Ignorata la scomparsa di Angelica Buccelli, 55 anni, avvocato, ricordata solo a
Genova
A Savona la (non) “cultura della memoria”
si trasforma spesso in “cattiva maestra”
Era figlia di Carlo Buccelli per 22 anni presidente provinciale albergatori, tra
i fondatori dell’associazione. Angelica aveva studiato al Chiabrera. Allieva
dello studio prof. Acquarone
Angelica Buccelli |
Genova –
Un impedimento logistico e tecnico ci ha impedito
di pubblicare, domenica scorsa, 20 settembre,
sul n.214 di Trucioli, la notizia della morte
prematura di
Angelica
Buccelli, 55 anni, tra i più apprezzati e
preparati amministrativisti (diritto tributario
e marittimo) del foro ligure. Aveva lo studio a
Genova, ma era savonese d’origine. Una cittadina
illustre che non gradiva la “passerella”, non
amava apparire, neppure quando poteva “fare
notizia”. Con una clientela “in”, o se volete di
vip dell’economia, alle prese con vertenze dove
erano quasi sempre in ballo affari miliardari.
Controversie importanti. Viaggiava con frequenza
tra Genova, Roma (Consiglio di Stato
soprattutto), Milano, Venezia, Napoli. |
Un donna che ha dedicato la vita (non si è
sposata) alla professione e anche quando,
quattro anni fa, ha saputo che un male terribile
la stava insidiando, l’impegno è rimasto
immutato. Anzi, faceva di tutto per nasconderlo.
Angelica Buccelli
ha trascorso l’infanzia a
Celle
Ligure dove papà
Carlo,
86 anni (origini di Spotorno) e
mamma
Teresa (origini di Varazze), stessa età del marito, hanno gestito
per 35 anni un albergo.
Angelica
ha frequentato elementari e media a Celle, poi
il Liceo Chiabrera, quindi l’Università e la laurea (110 e lode).
A Celle sono ora rimasti pochi parenti, unici
legami dei coniugi Buccelli, dopo che la cattiva
sorte li aveva già privati della seconda figlia.
Angelica, come accade spesso nel
mondo forense, ha conquistato tappa dopo tappa,
con “l’olio di gomito” dell’impegno, dello
studio, della dedizione soprattutto, quel
piedestallo di “luminare di diritto
amministrativo”, conosciuta non solo negli
ambienti liguri. Aveva clienti sparsi in tutta
Italia, ha seguito alcune problematiche
nell’ambito dell’Ente
autonomo del Porto di Savona.
Al di là di ogni giudizio
del cronista, l’omaggio più reale, alla luce del
sole, arriva dai necrologi che Il Secolo XIX ha
pubblicato nelle edizioni di venerdì e sabato
(18 e 19 settembre 2009) e che riproponiamo
(vedi….)
a testimonianza di chi fosse e cosa
rappresentava nella professione, nella vita, la
savonese
Angelica Buccelli. Si va dalle parole
strazianti e commosse di chi l’ha conosciuta più
da vicino, alla testimonianza di colleghi e
“principi” del foro. E’ stata tra le “allieve”
dello studio del prof.
Lorenzo Acquarone.
Quando papà
Carlo
era ai vertici degli albergatori liguri (per 8
anni), dell’allora
Unione
Provinciale Albergatori (per 22 anni
presidente), le sue
analisi-romanzine-previsioni-proposte facevano
spesso arrabbiare il potere politico ed
economico. E la figlia non sempre era fortunata
a ritrovarsi un padre “rompiscatole”, che le
“diceva e le cantava”, anche nelle circostanze
ufficiali, senza riguardi per nessuno. Lei non
poteva sapere che non aveva una “cassandra” per
papà perché, in tema di turismo ed industria
alberghiera, si sono avverate tutte le sue
previsioni.
E
Angelica,
quando poteva, evitava appunto di presenziare a
cerimonie, manifestazioni, appuntamenti
pubblici. Preferivano starsene a Genova,
studiare, coltivare le sue passioni, gli hobby.
Raramente compariva al
fianco del padre, come è accaduto
(vedi
foto in basso)
per
una festa, in occasione della
Pasqua
1980, al
Grand
Hotel Diana di Alassio, con i rappresentanti
della Tui,
il colosso degli operatori mondiali del mercato
delle vacanze, per anni con una forte presenza
in Liguria, ponente ligure in particolare. Era
l’’incontro per festeggiare l’inaugurazione del
nuovo treno turistico tra Germania e Riviera (Ferinexpress).
Tempi d’oro! Davanti ad
Angelica,
a tavola, si intravede il compianto capitano
Andreta
che rappresentava la
Tui
nel comprensorio di Loano. Di profilo, calvo,
Sergio
Scaglia, ex assessore comunale a Loano,
storico capostazione della cittadina. Oggi i coniugi Buccelli, straziati da un dolore indescrivibile, e da 20 anni, cittadini di Genova per stare vicino alla loro figlia, non commentano l’assoluto “silenzio”, l’assenza di ogni partecipazione al lutto, messo in mostra nella provincia di Savona. <Non importa – taglia corto un lucido Carlo Buccelli -, sono passati tanti anni, nessuno ricorda più i miei tempi. Altre generazioni, altro stile. Cambiano le persone…siamo rimasti soli…desolatamente soli…>.
Alassio, Pasqua 1980, nella foto d'archivio la
giovane avvocato Angelica Buccelli, alla cena al
G.Hotel Diana, per l'inaugurazione del nuovo
treno della Tui, FerienEspress.
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Un'immagine del cancelliere Vito Olivieri, negli anni in cui era al tribunale di Savona; si intravvede il giudice dottoressa Recupido. |
LA MORTE
DEL CANCELLIERE OLIVIERI
La
“mancanza di memoria” che accompagna la vita di
tanti savonesi, nella vita associativa, delle
professioni, dei mestieri, dimostra, se ce ne
fosse bisogno, che non si manifesta come “la
buona maestra”. Ricordare il passato serve a non
perdere la bussola della coerenza, del coraggio,
dell’impegno civile.
Tra
l’altro, la sorte ha voluto che nello stesso
giorno e nelle stesse pagine di giornale, Il
Secolo XIX ci ricordava, la perdita di
Vito
Olivieri, primo dirigente
al Tribunale di Genova, con un passato a
Savona,
un rapporto franco e di collaborazione (“Anch’io
ho fatto esperienza nei giornali – ripeteva
orgoglioso”) con i cronisti di giudiziaria. (vedi
necrologi).
Olivieri, persona che sapeva essere
schietto, franco, severo, ma di grande
disponibilità ed umanità. Incapace di “tradire”
l’amicizia. Maestro di correttezza, oltre ad una
invidiabile preparazione. |
Francesco Pescetto |
IL LUTTO
PER LA SCOMPARSA DI PESCETTO (MAGISTRATO)
Al tribunale di Savona era
stato (ANNI OTTANTA) dapprima giovane uditore
giudiziario, poi sostituto nelle udienze penali
nella funzione di pubblico ministero. Era allora
giovanissimo, ai primi passi
Francesco Pescetto. Il suo volto, il suo
nome abbiamo continuano a leggerlo nell’ambito
di alcune delicate e dirompenti inchieste nella
vicina
Provincia di Imperia. Come hanno scritto i
giornali
(vedi
articolo …) era sostituto
procuratore nella città di confine (Sanremo),
una sede tra le più calde su molti fronti. |
A
Savona,
Pescetto si distingueva per la sua
“timidezza”, la grande umiltà di chi ha tutto da
imparare, eppure al momento opportuno sapeva
sfoderare
grinta, fermezza, risolutezza,
indipendenza. Non si faceva “intimidire”, lui
alle prime armi.
Un
magistrato che ha poi rivelato coraggio, senso
del dovere prima di tutto, rigore nei suoi
comportamenti, nelle amicizie. Cosciente fino in
fondo della delicatezza del ruolo e soprattutto
consapevole che il potente resta “favorito” da
un’insieme di fattori, circostanze. Consapevole
dei rischi che si corre quando il “fuoco brucia”
davvero.
Pescetto ha continuato fino all’ultimo nel suo spirito di servizio, dedizione
alla causa del trionfo della legalità, della
legge, della Costituzione. Contro i “nemici”
occulti, quelli che non gradiscono essere
disturbati. Vorrebbero farti partecipe dei loro
“club”, dei loro “inviti”, dei loro salotti,
circoli lobbistici. Gradiscono, osannano, i
servitori dello stato che si fermano al momento
giusto e non osano più di tanto.
Non
mettono magari a rischio la loro vita.
Francesco
Pescetto, con un cuore malandato, ci ha
lasciato a soli 45 anni. Il ricordo di
magistrato
umile, serio, onesto, coraggioso, leale. Ed un
solo obiettivo, un solo ideale: servire la
giustizia e lo Stato. Un meraviglioso esempio.
Ai famigliari le
condoglianze, non solo di circostanza, di
Trucioli Savonesi e Uomini Liberi.
L.C.
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