Una vita miserabile
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Tempo fa, sul suo blog, Beppe Grillo aveva scritto una frase che secondo me focalizzava bene il cuore del problema. Analizzando la nuova proposta Orsi di legge sulla caccia, se ne era sbottato con una frase che suonava più o meno: vogliono proprio farci fare una vita miserabile! Ecco, è questo il punto: miserabile non significa solo, o necessariamente, misero, nel senso di povero, senza soldi. No, significa anche sordido, grigio, deprimente, meschino. |
Insomma, privo di gioia, di prospettive, di
speranze, di soddisfazione, di realizzazione, di
completamento, di significato di sé e della vita
stessa.
Siamo passati da una situazione in cui
dovevamo tollerare un certo grado di disagi
dovuti al “progresso” e all'economia, come
inquinamento, traffico, cemento, ma in cambio
avevamo un minimo di sicurezza, anche nel
lavoro, dei diritti, uno stato sociale, delle
opportunità, insomma, una certa tranquillità
esistenziale, a una situazione in cui
tutto è precario, ansioso, ogni conquista e
diritto viene eroso e messo in discussione, le
prospettive sono azzerate e in compenso i disagi
aumentano a dismisura. Il carbone? Bruciamone di più, se no chi di
dovere non ci guadagna abbastanza. Le case? Che
significa, servono o non servono, il criterio
non è quello, il criterio è che ci sono capitali
da investire, leciti e non, che debbono avere un
facile ritorno. I rifiuti? A chi importa del
riciclo, della microimprenditoria diffusa e
virtuosa, del lavoro che potrebbero
generare. No, dobbiamo bruciarli, bruciarne
sempre di più. E' più semplice, si ottengono
grandi investimenti, si cementifica, si
guadagna, si lucra. Non basta? Cosa importa la domanda autentica
di energia, cosa importa il risparmio, lo
sfruttamento oculato delle risorse, usando le
materie prime in modo da avere rendimenti più
alti... Serve far muovere il drago mostruoso
della grande economia, che brucia tutto al suo
passaggio. E così, aggiungiamoci il nucleare,
quello obsoleto, devastante, inquinante come
niente altro. Non se ne parla: spariamo all'uccellino,
bruciamo l'albero, cementiamo il prato con
palazzi, parcheggi e capannoni vuoti. Attenzione: ha una sua perversa logica tutto
questo. Una logica devota al profitto, arida,
miope, ma una logica. Non è che lo facciano, che
il potere economico-politico faccia tutto
questo, semplicemente così, per farci dispetto.
Una persona in pace con se stessa, che si
accontenta di ciò che ha, anche di ciò che non è
tangibile, senza frustrazioni, bisogni, invidie,
desideri, è una persona improduttiva per
l'economia, non consuma per riempire il vuoto,
per compensazione, per imitazione del ricco. Non
cerca surrogati artificiali di realtà e
benessere. Bisogna combattere queste cattive
abitudini, convertirla, convincerla che è malata
e infelice, se necessario circondarla di
desolazione per crearle nuove mancanze e nuovi
bisogni. Se ragioniamo in termini emotivi, con la
convinzione che in fondo debbano pensarla tutti
come noi, che è impossibile che non vedano, non
capiscano, non sentano parlare il cuore...
sbagliamo. E' su questo errore, su questa ingenuità di
fondo, di voler fare appello al cuore di chi
ragiona da tutt'altra parte, che spesso si sono
arenati propositi e battaglie, ambientaliste o
sociali.
Mi sfuggono ciniche risate, quando leggo gli
appelli accorati che persone in buona fede, di
destra o di sinistra, rivolgono ai loro leader,
su questi temi fondamentali. Ma davvero pensate
che possano ascoltarvi, commuoversi per qualche
discorso? Non è neppure questione di bontà o
cattiveria, quanto di sensibilità azzerata, di
ambienti, prospettive e punti di vista diversi.
E' come fossero su altri pianeti. Certo, magari
ogni tanto qualcuno che cambia idea c'è, qualche
mosca bianca. Ma non qui in Italia, dove la
sensibilità ambientale è bassissima, o
perlomeno non agli alti livelli. Gli Al
Gore ci sono solo in USA, inutile sperarci.
Dunque, la prima cosa da fare
è cercare di immedesimarsi, di analizzare le
cose dal loro punto di vista, per meglio
contrastarli. E spesso, credetemi, non
sarebbe poi così difficile, trovando la giusta
prospettiva. Trovando la logica anche in ciò che
sembra assurdo.
E si smonterebbe anche il moloch più
minaccioso. La legge sulla caccia, per
esempio. Quale ne è lo spirito di fondo? Che
alla base c'è un settore economico importante,
quello delle armi e accessori vari, nonché i
vari permessi e balzelli. Il settore è in crisi, e si
ragiona come si ragionerebbe per qualsiasi altro
settore in crisi: cercando di rivitalizzarlo. La
natura in tutto questo non c'entra, non è
neppure considerata
come tale, ma solo come parte del
business. Ci sono sempre meno
cacciatori (vivaddio!), localizzati in zone ben
precise e sempre più vecchi? Soluzione: diamo il
fucile in mano ai ragazzini, per incentivarli.
Tra l'altro in quelle zone abbiamo importanti
bacini di voto, ed ecco due piccioni con una
cartuccia. La fauna selvatica è
depauperata, ridotta? Che diamine, qualcos'altro
a cui si può sparare ci sarà bene: aumentiamo le
specie cacciabili, aumentiamo il periodo,
lasciamo sparare dentro i parchi con la
scusa che la caccia è attività nella
natura... Le opposizioni? Be', se la
buttiamo dal punto di vista dei posti di lavoro
del settore, di sicuro non fiatano. La comunità europea? Certo
arriveranno le multe, ma tanto i tempi sono
lunghi, nel frattempo noi andiamo avanti e poi
tanto pagano i cittadini. Ecco, spiegato così tutto
torna. E allora, forse, se invece di lasciar
spazio alla sacrosanta indignazione per il
crimine di far sparare senza pietà e senza
criterio, ci basiamo su questi punti,
freddamente, ci accorgeremo di come legge e
presupposti abbiano una logica. Sbagliata,
miope, distruttiva, ma pur sempre una logica.
Quand'anche questa
mostruosità fosse approvata, farebbe sì, ahimé,
danni gravissimi, ma a breve termine, perché non
frenerebbe la riduzione di tesserati già in
atto, e perché con le sue enormi storture
finirebbe per aggiungere ai già numerosi
insofferenti e ostili alla caccia sempre più
persone e categorie, andando a toccare gli
interessi anche di coloro che fino a questo
momento erano indifferenti o simpatizzanti
esterni e provocando alla fine l'indignazione
generale, echi e clamori anche internazionali.
Non partiamo neppure dal
presupposto che loro, quelli che stanno ai
vertici di questo mondo politico-economico,
siano “i cattivi” a prescindere. Non siamo nel
signore degli anelli e loro non sono Sauron
(anche se certe volte lo sembrano proprio), ma
grigi e spenti e miopi manager con
ventiquattrore, privi di sensibilità e fantasia.
Capire logica e presupposti
aiuta a smontarli e a superare quel senso di
ineluttabilità impotente che a volte prende alla
gola. A parlare direttamente e con argomenti
convincenti ai tanti che ancora supportano il
sistema per rassegnazione, per ricatto
economico, per la famosa storia del meno peggio
o per la convinzione sbagliata che non esistano
alternative. A far capire a sempre più
persone che abbiamo tutto da perdere e niente da
guadagnare, continuando così. A trovare le
chiavi per penetrare nelle menti chiuse o
riluttanti. Alla fine, la consapevolezza
diffusa potrebbe fare la differenza, insieme con
la crisi. Sono una marea, le persone che di
questa vita miserabile non ne possono davvero
più. Solo che alcuni ancora non lo sanno, sono
insoddisfatti ma non sanno perché. Bisogna
costruire una cultura nuova, sociale, culturale
e ambientale, e dare delle risposte.
I tempi sono maturi. |