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Grazie colleghi, ma non scordatevi di noi

“Fine servizio” al Secolo XIX e La Stampa

A cura di “Giornalisti liberi imperiesi”


Mario Muda

Luciano Angelini
All’inizio della collaborazione con Trucioli (spazio di riflessione nel ponente ligure ed incursioni nel basso cuneese) eravamo scettici. Abbiamo descritto i “cronisti vu cumprà” al seguito della presentazione della nuova giunta comunale di Sanremo e le prime incursioni verso gli anelli deboli della catena dell’emarginazione sociale. Ci sono stati ottimi riscontri, non lo immaginavamo. E’ seguita la lettera (risalente al 2000) di un collega savonese-imperiese cronista deluso (Giò Barbera).
La “riflessione” sul mestiere di un’altra giornalista, Mary Caridi, di Albenga.
Ebbene, di tutto o quasi, si scrive e si dibatte sui giornali, in riferimento all’informazione locale, con l’eccezione ferrea della vita delle redazioni, di chi magari per decenni ci ha raccontato fatti e misfatti, belle e brutte notizie delle nostre città, dei nostri paesi. Abbiamo letto e riletto la firma, le iniziali. Per svanire nel nulla.

Ciò che non appare mai - ma Trucioli Savonesi e Uomini Liberi hanno rotto, infranto questa “insalutare” tradizione – è conoscere ciò che succede nelle redazioni. Non ci riferiamo, ovviamente, ai pettegolezzi, al gossip che pure non mancano.

Ed allora da “Giornalisti liberi imperiesi” lasciateci dare un po’ di notizie sui nostri colleghi. Spezzare, se volete, il silenzio assordante, nei casi più  eclatanti, che circonda i personaggi della giornalismo ponentino. I nostri colleghi.

Iniziamo dal Secolo XIX. Lunedì 6 luglio dalla manchette del Decimonono è stato tolto (per meritata pensione)  Mario Muda (vedi….) vice direttore, con incarico della “multimedialità”, 60 anni, iscritto all’albo dal 31 marzo 1980. Con Muda il prestigioso quotidiano ligure perde un’altra significativa e importante firma di quella che può essere  legittimamente definita “scuola savonese di giornalismo”, avviata, nel 1969, con l’apertura della redazione di Savona del Secolo XIX. Nell’ambito di un progetto strategico di rilancio del giornale (copie e pubblicità locale) affidato dalla famiglia Perrone al direttore Piero Ottone e al responsabile del marketing Amedeo Massari, con il segretario di redazione Domenico Berruti (pure lui imperiese avendo avuti i natali ad Arma di Taggia) ed il responsabile delle Province, Luciano Basso.

Il pensionamento di Muda segue, seppure a distanza di alcuni anni, quello di Luciano Angelini (classe 1940, iscritto all’albo dal 1973), cresciuto nella redazione di Savona. Il solo savonese ad aver raggiunto il massimo vertice del giornale, con il ruolo operativo di condirettore. Altri liguri che fanno parte della storia della direzione del giornale sono stati Umberto Cavassa, Ottone, Anselmi.

Per chi ama la “statistica” si potrebbe aggiungere che la “scuola di Savona” è quella che ha dato di più in assoluto ai vertici  redazionali.


Sandro Chiaramonti


Nicola Stella

Pier Paolo Cervone

Ad iniziare da Angelini che era stato a capo della redazione di Savona, sostituendo il “toscanaccio” o “toscanone” Bruno Bini; a Mario Muda (pure lui a fine anni ’90 capo redazione, sempre a Savona);  al pensionamento (silenzioso) di Nanni Basso, a fine dello scorso anno, 58 anni, iscritto all’albo dal 30 luglio 1980.

In precedenza, a scegliere per il pensionamento era stato l'alassino Daniele La Corte che aveva ricoperto come capo servizio anche il ruolo di "responsabile" dell'edizione del Basso Piemonte.

Resta in forza, a Genova, il capo redattore, Nicola Stella, ora responsabile del “giornale web”. Sia Stella, sia Basso hanno avuto, a loro volta, il ruolo di “capo redazione” a Savona, la più importante e impegnativa, dopo quella centrale di Genova, per il numero di copie vendute e il peso editoriale.

Negli ultimi 40 anni Il Secolo XIX è stato pure retto da direttori provenienti dalla Sicilia, dalla Campania, dal Lazio, dalla Toscana e dalla Lombardia.

Se le “uscite” di colleghi importanti e storici non hanno trovato spazio sull’informazione che “informa” , speriamo in altra sorte per la svolta epocale che  si accinge a vivere la corazzata La Stampa – edizione Liguria.

Mantenendo l’impegno che ci eravamo presi due settimane fa, possiamo anticipare alcune utili indiscrezioni. Lascerà il giornale, almeno come ruolo operativo diretto, il capo della redazione di Imperia, Stefano Delfino. Un addio, probabilmente mantenendo collaborazioni, in programma a settembre. Delfino è nato 62 anni fa a New York, aveva esordito come corrispondente de Il Secolo XIX da Finale Ligure. Il “trasferimento” a La Stampa che, contrariamente al Decimonono, ha avuto come linea editoriale quella di non alternare in modo sistematico i responsabili di redazioni locali.

Quindi sarà la volta di un’altra firma storica dell’imperiese (Sanremo) Gian Piero Moretti, 61 anni, iscritto all’albo dal 1978.

E poi il “big” dei “big”, Alessandro (Sandro) Chiaramonti, 60 anni, cresciuto alla Stampa di Savona, al vertice dell’edizione ligure, capo redattore. Una partenza, un vuoto “impensabile” per il  “padrone” (in senso positivo) del piccolo esercito di redattori che operano dalla Liguria, in particolare dal savonese e dall’imperiese. Persino difficile credere che Sandro-padreterno, possa lasciare un giornale che ha mantenuto in Liguria una buona diffusione, superando difficoltà e insidie. I potenti di turno.

E’ probabile che Sandro mantenga un’autorevole “consulenza”, in grado di “affiancare”, accompagnare il successore. Un nome si fa già, ma non azzardiamo. Non è il caso.

Si parla anche di prevedibile uscita di Pier Paolo Cervone (dimenticavamo di ricordare che con la partenza di Giulio Anselmi dalla direzione, anche per il quotidiano della famiglia Agnelli è in atto lo “stato di crisi” , di conseguenza i prepensionamenti per chi raggiunge i 58 anni di età o  36 anni di contributi). Cervone ha 56 anni, ma riscattando gli anni di laurea, può accedere al “pensionamento”. E’ l’unico giornalista professionista della provincia di Savona ad aver ricoperto il ruolo di sindaco (a Finale nella città in cui è nato), è iscritto all’albo dal 1982, è capo servizio alla redazione di Savona, con esordio a corrispondente del Secolo XIX proprio da Finale. Aveva preso il posto di Delfino.

Infine Gian Paolo Carlini, 58 anni, nato ad Acqui Terme, ma valbormidese da sempre. E’ stato corrispondente al Decimonono, poi l’ingresso fortunato a La Stampa diventando capo servizio e responsabile della redazione savonese. E’ iscritto all’albo professione dal 1988. Pare sia il meno interessato al “pensionamento” per via degli anni (mancanti) di contribuzione.

Certamente la perdita di questi “pilastri” non sarà indolore per il giornale, anche se si suole dire “tutti siamo utili e nessuno è indispensabile”.  Sono colleghi che conoscono a fondo il territorio, i personaggi, il potere e sottopotere, ciascuno nel suo ruolo sono anche memoria storica. E non è poco.

A La Stampa ligure resterà diciamo l’ultima generazione che in quanto ad esperienza e neppure giovincelli, è pur sempre un buon patrimonio. In ordine alfabetico, citiamo i redattori professionisti: Roberto Baglietto, Massimo Boero, Ermanno Branca, Maurizio Fico, Giulio Gavino, Paride Pasquino, Alessandra Pieracci,  Stefano Pezzini, Marco Raffa, Augusto Rembado, Claudio Vimercati, Maurizio Vezzaro. Ma sarebbe un delitto non ricordare la firma delle firme storiche, Ivo Pastorino, 73 anni il prossimo 25 agosto (augurissimi!), iscritto all’albo dei pubblicisti dal 1969, già firma da Savona della Gazzetta del Popolo, infine imbattibile stacanovista a La Stampa, punto di riferimento obbligato per i savonesi “anta”. Forza Ivo!

Se abbiamo dimenticato qualcuno il perdono è d’obbligo. Siamo soltanto volontari e speriamo di restare liberi.

(a cura di Giornalisti liberi imperiesi)