>.

Nessuno si azzardi, invece, a chiedere una svolta. Stop al cemento, si alla riqualificazione, alla prevenzione, alla difesa idraulica, ad interventi di reale emergenza (meno tasse statali, regionali e comunali, meno oneri) per scongiurare nuove chiusure alberghiere. 

L’autoreferenzialità non paga elettoralmente, sostiene Klaus Davi, ma dopo aver demolito la morale pubblica, il ripristino della legalità e della rigorosa tutela dell’ambiente fanno paura, spaventano la maggioranza degli elettori. I tempi non sono maturi, la coscienza collettiva resta distratta. Ognuno corre per se. E le “prediche” abbaiano alla luna.  

Il grado di civiltà del terzo millennio? Dalla disintegrazione della nostra identità, a quella del territorio, al culto di pensare all’oggi senza preoccuparsi del domani. L’Italia dei nostri tempi, ricordava di recente su La 7, il giornalista-scrittore Giulietto Chiesa, è peggiore di quella dei nostri avi.  E sempre più fanalini di coda in Europa, nel mondo.   

L.Cor.