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Tutti parlano di candidati papabili, ma potrebbe essere il momento di una svolta

Il futuro sindaco sarà gay?

Il buon esempio della Germania

Ci separano sei mesi dalla prossima tornata elettorale (regionali e comunali) prevista per il 21 e 22 marzo 2010. Sono iniziate, puntuali, tattiche, pretattiche, dispute più o meno interessate a confondere le acque,  con tanto di “totosindaco”e prediche di instancabili parolai.

Eppure potrebbe essere la volta buona per riscoprire ottimi talenti. Volti nuovi o quasi. Giovani. Persone non compromesse. Con una svolta: eleggere un sindaco gay. O perché no, una “sindachessa lesbica”, ma a quanto pare le aspiranti sono assai più rare.

Ed iniziare a discutere soprattutto di problemi concreti dei cittadini, quali l’escalation della pressione impositiva comunale. Gli sprechi-erogazioni di denaro pubblico. Le prebende ai professionisti, mestieranti, della politica. Non arrendersi agli inossidabili privilegi della casta, alla gara per la conquista dell’orticello, della mangiatoia.

E ancora, martellare sui risultati raggiunti, dalla qualità della vita nelle città, alle infrastrutture. Per proseguire con l’apertura dei cantieri (sbandierati in tutte le salse) di opere pubbliche,  strumento essenziale per superare la congiuntura e la crisi mondiale.  Salvaguardare posti di lavoro che vuol dire anche serenità economica della famiglie, quelle più a rischio e meno fortunate.

Quanti nuovi cantieri sono state aperti, in provincia di Savona o di Imperia, nell’ultimo anno?

Basterebbe scorrere l’elenco degli interventi annunciati dai Comuni sulla cronaca locale e finiti nel dimenticatoio. Nessuno chiede conto, eppure tutti strillano.

Si aggiunga il mancato confronto (sui traguardi) con altre zone d’Italia, più sviluppate e meglio amministrate, ma pure dell’Europa occidentale.

Tra l’altro, la Liguria ha una consolidata “vocazione turistica”, aspira ad attirare turismo proprio da quei Paesi con i quali dovremmo fare raffronti. Misurarsi, sulla buona amministrazione, sulla meritocrazia della classe politica, sull’efficienza dei servizi, sulla lotta alla burocrazia parassitaria, sull’illegalità sempre più diffusa.

E se anche in terra savonese la scelta a primo cittadino premiasse un bravo candidato gay? E’ vero, siamo ancora, soprattutto a livello locale, molto conservatori. Ottusi dai pregiudizi. Esiste un candidato che oserebbe ostentare l’appartenenza al mondo gay? Si sentirebbe, a buona ragione, un discriminato in partenza. Dal suo stesso schieramento politico.

Magari sono in molti a sapere, a conoscere la sua omosessualità. A bisbigliarla, sussurrarla a tavola.

Diciamo a caso, visto che se ne parla. Un candidato gay a sindaco di Alassio, di Albenga, di una qualsiasi altra località sarebbe oggi realizzabile?

Chi sarebbe disposto a sostenerlo, sfidando i troppi sepolcri imbiancati?

Ci sono omosessuali dichiarati nel Parlamento italiano, assai più rari nelle amministrazioni locali.  Anche in questo campo un abisso ci separa, ad esempio, dalla Germania. Repubblica Federale di 80 milioni di cittadini ed una forte presenza di immigrati.


Guido Westerwelle

Qui il vincitore delle ultime elezioni politiche è stato Guido Westerwelle, definito da molti organi di informazione internazionali,  la “star politica europea”. Da oltre decennio è il segretario del FDP (partito liberale di destra). Guido potrebbe diventare ministro degli Esteri, a 47 anni; da sei anni  convive con  Michael Mronz, che di anni ne ha 42, figlio di un architetto; è un manager sportivo di successo, a capo dell’agenzia Mmp da lui fondata.

E’ stato lo stesso leader FDP, in un’occasione pubblica, presente il cancelliere Angela Merkel, a rendere noto il suo legame, la relazione sentimentale  con Michael.

Westerwelle, il futuro ministro del governo di centro destra, ha avuto il maggiore successo nelle elezioni di fine settembre, con un balzo dall’8 al 15 per cento, senza essere proprietario di televisioni o giornali, senza appoggio di lobby. Da tempo la sua bandiera elettorale è premiare la meritocrazia, rigore nei sussidi ai fannulloni, meno tasse subito. E’ stato votato dal mondo dell’imprenditoria, delle professioni, dalla classe medio alta. Dai contadini dell’Ovest, in maggioranza conservatori e tradizionalisti.

Cosa c’entra questa enunciazione con il “tifo” per un sindaco gay? Non c’è soltanto il caso di un futuro ministro di grande peso sulla scena pubblica, dichiaratamente gay. Potrebbe salire presto alla ribalta il sindaco della città-simbolo della Germania.

A Berlino è già stato due volte riconfermato, con uno strepitoso successo, Klaus Wowereit, 56 anni; è tra i più accreditati a prendere le redini nazionali della SPD (socialdemocarici), usciti sconfitti, con una sonora batosta, dall’ultima sfida elettorale. Anche Klaus è gay.

E a sorpresa il glorioso partito di Willy Brandt, di Gerhard Schroeder, sceso al 23 per cento, forse affiderà le sorti proprio al primo leader politico tedesco che si era dichiarato omosessuale. In otto anni, da borgomastro, ha risanato il bilancio della città (sindaco dal 2001), ma soprattutto ha saputo amministrare sfoderando e praticando concretezza e risultati, meritando la fiducia degli elettori berlinesi.

Un sindaco amato dai cittadini, nonostante narcisismo e bon viveur, dandy dal ciuffo argentato. Definito da una rivista <l’uomo meglio vestito della Germania>.

E pensare che quando iniziò la sua discesa in campo nella politica, fece outing in campagna elettorale col motto “Sono omossessuale e non mi vergogno”, cosa che imbarazzò i vertici nazionali del partito.

Da quando si è laureato in legge, la sua passione per la politica l’ha coronata con un successo dopo l’altro. Fatti e non parole. Ha preso in mano una Berlino con 60 miliardi di debiti, governata per 10 anni da Eberhard Diepgen, sindaco democristiano (CDU).

Il sindaco gay ha avviato scelte e decisioni coraggiose, a volte bastian contrario, ma sempre nell’interesse generale, sganciato dai “poteri” e dalle speculazioni. La sua tenacia e coerenza hanno contribuito al miracolo del risanamento.

In una capitale multietnica, lui sindaco cattolico- omosessuale ha deciso, senza drammi, l’abolizione in tutte le scuole cittadine dell’ora di religione obbligatoria, sostituendola con un’ora di etica pubblica. Fu la conseguenza di un dramma che sconvolse la capitale con l’omicidio di una giovane turca trucidata dal fratello perché accusata di essere troppo “occidentalizzata”.

Non ha fatto “scandalo” neppure quando praticando la tolleranza multiculturale, e senza dover affrontare la violenza da banlieu parigina, ha cavalcato lo slogan “ Berlino povera ma sexy”.

Alcuni importanti e qualificati organi di stampa prevedono per il “gay rosso rosso” un futuro cancelliere di una Germania sempre più salda nel ruolo di locomotiva economica europea.

Quanta distanza, ricordava lo stesso giornale della Confindustria italiana (Il Sole 24 Ore), rispetto alla nostra arretratezza. Alle molotov italiane contro il club gay, alla diffusa intolleranza. Ai tanti pregiudizi palesi e occulti.

La provincia di Savona, oppure Imperia, sono preparate ad “incoronare” un primo cittadino omosessuale? Non è il caso di rinvangare il passato. Semmai guardare il futuro che ci vede “arretrati” anche su questo fronte di “modernizzazione” socio-culturale.

Auguri ai gay che vorranno cimentarsi nella sfida. Alassio, come Albenga, potrebbero fare da battistrada.

La città ingauna fu la prima, in Italia, a formare una maggioranza tra l’allora Pci ed il Partito liberale. I comunisti viveriani, con i liberani zuniniani. Un periodo di grande sviluppo per Albenga. Alassio, città di destra, conobbe ottimi sindaci di sinistra. Chi non ricorda il dottor Dino Grollero e la sua etica pubblica prima di tutto!

Forse è arrivato il momento per un sindaco gay, capace di rilanciare i valori della vera “questione morale”. Riavvicinando i cittadini alle istituzioni e alla politica.

L.C.