TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni

 

LA CALIFORNIA IN CRISI DEBITORIA. COME PUO’ USCIRNE

 

By Ellen Brown

Traduzione compendiata dall’inglese di Marco G. Pellifroni

 

L’agenzia di rating Fitch ha degradato lo stato della California da AAA a BBB, un voto equivalente ai junk bonds [titoli spazzatura]; e 4 grandi banche di Wall Street, sue creditrici, hanno rifiutato di concederle ulteriori prestiti, qualificandola come un creditore a rischio. Bisogna notare che 3 delle 4 banche, Citigroup, Wells Fargo e JP Morgan Chase hanno ricevuto salvataggi statali per $ 25 miliardi ciascuna (più o meno quanto necessiterebbe ora la California), e la quarta, Bank of America, ne ha ricevuti 15; per giunta l’AIG, una semplice casa assicuratrice, ha ricevuto 10 volte tanto l’importo dato alle 3 banche suddette! Al banchetto per $ 12,8 trilioni offerto dal governo è stato invitato solo il mondo della finanza, ma lo stato della California è stato tenuto fuori della porta. Eppure, i suoi bond, in scadenza ad ottobre, saranno onorati, come lo sono sempre stati sinora, in base ad un preciso obbligo in tal senso, come specificato nella sua Costituzione. La California perse lo status AAA non per colpa sua, ma a causa dell’analoga declassifica delle due case assicuratrici semi-pubbliche dei bond municipali [munibonds]: Ambac e MBIA. Sono state queste ultime, e non lo stato della California, a giocare d’azzardo coi derivati. Ma c’è un secondo scopo nel rifiuto di Wall Street di acquistare nuove obbligazioni della California: l’abbassamento del rating a BBB giustifica infatti la richiesta di interessi più alti, pur non essendo più alto il rischio.

E non basta. L’abbassamento del rating permette anche di chiedere per il debitore pubblico il varo di misure che gli USA hanno sin qui chiesto a Paesi del Terzo Mondo, con ciò degradando la California, ottava economia mondiale, al rango di debitore terzomondista! Il che significa stimolare tasse più alte, taglio dei servizi pubblici, vendita di asset pubblici [non dice qualcosa di familiare anche a noi italiani? NdT]. Giustamente il suo governatore Schwarzenegger si rifiuta di alzare le tasse, mentre i Democratici denunciano che ulteriori tagli nei servizi popolerebbero le strade di affamati.

Eppure, una soluzione c’è!

Venendo a mancare i prestiti da Wall Street e dal governo, la California può chiamarsi fuori e istituire la propria macchina del credito. Come? Riversando le proprie entrate in una sua propria banca pubblica e moltiplicare il valore nominale di queste riserve per concedere prestiti, seguendo lo stesso sistema della “riserva frazionaria” usato dalle banche private. Molte autorità hanno attestato, oltre ogni possibile dubbio, che le banche private creano i soldi che prestano semplicemente mediante scritture sui loro registri. Ad es. il deputato Jerry Voorthis spiegò così il meccanismo, già nel 1973:

< Per ogni $ 1 o $ 1,50 che un cittadino o il governo deposita in banca, quest’ultima può crearne dal nulla $ 10, che possono entrare in circolazione ad interesse per la banca emittente.>

Addirittura il presidente Obama ha riconosciuto questo “effetto moltiplicatore”. In un discorso alla Georgetown University il 14 aprile 2009, egli ha affermato:

< La maggioranza degli americani a buon diritto pensa che il denaro elargito dal governo alle banche sarebbe stato meglio utilizzato se concesso alle famiglie e alle imprese, e ci chiede “a quando il nostro salvataggio?”.  La verità è che un dollaro di capitale dato a una banca può trasformarsi in 8 o 10 dollari di prestiti a famiglie e imprese, con un effetto moltiplicatore che può condurre alla fine ad un più rapido passo della crescita economica.> [Detto da Obama è davvero grottesco. O crede che le banche abbiano il potere di compiere prodigi, o è doppiamente colpevole per non sottrarre loro questo potere e conferirlo allo Stato, di cui è presidente Quindi, o è uno stupido o è in totale malafede. NdT]

Se per le banche private è lecito fare leva sui propri depositi e accendere mutui per importi multipli dei “crediti” sui loro libri contabili, una banca statale dovrebbe poter fare lo stesso, accreditando sui propri conti il profitto che ne trae. Del resto, c’è uno stato che già lo fa: il North Dakota, (*) secondo una legge del 1919, varata per proteggere i coltivatori dalle grinfie delle società ferroviarie e delle banche esterne. Per legge, lo Stato deve depositare tutti i suoi fondi nella sua banca ed è lo stato stesso a garantire i depositi; e i profitti della banca tornano nelle casse dello stato. Questa banca si comporta come la banca delle banche e, tra altri compiti, eroga mutui all’1% di interesse alle nuove fattorie, fa prestiti ad hoc agli studenti e acquista munibonds dalle istituzioni pubbliche.

Il North Dakota non sta soffrendo per la disoccupazione né patisce la morsa economica che sta attanagliando chiunque altro. Anzi, gode del maggior avanzo che abbia mai avuto!

Se questo isolato stato agricolo riesce a sfuggire alla crisi economica fabbricata da Wall Street, anche la California, ottava economia del pianeta, potrà fare altrettanto!

 

 

(*)  V. articolo dello stesso autore sull’argomento su Trucioli del 15/03/2009.

 

 

Ellen Brown                                                                                                    14 luglio 2009