Poche ore dopo, rispettando una proverbiale
diligenza e efficienza comunicativa, non comune
a chi è chiamato a ricoprire ruoli pubblici,
Fasciolo "cliccava" a Trucioli
Savonesi la prima, attesa risposta. <Ero
stato massacrato all'epoca della notizia da voi
ripresa - ricorda il presidente Ascom - ma devo
anche informarvi che dopo le opportune verifiche
ed i relativi interrogatori da parte del dottor
Greco, il magistrato inquirente che ebbe in
"eredità" l'inchiesta promossa dai
Tiziana Parenti,
fui scagionato. Era il giugno del 1998, nove
anni dopo i fatti. Devo riconoscere che
ricevetti anche le scuse per le lungaggini, di
cui non ero assolutamente responsabile>.
E' un
Fabrizio Fasciolo addolorato che
parla, racconta, descrive quel dramma difficile
da cancellare. Da non augurare al peggior
nemico, si suol dire. In effetti erano gli anni
in cui le cronache si occupavano spesso di
operazioni eclatanti della squadra degli uomini
dell'allora capitano
Michele Riccio e del
sostituto procuratore
Tiziana Parenti.
<Non ho nulla da spiegare- osserva
Fasciolo - se non che toccò
anche a me quell'esperienza terribile che
Trucioli ha ricordato, spero in buona fede come
emerge dall'intero contesto dell'articolo,
riproponendo quanto scritto dal Secolo XIX il 18
aprile 1998. Giorni drammatici, per un'accusa
per la quale ero innocente. Falsa testimonianza.
Ho comunque trovato un magistrato rigoroso e
serissimo come il dottor
Michele Greco che propose il mio
proscioglimento e fu accolto...>.
Signor Fasciolo, già allora era una persona
conosciuta, come visse i giorni da
"arrestato"? <Un'esperienza allucinante, non
posso e non voglio entrare nei particolari. Mi
risuona un sogno...mia figlia che urlava
"ridatemi mio papà". La famiglia, una gita a
Gardaland, la forza interiore...il sapermi
innocente, aver magari commesso qualche
ingenuità. Ma il carcere, le manette...Posso
dire che di fronte all'onestà, alla forza
interiore che si sprigiona, alla fine prevale
quel detto "il tempo è galantuomo...>.
Facile dirlo, difficile metterlo in pratica,
almeno dalle confidenze di tanti protagonisti
che si sono trovati a vivere, da incensurati,
l'onta del carcere o dell'arresto, delle celle
di sicurezza. <Ci sono almeno due aspetti -
ricorda Fasciolo - l'immediatezza e l'impatto
devastante alla parole "da questo momento è in
arresto" ; poi i giorni immediatamente
successivi la liberazione e dopo ancora. Non
solo per il coinvolgimento personale, ma quello
degli affetti, delle persone più care, il dover
dare decine e decine di volte una
spiegazione.... Quell'ombra del sospetto, il
ritrovarsi in un alone beffardo che ti circonda,
accompagnata la tua giornata, gli incontri con
amici, conoscenti...>.
Oltre alla famiglia, può svelare la persona che
gli è rimasta più vicina?
Fasciolo risponde senza
esitazione: <E' terribile per me ricordarlo. Fu
Pino Bruzzo di Varazze che
si è spento proprio oggi, e pur essendo ammalato
la chiusura dell'Orizzonte
è stata per lui una terribile mazzata. Ebbene
Bruzzo, col quale
avevo un rapporto di vera amicizia e stima,
dimostrò in quei giorni grande umanità,
vicinanza, fratellanza. Non si vergognava, non
aveva paura a difendermi pubblicamente e non
solo. Per questo la sua morte è per me
struggente...>.
Da anni lei è impegnato in uno dei settori più
difficili e a rischio tra le attività
commerciali. Ripagato peraltro dalla stima
e dalla fiducia, dalle sue cariche in
Confcommercio a Silb. Apprezzato anche per
quella sua schiettezza che non è comune.
L'ultimo caso, trattato anche dai giornali,
l'annoso problema dell'occupazione del suolo
pubblico da parte di esercenti. Sul Secolo
XIX, a
Silvia Andreetto, il 2
settembre,
Fasciolo ha dichiarato: <Ad
oggi esistono e sono evidenti a tutti,
situazioni del tutto eclatanti a Finale Ligure,
cosi come in altre località balneari e che hanno
portato le attività commerciali addirittura a
quintuplicare l'esposizione all'esterno. Una
situazione che oltretutto crea evidenti
problemi di passaggio e soprattutto per le mamme
con le carrozzine ed i diversamente abili, tali
da non essere più tollerate....>.
E già come non condividere la schiettezza, la
franchezza del presidente
Fasciolo. L'invito al
buon senso, a non creare situazioni che alla
fine si ripercuotono e si ritorcono sulle
categorie, sul buon rapporto col
cittadino. Non tutti hanno il merito, la
lungimiranza dell'assumersi le proprie
responsabilità.
Fabrizio Fasciolo
è cresciuto tra Genova e Finale, si
occupava di abbigliamento. Quasi una casualità
lo avvicinò al mondo delle discoteche; aveva 26
anni quando iniziò l'avventura dello
Sporting Club, la sua creatura.
Avrebbe tante testimonianze da raccontare sul
suo mondo, può fare tesoro del bagaglio di
esperienze. Con una riflessione a voce alta: <Spesso
a sproloquiare c'è chi non ha titoli, e peggio
ancora a gestire la nostra principale industria,
cioè il turismo, sono burocrati. Da chi non
ha esperienza sul campo, non rischia mai sulla
sua pelle, mentre in una società liberale il
valore primario dovrebbe essere il merito, le
capacità, dover sempre e solo rispondere alla
logica del mercato>.
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