Mario Lagasio,
ex Dc, ha presentato 17 osservazioni. 360 quelle di cittadini e
enti
Savona, il Puc elargisce orrori
Un
ingegnere rivela lo “scandalo”
Mappe sbagliate, dimenticanze, località che non esisterebbero (Maschio, la stazione Savona-Altare).Giallo per le firme dei tecnici sugli elaborati. Il ruolo di una dirigente
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Quando Trucioli Savonesi ha ricevuto le osservazioni al Piano Urbanistico Comune di Savona, firmate dall’ingegner Mario Lagasio (un passato da capogruppo nella Comunità Montana e consigliere comunale a Urbe per la democrazia cristiana), dopo la lettura delle sei pagine, il primo pensiero è stato: si tratta di uno scherzo, di una burla. Non può rispondere a verità, a fatti accaduti, reali, ciò che viene evidenziato e sottoscritto da un tecnico di indiscussa serietà e impegno civile. |
Chi ha trascorso una vita a leggere piani regolatori, strumenti urbanistici, regolamenti edilizi per la cronaca locale, di cose assurde ne ha viste tante. Ma questa volta, la “lista degli orrori” ha superato tutte le precedenti esperienze professionali. Siamo al grottesco. Non è possibile tacere questi livelli di “degrado”. Abbiamo girato, per scrupolo, le osservazioni ad altri tecnici di lungo corso della nostra provincia. E il responso è stato, come confermato dall’autore: nessun pesce d’aprile. Leggere per credere (vedi… il documento di Lagasio). Se le cose stanno così, qualcuno a livello di amministrazione comunale dovrebbe trarne le conseguenze. Per il rispetto che deve ai concittadini. Subito, senza creare nuovi danni all’Istituzione che rappresenta. Sarebbe un atto di ormai rara onestà politica. Neppure la minoranza di centro destra, a completezza di informazione, può andare fiera del suo operato: se l’è cavata con quattro mini emendamenti al Puc. Evidentemente studiarsi le carte, dedicarci il tempo necessario, fare opposizione costruttiva e fattiva, non va più di moda. Non paga, in un quadro di forte decadenza dell’etica pubblica. A Savona si è superato il limite della decenza? Ma quale dibattito sul rinnovamento del Partito Democratico, al governo di centro sinistra nella città capoluogo, se il Comune per eccellenza offre “squallidi” esempi? Non ci riferiamo a pratiche penalmente illecite. Sono in ballo clamorosi, disastrosi errori destinati a ripercuotersi sul buon governo della città, sull’equità tra cittadini, sul “servizio pubblico” inteso come bene comune. Un Puc – pilastro socio-economico- con casi di superficialità inaudita, tali da pregiudicarne l’attuazione nel suo insieme. E non si parli della supremazia della trasparenza se al cittadino non è dato neppure a sapere chi sono i tecnici autori dell’elaborato. Non solo, pare manchino persino le firme dei progettisti. C’è soltanto la “certificazione” del segretario comunale. Anche se, stando ad altri riscontri, i tecnici incaricati hanno presentato “documenti” firmati, non anonimi, pare ovvio. E, va da se che si sono fatti pagare il lavoro, 700 milioni delle vecchie lire per l’incarico complessivo della progettazione (compresi avvocati, geologi). |
Il progetto ex Metalmetron (sulla destra si può vedere il deposito Erg e di fronte il parco Doria) |
Al cittadino comune, per far capire come si è lavorato, diciamo che non risulta dal Puc l’esistenza di località Maschio, né della stazione ferroviaria della linea Savona-Altare, unitamente alla “sparizione miracolosa” di alcuni ambiti territoriali situati nelle valli Lavanestro e Letimbro. O ancora, la mancanza di parecchi edifici esistenti nel “Mes” (insediamenti rurali tradizionali di interesse storico e di valore testimoniale..). Altri esempi macroscopici: l’assenza di collegamenti urbani collinari che permettano la circolazione con il territorio di confine tra i quartieri posti a levante. Altra perla: le tavole di individuazione degli edifici sono limitate al territorio urbano e non comprendono la parte extra-urbana, nonostante la normativa disciplini tutte le aree, non solo quelle urbane. |
E’ normale e si tratta di un aspetto giuridico di opportunità, che la delibera definitiva di approvazione del Puc risulti firmata dalla stessa persona che aveva dato il parere per conto della Regione Liguria, e che non è dirigente del Servizio Urbanistica del Comune. Si tratta di una funzionaria che prima ha agito (controllo) per la Regione, poi trasferita a Savona, interviene nella stessa materia, per il Comune, anche se è responsabile del Settore contratti ed appalti. Leggere per (non) credere
all’assurdo che, scrive l’ingegner
Mario
Lagasio, <sia
il Puc
preliminare, sia il definitivo, presentano gravi
errori, diffusi su tutto il territorio, del tipo
non è stato aggiornato con tutti gli elaborati
allegati alle varie richieste e/o autorizzazioni
di cittadini savonesi, presentate presso gli
uffici comunali…..inoltre presenta gravi errori
nell’individuazione di aree sia coperte, sia
scoperte, come pure sulle tavole di
individuazione dell’età degli edifici, le quali
peraltro sono limitate alla parte urbana, senza
comprendere il territorio extraurbano pur
essendo compresi nella normativa …; risulta –
prosegue l’ingegner
Lagasio
– alquanto anomala la presenza di
37
osservazioni presentate dall’Ufficio
urbanistica del Comune….infatti se il piano
è stato elaborato dagli uffici comunali, le
osservazioni stesse riguardano errori compiuti
nella fase di elaborazione, altrimenti se il
piano è opera di professionisti esterni la
presentazione delle osservazioni è corretta, ma
gli uffici
non
hanno evidenziato altre gravi lacune presenti
nel Puc….>. Come se non bastasse la stragrande maggioranza delle osservazioni di privati, enti, associazioni, ordini professionali (in totale 360) sono state “bocciate”, non degne di essere accolte. Si perdeva tempo? C’era fretta? Di fatto si è lasciato scadere i quattro anni della “norma di salvaguardia” e dal 23 marzo 2009 il Comune di Savona ha come strumento urbanistico vigente la vecchia variante degli anni ’90. Da qui il ricorso alle “pratica delle varianti”, quelle che hanno deturpato senza alcun ritegno, gran parte della fascia costiera, ad opera soprattutto delle amministrazioni di centro destra. Non è in ballo l’estremismo ambientale, ma una saggia e corretta politica del territorio visto come risorsa e non limone da spremere per i soliti “fortunati”. Preoccupandosi del futuro e del superiore interesse della collettività. Non è questo lo slogan caro alla sinistra? Per ultimo, un accenno alle legge 334 sulle “norme di sicurezza”, sulle distanze, quelle che tanto allarme sociale hanno causato dopo la tragedia di Viareggio, l’incidente di Vado Ligure. Il Puc di Savona ignora, non prevede. Pensiamo al deposito Erg, alle nuove attività commerciali nelle aree ex Metalmetron, al Parco Doria (ferrovie). Siamo alla follia, ma anche ad un silenzio da “regime”. (L.Cor)
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