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Questa settimana invece del racconto previsto una breve riflessione nata dopo l’attentato in Afganistan

Aspettando Godot

di Cristina Ricci*


Aspettando Godot. I tempi della scuola sono ormai antichi e, dell’opera di Beckett, dentro me è la rimasta viva solo l’immagine distorta di un uomo immobile racchiuso nel cerchio di luce di un solitario lampione.

Un uomo fermo ad aspettare qualcuno che non arriverà mai.

Così mi chiedo come avrà trascorso la giornata Didi.

Avrà aperto gli occhi al trillo della sveglia come tutte le altre mattine; sbarbato, vestito e pettinato come tutti gli altri giorni.

Avrà vissuto ogni evento in previsione di quel ritrovarsi.

Cosa pensava Didi all’avvicinarsi del crepuscolo?

Quante e quale cose tenute in serbo per condividerle con Godot?

Quale gioia l’avrà accompagnato mentre si avviava verso la meta?

Quando l’ora dell’appuntamento è giunta sola quali pensieri avranno affollato la sua mente?

Quale altro Didi sarà nato mentre cresceva la consapevolezza che vana era l’attesa?

Godot non sarebbe giunto, né quella sera né nei giorni a venire.

In questi giorni di lutto il mio pensiero va a tutti i Didi che invano aspetteranno Godot.

Alle mogli, ai figli, i genitori, agli amici.

Il mio pensiero va a tutti quelli che, oggi come ieri e come ancora sarà restano invano in attesa sotto un lampione.

La mia voce si posa sulle macerie dei sogni che non potranno più essere realizzati; sulle macerie delle parole ancora da dire, delle cose ancora da fare.

 *Cristina Ricci, quarantun anni, abita a Spotorno,  ha  pubblicato il suo primo romanzo (La montagna d’acqua – ed. Il Filo, Roma), un altro recentemente finito e tanta voglia di scrivere.

A questo “scarno” curriculum si può aggiungere la collaborazione con il blog dell’Udi Savonese per il quale Cristina Ricci ha scritto alcuni pezzi