Imperia è la provincia con più "comuni multietnici", da anni chi
ci governa?
A che servono i proclami leghisti
nei piccoli paesi delle vallate
Quale futuro ci attende. A Pieve di Teco classe con più
stranieri che italiani
Imperia -
Nella provincia più leghista della Liguria che
con le prossime elezioni della primavera 2010
vedrà il ritorno di un "governatore" del centro
destra (Biasotti Pdl presidente, Bruzzone Lega
Nord vice presidente) esiste una realtà
che ha fatto notizia a livello nazionale.
Imperia, ha scritto Il Sole 24
Ore, quotidiano della Confindustria, <è la
provincia con più comuni multietnici, ben 4 su
17>, inseriti nella classifica dei
"paesi
dei record".
Come documenta la tabella qui a fianco
(vedi...) in base ai dati Istat
2008, ad
Airole sono residenti 130
stranieri su 480, con una percentuale del 27, 1
per cento; a
Pietrabruna, 130 stranieri
residenti su 578 iscritti all'anagrafe,
pari al 22,5%; a
Vessalico 70 residenti stranieri
su una popolazione di 317 anime, pari al 22,1%;
a
Chiusavecchia 108 stranieri
residenti su 537, pari al 20, 01.
Altro aspetto. In pratica gli stranieri
finiscono per essere molti di più in quanto c'è
anche un richiamo di congiunti e amici. In
attesa di trovare lavoro stabile, casa autonoma
e sistemarsi anagraficamente.
Tra le conseguenze più evidenti, di cui si
parla davvero poco, è la realtà scolastica
locale. Facciamo l'esempio di un paese neppure
citato in questa statistica. A
Pieve di Teco, lo scorso anno
scolastico ed accadrà pure quest'anno in un
crescendo, una classe delle scuole elementari
aveva un numero di stranieri superiore agli
alunni italiani (8 a 5). Fenomeno che è in
costante aumento in altre zone dell'imperiese, e
nella confinante provincia di Savona.
Forse non è casuale se le poche scuole private
in Riviera, gestite in prevalenza da suore, dove
si pagano rette non a portata di tutti, stanno
conoscendo un boom senza precedenti. Una
conseguenza della difficile CONDIZIONE nella
scuola pubblica dove gli insegnanti incontrano
difficoltà e malessere. E le cose si
aggraveranno con i tagli di bialncio, di classi,
di insegnanti; le ripercussioni maggiori
ricadranno soprattutto nelle aree periferiche,
nei paesini. Accrescendo, tra l'altro, il
disagio delle famiglie natie.
Riporta l'articolo de Il Sole 24 Ore del 7
settembre 2009: <A
Pietrabruna, nell'imperiese, c'è una numerosa
comunità di turchi, arrivati nella seconda metà
degli anni novanta, quando la vecchia polveriera
militare dismessa venne trasformata in un centro
di accoglienza per profughi curdi. In
realtà dopo quel periodo i profughi ripartirono.
Ne rimasero pochissimi, che però anno dopo anno
hanno fatto arrivare i parenti. Nel 2008, su sei
nati a Pietrabruna, cinque sono turchi ed è
grazie a loro se si riesce a tenere aperta la
scuola>.
Domenica 6 settembre,
Eugenio Scalfari, a proposito
delle polemiche sull'immigrazione, poneva
alcune interessanti domande e riflessioni.
Eccole:
<La Lega Nord è cattolica? Ma certo che lo è. Lo
è nelle intime fibre. Vuole la famiglia
compatta. Di colore bianca. Vuole che si muoia
quando arriva la morte e non prima. Non
gli picciono gli immigrati, che c'è di male?
Neanche i "terroni" e pazienza. Ma qualche
soldo, purchè restino a caso loro diamoglielo. E
poi Alberto da Giussano non stava dalla parte
del Papa? Il resto sono bubbole. I dialetti
stanno stretti ad Umberto Eco? E chi se ne
frega. Fini? Fini chi? Vogliamo almeno tre
regioni nel Nord...>
Il fenomeno dell'immigrazione nei paesi
dell'entroterra, dopo anni di mancate promesse,
di annunci dietro annunci, di regalini alla
sopravvivenza della popolazione
montanara (indigena) imperiese, senza mai
incidere alla radicesullo sviluppo reale e
sociale, è destinato ad espandersi a macchia
d'olio. Si estingueranno o quasi le popolazioni
originarie, sostituite dagli "stranieri". Del
resto l'abbandono quasi in massa dei campi e dei
vecchi mestieri non può essere addebitato al
caso.
Forse il futuro vice presidente della Regione, Bruzzone
(solito infiammare gli animi nelle riunioni dei
cacciatori) saprà finalmente risollevare le
sorti e ricreare l'equità perduta tra il
benessere opulento della fascia costiera
(terreni e locali si pagano a peso d'oro) e la
sfortunata "terra dei poveri". Esclusa dal
miracolo economico. Paesi sempre più deserti (in
molti casi), con molte case in rovina,
abbandonate, senza opportunità di lavoro per i
giovani. Con i piccoli comuni alle prese con
bilanci al lumicino; si privano quasi di tutto
nella voce spese facoltative.
Eppure c'è un fenomeno in costante crescita:
proprio da quelle montagne abbandonate la
Lega Nord riceve i consensi
elettorali con percentuali maggiori. Una
fiducia spesso frutto di una cultura popolare
che ignora, in buona fede, l'autolesionismo
messo in pratica.
Chi ha ridotto l'entroterra imperiese,
savonese a futura terra di conquista di
immigrati? Chi ha governato, con brevi
intervalli, e con una maggioranza burlgara la
provincia ponentina e la stragrande maggioranza
dei suoi Comuni? Chi ci ha rappresentanto
dal dopoguerra ad oggi in Parlamento?
Con la Sicilia, non da ieri, la provincia di
Imperia può vantare il record da ex
democristiani prima, Forza Italia-Pdl, Lega Nord
poi.
Diamo a Cesare quel che è di Cesare,
senza polemica e con pragmatismo. E con ogni
probabilità il futuro etnico del nostro
entroterra è ormai segnato. A "perenne" memoria
resteranno almeno ancora per un paio di
secoli le scritte sulle tombe e sulle lapidi. A
testimonianza della nostra storia, dei nostri
valori indifesi, a destra come a sinistra, dei
nostri antenati che sono stati meno improvvidi,
meno egosti, più interessati al bene pubblico
rispetto alle nostre generazioni.
Fa sorridere pretendere tutela e rilancio con le
scuole di dialetto ligure. Serve ben altro. Sono
prima di tutto le ultime famiglie del posto, che
resistono, ad aver bisogno di un futuro vero sul
piano economico. A non essere più discrimnate di
fatto rispetto a chi sceglie la città.
Alla Lega Nord finora è mancato il coraggio di
scegliere, senza demagogia ,per un rilancio
immediato di ciò che resta dell'entroterra. Chi
amministra i bilanci comunali può testimoniare
senza essere tacciato di disfattismo.
L.C.
|