I grilli urlanti della destra e le spese
elettorali
I “dimenticati” dal Partito Democratico
Il gran ritorno dei massoni al potere
locale
![]() |
Savona – Non sono trascorsi neppure due anni.
Il Secolo XIX dedicava un’intera pagina, titolando
“Il +
bello della politica”. Fascia bianca, da
miss-mister, sorrisi smaglianti, inedita
passerella su carta stampata per emergenti della
sinistra “nuova e illuminata”:
Mattia
Rossi (cooperative),
Federico
Berruti (sindaco di Savona),
Nino
Miceli (astro nascente di un
Pd
“lanciatissimo”). C’erano pure
Lionello
Parodi, sindaco di Albisola e
Marco
Bertolotto, presidente della Provincia. E
altri.
Il blog “Uomini
Liberi” scrisse poche riflessioni, per dire:
lasciamo le pagliacciate, i cittadini hanno
problemi quotidiani più seri. Per quanto appare
all’orizzonte
“ride bene chi riderà per ultimo”.
Non trascorse molto tempo
e arrivò il “terremoto
Bertolotto”, la crisi in Provincia, le
premesse che la sinistra savonese si avviava ad
una clamorosa
Caporetto.
Alla lotta “fratricida”..
|
Il
risultato delle provinciali ha spazzato via gli
ultimi dubbi. Il
Pd
ha perso la “roccaforte rossa”. E la resa
dei conti è solo rinviata.
Veltroni sconfitto alle politiche aveva lasciato. Il segretario provinciale
Lunardon
è rimasto in sella. I corresponsabili della
disfatta, della spaventosa diserzione alle urne
(da condividere con i nuovi attori della destra
vittoriosa) li abbiamo rivisti dividersi in “anime”
del Pd.
Tra “senatori”, “quarantenni”
e “quelli
di mezzo”. Un
Pd
tra
correnti & veleni, titolava con efficacia
Il Secolo XIX. Spettacolo desolante,
triste, altro che dialettica!
E il
Bertolotto sfascista su “Il
Vostro giornale-Ivg” predicava: <Con
la mia presenza il
Pd aveva iniziato un percorso politico moderno, vicino al
territorio, invece hanno prevalso i metodi della
vecchia politica-partitica….il
Pd
savonese per cambiare ha bisogno ex novo della
sua classe dirigente…il
Pd ha
perso terreno nel medio-ponente di questa
provincia, territorio che ha maggiori capacità
di giudizio sull’operato
politico-amministrativo, meno politicizzato
rispetto alla
Valbormida e al comprensorio savonese>.
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![]() dal SECOLOXIX |
Bertolotto dimentica che la sua ascesa, la sua fortuna politica, era uscita dal
cilindro di un cappello, senza alcuna consultazione democratica. Anzi, imposta con
arroganza. A volerlo ad ogni costo,
intestardendosi (cosi descrivono alcuni
testimoni di allora), era stato il suo giovane
“padrino-sponsor”, lo stesso
Garassini.
Magari
Bertolotto
chieda all’avvocato loanese se ha
conservato alcune letteracce di protesta per
quella scelta. E chi era in quel periodo al
vertice dei
Ds:
non era forse
Nino
Miceli che, tra l’altro, qualche “legame”
con
Bertolotto l’aveva anche sul piano
personale, famigliare (nessun gossip, meglio
chiarirlo). |
Prendiamo due nomi a caso. Per
Bertolotto furono messi in disparte
Alfio
Minetti che stracciò la tessera della
Margherita e
Pier
Paolo Cervone che da indipendente per otto
anni e mezzo aveva retto il
Comune di
Finale e partecipato alla vita pubblica.
Giornalista professionista stimato, preparato,
laureato.
Né
Garassini,
né l’allora portavoce
Scrivano
hanno mai saputo spiegare perché si scelse colui
che poi si è rivelato il
Bertolotto, a destra e a sinistra, giudicato
unanimamente il presidente del peggiore,
inconcludente governo della storia della
Provincia
di Savona. Senza accennare alle “basse
accuse” che si sono scambiati, via giornali, per
“affari” e “nomine”. Operazioni edilizie.
Discariche di rifiuti.
Il nodo del
Partito
Democratico resta la mancanza di candidati
che nella società civile abbiano dimostrato
capacità, professionalità, meritocrazia.
Nel
Pd
savonese regnano e trionfano i politicanti senza
mestiere – tema molto caro a
Silvio Berlusconi quando parla della sinistra italiana, ma nel
centro destra savonese il gallo non canti.
A
Savona
e in Liguria siamo ancora agli ultimi “figli” di un apparato comunista
che almeno sapeva stare tra la gente e spesso
vincere le sfide elettorali.
Era cosi
difficile non prevedere una sconfitta quando la
maggioranza dei maggiorenti
Pd
non rappresentano il mondo dell’imprenditoria,
delle professioni, delle attività
non per grazia ricevuta, ma per
meritocrazia guadagnata sul campo?
A quale
logica rispondeva la scelta di uno “sconosciuto”
galantuomo (in gran parte della Provincia)
Michele
Boffa
che tutti i sondaggi davano perdente?
A capo di uno schieramento che si sarebbe
perfino scontrato per una vice presidenza, tra
Piero
Pesce e
Lorena
Rambaudi, personaggi considerati
evidentemente di grande spessore, tali da
incidere sulla vittoria (sconfitta) elettorale?
Sul futuro rilancio della Provincia (sic!).
|
![]() dal SecoloXIX |
O il collega albenganese
Antonello
Tabbò? O l’indipendente docente
universitario
Alberto
Beniscelli, neo presidente di
Italia
Nostra in Liguria e probabile presidente
nazionale? Qualcuno ha per caso “bussato” alla
porta di
Luciano Angelini, già condirettore del
Secolo
XIX, oggi in pensione, con bagaglio di
conoscenze e dei bisogni di questa Provincia?
Oppure un commercialista di esperienza alla
Pier Lazzaro Cerruti (a quanto pare chiamato ora dalla destra di
Vaccarezza) che ha al suo attivo un livello
di competenza e serietà riconosciuto in almeno
due province dove ha seguito per conto dei
tribunali fallimentari casi complessi e
delicati. Dimostrando senso del dovere,
capacità, onestà, indipendenza, competenza.
Oggi
l’unica cosa certa è che il “Partito
Disintegrati” fa coppia con gli apparati,
con i perdenti tenaci. Il “Partito Devastati”, in questa provincia, non può neppure contare su
un fenomeno alla
Debora
Serracchiani, il giovane avvocato del
Pd
che
in Friuli ha superato con diecimila preferenze in più il premier
“Re
Silvio”. |
Per
concludere il capitolo, il
Partito
Democratico è destinato ad accumulare
perdite anche nei suoi storici “fortini” se non
riuscirà a sottrarsi da un lato ai politicanti
senza mestiere, dall’altro andando a bussare
alla porta di personaggi qualificati
dell’imprenditoria e delle professioni, della
società civile operosa, compresi
i
savonesi che operano fuori Regione (Università,
Rai, Mediaset, banche).
LA
DESTRA, IL POTERE, LA MASSONERIA
- La
vittoria del centro destra in Provincia, seppure
scaturita da una bassissima percentuale di
elettori (neppure il 20 per cento), segna
l’inizio di una vera “riscossa”. Lo sbarco
vittorioso degli uomini e del “metodo Scajola” (ministro).
Sul
numero 209
del 12 luglio abbiamo accennato
all’ingresso nella stanza di comando della
Provincia
di alcuni professionisti di successo, esponenti
del mondo massonico. Di nuove nomine, dietro
l’angolo, che assegneranno ruoli importanti a
“fiduciari” della “fratellanza massonica”
peraltro divisa in obbedienze e in logge, spesso
in lotta sotterranea, anche a suon di colpi
bassi.
A
livello locale, basti pensare alla “guerra
di Albenga”, allo “sfratto” che subì il
sindaco- imprenditore-fratello, di area
liberale,
Mauro Zunino. L’elenco potrebbe continuare,
soprattutto nel ponente.
A
Savona
e provincia accadrà quello che da anni succede
nel confinante imperiese dove la massoneria è
super rappresentata in Provincia, nei Comuni,
negli enti pubblici, nell’imprenditoria, nelle
istituzioni. Con esponenti anche di ottimo
livello e buona nomea.
Si pensi
a Ginetto
Sappa, ex sindaco supervotato (sempre oltre
il 60 per cento) di
Imperia,
già iscritto al
Pci
della natia
Rezzo,
oggi con tutte le credenziali per un salto in
Regione
o in
Parlamento. Tutt’altra stoffa rispetto a
sindaci “fratelli”.
Conclusione: non sempre prevale la massoneria
affaristica, trasversale (a Imperia ne sa
qualcosa anche il mondo dei giornalisti locali)
e a
Savona bisognerà attendere, vederli al
lavoro nel governo della provincia. Cosa saranno
capaci di risolvere nell’interesse collettivo,
laddove i predecessori si sono rivelati “emeriti
incapaci”.
Anche il
presidente-sindaco
Vaccarezza dovrà abbassare i toni da “grillo
urlante” che si contendeva con il
collega di partito
Melgrati,
facendo quasi a gara a conquistare un titolo sui
giornali tra passerelle e polemiche, sortite
estrose.
Altro
aspetto. I media non parlano, non fanno sapere,
forse non sanno. Ma resta il fatto che alcune
inchieste (diciamo a livello regionale, tra le
più eclatanti), vedi
“primariopoli”,
“mensopoli”
e da ultimo quella sulle presunte maxi-truffe
alla sanità (34 nomi liguri iscritti sul
registro degli indagati) hanno una
caratteristica. Ci sono parecchi “fratelli
massoni” di ieri e di nuovi arrivati. Alcuni
nomi si possono leggere in vecchie liste
depositate nell’ambito di indagini e inchieste,
rapporti giudiziari.
Forse
avrebbe meritato e merita altrettanta
attenzione, nel campo del centro destra
savonese, la dispendiosa campagna elettorale
delle provinciali.
Mai assistito a tanta spettacolarizzazione e
ostentazione . Un vero e
proprio fiume di denaro ha costellato la
“campagna” del presidente
Vaccarezza. Tra affitti di spaziosi locali
in centro città, cene, feste in discoteca, tre blog, manifesti,
pubblicità (mezze pagine) su
quotidiani e “giornali on line”, radio,
segretarie, spese telefoniche.
Striscioni volanti "trainati" da un aereo,
costeggiando il litorale della provincia e
decollato dal "Panero" di Villanova (omaggio di
chi?). Chi ha pagato,
chi paga? Da dove proviene il denaro. Munifici
donatori? Il partito? Da
Vaccarezza,
un reddito dichiarato da sindaco e
beneficiario di qualche affitto di immobili?
Non sono
frivolezze. Il problema si sta riproponendo per
le future regionali 2010. Nessuno finora ha
documentato quanto hanno speso i nostri
consiglieri regionali per la precedente campagna
elettorale e già si ha notizie di “presa di
posizione” dei futuri probabili candidati.
“Quanto mi costa”.
Non
tutti hanno fatto come quel consigliere
regionale di
Loano
(peraltro sfortunato) che in una campagna
elettorale finì per vendersi un appartamento in
centro città.
Non
siamo dei visionari. Ecco dalle pagine nazionali
de La
Stampa del 26 febbraio 2005 (vedi…)
la notizia di un esposto della Lega Nord
alla Guardia di Finanza.
Lo firmò
il leghista
Mario
Borghezio, allarmato da indiscrezioni <
sulle spese elettorali di alcuni candidati alle
prossime regionali
per
valutare
se siano compatibili con la loro situazione
patrimoniale>. Il battagliero
rappresentante leghista aggiungeva: <…in difesa
di chi come noi fa una campagna elettorale senza
grandi mezzi economici, ma in mezzo alla gente>.
Magari i
dirigenti leghisti liguri e provinciali
potrebbero farsi qualche domanda. Oppure ciò che
in Piemonte è “moralità” pubblica, etica,
legalità, in Liguria non vale? Indipendenti, ma
anche sordi e ciechi.
Luciano
Corrado
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