Questa settimana
invece del racconto previsto una breve riflessione nata dopo l’attentato in
Afganistan
Aspettando Godot
di Cristina Ricci*
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Aspettando Godot. I tempi della scuola sono
ormai antichi e, dell’opera di Beckett, dentro
me è la rimasta viva solo l’immagine distorta di
un uomo immobile racchiuso nel cerchio di luce
di un solitario lampione.
Un uomo fermo ad aspettare qualcuno che non
arriverà mai.
Così mi chiedo come avrà trascorso
Avrà aperto gli occhi al trillo della sveglia
come tutte le altre mattine; sbarbato, vestito e
pettinato come tutti gli altri giorni. |
Avrà vissuto ogni evento in previsione di quel
ritrovarsi.
Cosa pensava Didi all’avvicinarsi del
crepuscolo?
Quante e quale cose tenute in serbo per
condividerle con Godot?
Quale gioia l’avrà accompagnato mentre si
avviava verso la meta?
Quando l’ora dell’appuntamento è giunta sola
quali pensieri avranno affollato la sua mente?
Quale altro Didi sarà nato mentre cresceva la
consapevolezza che vana era l’attesa?
Godot non sarebbe giunto, né quella sera né nei
giorni a venire.
In questi giorni di lutto il mio pensiero va a
tutti i Didi che invano aspetteranno Godot.
Alle mogli, ai figli, i genitori, agli amici.
Il mio pensiero va a tutti quelli che, oggi come
ieri e come ancora sarà restano invano in attesa
sotto un lampione.
La mia voce si posa sulle macerie dei sogni che
non potranno più essere realizzati; sulle
macerie delle parole ancora da dire, delle cose
ancora da fare.
A questo “scarno” curriculum si può aggiungere la collaborazione con il blog dell’Udi Savonese per il quale Cristina Ricci ha scritto alcuni pezzi
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