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INCENDIARI = TERRORISTI

 

  Marco Giacinto Pellifroni

 


M. G. Pellifroni

Mentre quest’estate di fuoco prosegue la sua terribile marcia trasformando parte della California (e non solo) in un immenso rogo, non posso che ribadire quanto già espresso in precedenza circa l’ormai inderogabile necessità di classificare il reato di piromania in terrorismo tout court, senza attenuanti di sorta.

  Se vogliamo per un momento uscire dalla nostra diffusa abitudine di mettere l’uomo al centro dell’universo e considerare i danni al pianeta non soltanto in ragione dei morti immediati tra gli umani o delle loro case distrutte, ci rendiamo conto che l’attuale strage di flora e fauna che sta soffrendo la California è perlomeno dello stesso ordine di grandezza, se non superiore, a quella delle Torri Gemelle del 2001. Se di quest’ultimo evento è certa la matrice terroristica, non è da escludere che l’intento che ha mosso il singolo o plurimo attizzatore dei roghi californiani sia del pari terroristico. La differenza tra i due attentati sta nella complessità organizzativa del primo e, per contro, nell’estrema, elementare semplicità del secondo, cui basta solo il concorso di siccità e vento secco (così da trasformare ogni giornata ligure di tramontana in un’occasione di “svago” per i piromani e in angoscia per chi ha a cuore l’integrità del nostro bellissimo entroterra). Non solo, il crollo delle Torri ha comportato la morte di oltre 4000 umani, contro i soli due del fuoco a nord di Los Angeles; ma migliaia di ettari di deserto, vegetale e animale. In un mondo ancora antropocentrico, un solo uomo vale più di qualsiasi strage floro-faunistica, quasi la nostra specie fosse la sola che conti per il pianeta Terra, anche se è la principale responsabile del suo degrado.

Tornando in Italia, il carcere duro della 61 bis dovrebbe essere esteso, in assenza della pena di morte, ormai fuori moda, a chi viene riconosciuto colpevole di reato incendiario contro un bene della collettività, quale il patrimonio boschivo, destinando un ben maggior dispiegamento di uomini e mezzi all’individuazione dei rei. E se il governo, sempre in tutt’altre faccende affaccendato, non dovesse promulgare una tale estensione, varrebbe la pena di promuovere una campagna mediatica (ma basta referendum!) a tale fine. E la regione Liguria, essendo oltremodo interessata a questo sinistro fenomeno, dovrebbe farsi promotrice a livello nazionale di tale inasprimento.

Del resto, con i giri di vite il governo va sempre più a nozze, a cominciare da quelle per trasgressioni ad un sempre più repressivo codice della strada, aggiornato ormai a cadenza pressoché biennale. Naturalmente, le violazioni del codice stradale hanno il corposo vantaggio di riempire le casse dell’erario e dei Comuni, e proprio per questo attirano così l’attenzione del legislatore, alla perenne caccia di polli da spennare.

A Genova, il Comune ha diramato ai Vigili un prontuario per far lievitare almeno del 15% il numero di multe; e altri Comuni si ingegnano di apporre cartelli irrealistici e di truccare autovelox e semafori, alla pari di miseri truffatori, per tamponare le falle di bilanci irresponsabili con soldi estorti senza pistole: bastano letterine verdi, ufficiali giudiziari e giudici che applicano le leggi alla lettera, come farebbe una macchina.

Questi atteggiamenti, del resto, fanno parte della ormai diffusa mentalità finanziaria: taglieggiare chi lavora e produce ricchezza reale per l’ingrasso della lievitante classe parassitaria, nella quale brillano banche ed enti della più varia natura, in una incestuosa alleanza tra privato e pubblico.

La lotta ai piromani, invece, rende ben poco; e dopotutto, nella mentalità ragionieristica di chi dovrebbe governarci, un bosco in salute o in fiamme fa poca differenza sotto il profilo pecuniario. Rende assai di più fingere di preoccuparsi dell’incolumità degli umani, criminalizzando i due bicchieri di vino a tavola prima di mettersi alla guida, appioppando multe rovinose (fino a € 5.800!) e persino il carcere a chi sgarra. Pene peraltro congrue se chi provoca incidenti è davvero ubriaco, non se ha bevuto con moderazione.    

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 Nel clamore di continue campagne anti-alcool, a mio avviso motivate sia dal desiderio di far cassa che dalla volontà di dare un’immagine di rigore per distogliere l’attenzione da altri campi in cui il rigore non esiste proprio, osa finalmente farsi strada una voce fuori dal coro: quella del ministro per l’Agricoltura, che ha pronunciato, dopo tanti sproloqui, parole sensate al riguardo (anche se, tanto per restare in tema, per difendere un’attività produttiva, quella viti-vinicola: c’è sempre un interesse economico, mai morale, dietro ogni presa di posizione ufficiale).

 Parole da cui emerge che i tanto sbandierati incidenti stradali dovuti a guida in stato di ebbrezza sono circa il 2% del totale!

Vorrei ora spezzare una lancia a favore del silenzio stampa sui roghi boschivi: in una società di massa, rimbecillita dal tam tam mediatico che invita all’acritica emulazione delle gesta dei divi di turno, anche l’incendiario può apparire, a menti predisposte, come l’eroico interprete di una ribellione ai soprusi di una società irresponsabile e incoesa, quale d’altronde è ormai diventata.

Retriva censura? Non facciamo ridere: forse le notizie che le TV, major e di Stato, ci filtrano attingendole a poche agenzie, non sono soggette a censura preventiva, manipolate o taciute a giudizio di vari censori? Ma un conto è riportare o no reati che possono indurre alla reiterazione, un altro è tacere o distorcere notizie che possono ledere gli interessi della nomenklatura.

Infine, si magnificano le capacità visive di satelliti che vedono la proverbiale mosca sul campanile; ma suona strano che essi non vengano utilizzati per la segnalazione immediata di fuochi che, se affrontati tempestivamente, possono essere spenti con minimo dispendio di energie e salvataggio di innumerevoli vite umane e floro-faunistiche. Anche qui, forse non si attiva la filiera di monitoraggio e pronto intervento perché comporta dei costi e offre modesti ritorni monetari, al contrario dei cartelli canaglia e degli alcolimetri.

 

  

Marco Giacinto Pellifroni                                                        6 settembre 2009