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I grilli urlanti della destra e le spese elettorali

I “dimenticati” dal Partito Democratico

Il gran ritorno dei massoni al potere locale

    di Luciano Corrado



Savona – Non sono trascorsi neppure due anni. Il Secolo XIX dedicava un’intera pagina, titolando “Il + bello della politica”. Fascia bianca, da miss-mister, sorrisi smaglianti, inedita passerella su carta stampata per emergenti della sinistra “nuova e illuminata”: Mattia Rossi (cooperative), Federico Berruti (sindaco di Savona), Nino Miceli (astro nascente di un Pd “lanciatissimo”). C’erano pure Lionello Parodi, sindaco di Albisola e Marco Bertolotto, presidente della Provincia. E altri....(vedi...)

Il blog “Uomini Liberi” scrisse poche riflessioni, per dire: lasciamo le pagliacciate, i cittadini hanno problemi quotidiani più seri. Per quanto appare all’orizzonte “ride bene chi riderà per ultimo”.

Non trascorse molto tempo e arrivò il “terremoto Bertolotto”, la crisi in Provincia, le premesse che la sinistra savonese si avviava ad una clamorosa Caporetto. Alla lotta “fratricida”..

Un segnale c’era già stato. Pochi mesi prima e forse i diversivi stampa non erano casuali. Le cronache ci raccontavano del gran caos nel Pd alla chiusura delle liste delle elezioni primarie. Con molti  aspiranti di basso profilo. Per il loro curriculum.

Il risultato delle provinciali ha spazzato via gli ultimi dubbi. Il Pd  ha perso la “roccaforte rossa”. E la resa dei conti è solo rinviata.

Veltroni sconfitto alle politiche aveva lasciato. Il segretario provinciale Lunardon è rimasto in sella. I corresponsabili della disfatta, della spaventosa diserzione alle urne (da condividere con i nuovi attori della destra vittoriosa) li abbiamo rivisti dividersi in “anime” del Pd. Tra “senatori”, “quarantenni” e “quelli di mezzo”. Un Pd tra correnti & veleni, titolava con efficacia Il Secolo XIX. Spettacolo desolante,  triste, altro che dialettica!

E il Bertolotto sfascista su “Il Vostro giornale-Ivg” predicava: <Con la mia presenza il Pd aveva iniziato un percorso politico moderno, vicino al territorio, invece hanno prevalso i metodi della vecchia politica-partitica….il Pd savonese per cambiare ha bisogno ex novo della sua classe dirigente…il Pd ha perso terreno nel medio-ponente di questa provincia, territorio che ha maggiori capacità di giudizio sull’operato politico-amministrativo, meno politicizzato rispetto alla Valbormida e al comprensorio savonese>.

CHI AVEVA SCELTO BERTOLOTTO – Il primario della terapia del dolore del Santa Corona “promosso” dalla politica della sinistra, unico caso in Italia, a quanto sostiene l’avvocato Alessandro Garassini, ha nei fatti ragione quando accusa che l’apparato-partito di questa provincia continua a dettare legge. Soprattutto se si tratta di scegliere gli uomini da mandare al governo. I programmi sono diventati una barzelletta, si può scrivere tutto ed il contrario di tutto.


dal SECOLOXIX

Bertolotto dimentica che la sua ascesa, la sua fortuna politica, era uscita dal cilindro di un cappello, senza alcuna consultazione democratica. Anzi, imposta con arroganza. A volerlo ad ogni costo, intestardendosi (cosi descrivono alcuni testimoni di allora), era stato il suo giovane “padrino-sponsor”, lo stesso Garassini.

Magari Bertolotto  chieda all’avvocato loanese se ha conservato alcune letteracce di protesta per quella scelta. E chi era in quel periodo al vertice dei Ds: non era forse Nino Miceli che, tra l’altro, qualche “legame” con Bertolotto l’aveva anche sul piano personale, famigliare (nessun gossip, meglio chiarirlo).

Prendiamo due nomi a caso. Per Bertolotto furono messi in disparte Alfio Minetti che stracciò la tessera della Margherita e Pier Paolo Cervone che da indipendente per otto anni e mezzo aveva retto il Comune di Finale e partecipato alla vita pubblica. Giornalista professionista stimato, preparato, laureato.

Garassini, né l’allora portavoce Scrivano hanno mai saputo spiegare perché si scelse colui che poi si è rivelato il Bertolotto, a destra e a sinistra, giudicato unanimamente il presidente del peggiore, inconcludente governo della storia della Provincia di Savona. Senza accennare alle “basse accuse” che si sono scambiati, via giornali, per  “affari” e “nomine”. Operazioni edilizie. Discariche di rifiuti.

Il nodo del Partito Democratico resta la mancanza di candidati che nella società civile abbiano dimostrato capacità, professionalità, meritocrazia.

Nel Pd savonese regnano e trionfano i politicanti senza mestiere – tema molto caro a Silvio Berlusconi quando parla della sinistra italiana, ma nel centro destra savonese il gallo non canti.

A Savona e in Liguria siamo ancora agli ultimi “figli” di un apparato comunista che almeno sapeva stare tra la gente e spesso vincere le sfide elettorali.

Era cosi difficile non prevedere una sconfitta quando la maggioranza dei maggiorenti  Pd non rappresentano il mondo dell’imprenditoria, delle professioni, delle attività  non per grazia ricevuta, ma per meritocrazia guadagnata sul campo?

A quale logica rispondeva la scelta di uno “sconosciuto” galantuomo (in gran parte della Provincia) Michele Boffa  che tutti i sondaggi davano perdente? A capo di uno schieramento che si sarebbe perfino scontrato per una vice presidenza, tra Piero Pesce e Lorena Rambaudi, personaggi considerati evidentemente di grande spessore, tali da incidere sulla vittoria (sconfitta) elettorale? Sul futuro rilancio della Provincia (sic!).

In assenza di una candidatura “forte” (i nomi non mancano, basta cercarli in modo giusto) non sarebbe stato producente puntare su persone giovani che esercitano la professione con successo, per indiscusse capacità e preparazione, come l’avvocato Franco Aglietto?


dal SecoloXIX

O il collega albenganese Antonello Tabbò? O l’indipendente docente universitario Alberto Beniscelli, neo presidente di Italia Nostra in Liguria e probabile presidente nazionale? Qualcuno ha per caso “bussato” alla porta di Luciano Angelini, già condirettore del Secolo XIX, oggi in pensione, con bagaglio di conoscenze e dei bisogni di questa Provincia? Oppure un commercialista di esperienza alla Pier Lazzaro Cerruti (a quanto pare chiamato ora dalla destra di Vaccarezza) che ha al suo attivo un livello di competenza e serietà riconosciuto in almeno due province dove ha seguito per conto dei tribunali fallimentari casi complessi e delicati. Dimostrando senso del dovere, capacità, onestà, indipendenza, competenza.

Oggi l’unica cosa certa è che il “Partito Disintegrati” fa coppia con gli apparati, con i perdenti tenaci. Il “Partito Devastati”, in questa provincia, non può neppure contare su un fenomeno alla Debora Serracchiani, il giovane avvocato del Pd  che in Friuli ha superato con diecimila preferenze in più il premier “Re Silvio”.

Per concludere il capitolo, il Partito Democratico è destinato ad accumulare perdite anche nei suoi storici “fortini” se non riuscirà a sottrarsi da un lato ai politicanti senza mestiere, dall’altro andando a bussare alla porta di personaggi qualificati dell’imprenditoria e delle professioni, della società civile operosa, compresi  i savonesi che operano fuori Regione (Università, Rai, Mediaset, banche).

LA DESTRA, IL POTERE, LA MASSONERIA -  La vittoria del centro destra in Provincia, seppure scaturita da una bassissima percentuale di elettori (neppure il 20 per cento), segna l’inizio di una vera “riscossa”. Lo sbarco vittorioso degli uomini e del “metodo Scajola” (ministro).

Sul numero 20del 12 luglio abbiamo accennato all’ingresso nella stanza di comando della Provincia di alcuni professionisti di successo, esponenti del mondo massonico. Di nuove nomine, dietro l’angolo, che assegneranno ruoli importanti a “fiduciari” della “fratellanza massonica” peraltro divisa in obbedienze e in logge, spesso in lotta sotterranea, anche a suon di colpi bassi.

A livello locale, basti pensare alla “guerra di Albenga”, allo “sfratto” che subì il sindaco- imprenditore-fratello, di area liberale, Mauro Zunino. L’elenco potrebbe continuare, soprattutto nel ponente.

A Savona e provincia accadrà quello che da anni succede nel confinante imperiese dove la massoneria è super rappresentata in Provincia, nei Comuni, negli enti pubblici, nell’imprenditoria, nelle istituzioni. Con esponenti anche di ottimo livello e buona nomea.

Si pensi a Ginetto Sappa, ex sindaco supervotato (sempre oltre il 60 per cento) di Imperia, già iscritto al Pci della natia Rezzo, oggi con tutte le credenziali per un salto in Regione o  in Parlamento. Tutt’altra stoffa rispetto a sindaci “fratelli”.

Conclusione: non sempre prevale la massoneria affaristica, trasversale (a Imperia ne sa qualcosa anche il mondo dei giornalisti locali) e a Savona bisognerà attendere, vederli al lavoro nel governo della provincia. Cosa saranno capaci di risolvere nell’interesse collettivo, laddove i predecessori si sono rivelati “emeriti incapaci”.

Anche il presidente-sindaco Vaccarezza dovrà abbassare i toni da “grillo urlante” che si contendeva con il collega di partito Melgrati, facendo quasi a gara a conquistare un titolo sui giornali tra passerelle e polemiche, sortite estrose.

Altro aspetto. I media non parlano, non fanno sapere, forse non sanno. Ma resta il fatto che alcune inchieste (diciamo a livello regionale, tra le più eclatanti), vedi “primariopoli”, “mensopoli” e da ultimo quella sulle presunte maxi-truffe alla sanità (34 nomi liguri iscritti sul registro degli indagati) hanno una caratteristica. Ci sono parecchi “fratelli massoni” di ieri e di nuovi arrivati. Alcuni nomi si possono leggere in vecchie liste depositate nell’ambito di indagini e inchieste, rapporti giudiziari.

Forse avrebbe meritato e merita altrettanta attenzione, nel campo del centro destra savonese, la dispendiosa campagna elettorale delle provinciali. Mai assistito a tanta spettacolarizzazione e ostentazione . Un vero e proprio fiume di denaro ha costellato la “campagna” del presidente Vaccarezza. Tra affitti di spaziosi locali in centro città, cene, feste in discoteca, tre blog, manifesti, pubblicità (mezze pagine) su  quotidiani e “giornali on line”, radio, segretarie, spese telefoniche. Striscioni volanti "trainati" da un aereo, costeggiando il litorale  della provincia e decollato dal "Panero" di Villanova (omaggio di chi?). Chi ha pagato, chi paga? Da dove proviene il denaro. Munifici donatori? Il partito?  Da Vaccarezza,  un reddito dichiarato da sindaco e beneficiario di qualche affitto di immobili?

Non sono frivolezze. Il problema si sta riproponendo per le future regionali 2010. Nessuno finora ha documentato quanto hanno speso i nostri consiglieri regionali per la precedente campagna elettorale e già si ha notizie di “presa di posizione” dei futuri probabili candidati. “Quanto mi costa”.

Non tutti hanno fatto come quel consigliere regionale di Loano (peraltro sfortunato) che in una campagna elettorale finì per vendersi un appartamento in centro città.

Non siamo dei visionari. Ecco dalle pagine nazionali de La Stampa del 26 febbraio 2005 (vedi) la notizia di un esposto della Lega Nord alla Guardia di Finanza.  Lo firmò il leghista Mario Borghezio, allarmato da indiscrezioni < sulle spese elettorali di alcuni candidati alle  prossime regionali  per valutare se siano compatibili con la loro situazione patrimoniale>. Il battagliero rappresentante leghista aggiungeva: <…in difesa di chi come noi fa una campagna elettorale senza grandi mezzi economici, ma in mezzo alla gente>.

Magari i dirigenti leghisti liguri e provinciali potrebbero farsi qualche domanda. Oppure ciò che in Piemonte è “moralità” pubblica, etica, legalità, in Liguria non vale? Indipendenti, ma anche sordi e ciechi.

Luciano Corrado