Il
maggiore incremento in assoluto per l’Italia dei Valori (+ 859 mila voti)
Chi ha perso o guadagnato alle Europee
Flussi e riflussi a confronto 2008 -
2009
Lega Nord (+ 102 mila voti). Tra i più penalizzati Pd ed Pdl. Bipartitismo ko
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Torniamo brevemente sui
risultati delle elezioni Europee 2009, esaminati
a livello nazionale, per cercare di individuare
dove sono finiti, davvero, i voti persi dalle
varie formazioni politiche e da dove sono
arrivati quelli, eventualmente, guadagnati.
Ci riferiamo, infatti,
alle cifre assolute, spesso trascurate nelle
analisi a favore delle percentuali la cui
esposizione finisce con il mascherare meglio
situazioni che, svelate fino in fondo, possono
risultare imbarazzanti per molti degli attori in
campo. |
Il primo dato riguarda la
volatilità elettorale, che è stata dal 17,87%,
leggermente al
di sotto della media delle precedenti
consultazioni europee allorquando in
Italia fu del 24,91% ( con una media dell'Europa a 25 del
21,43%): gli elementi più interessanti da trarre
da questo dato riguardano il peso
dell'astensione ( comprensiva delle schede
bianche e nulle: insomma, il totale del “non voto”) sull'insieme della
volatilità elettorale, il 13,94%, mentre
l'interscambio tra un blocco e l'altro (centro
destra- centro sinistra )è stato dell' 1,60%,
insomma gli italiani che hanno cambiato
“fronte” sono stati in totale, più
o meno, 400.000 – un dato usuale – in una Italia
che si conferma fortemente bipolare, mentre
quelli che hanno deciso di non esprimersi sono
stati 19.695.525, cioè 7.021.525 in più tra il
2008 ed il 2009. Cifre impressionanti sulle
quali riflettere.
Passiamo ai dati dei
singoli partiti:
l'unica formazione
politica che può affermare di aver guadagnato
voti, in assoluto, rimane l'Italia
dei Valori, il cui incremento è stato
di
859.056: pagato un tributo di circa
200.000 voti all'astensione ( i riferimenti sono
sempre quelli tra il
2008 ed il
2009)
e scambiati “alla pari” circa 100.000 voti con
le formazioni di sinistra, l'IDV ha ricevuto oltre
700.000 voti dal PD e circa
100.000 dal centro – destra (in
particolare dai settori più “estremi”).
Incremento naturale, non
essendo stati presenti nel 2008, per i radicali
“Pannella – Bonino”, che hanno ottenuto
743.299 voti, dei quali
600.000 in uscita dal PD (probabilmente arrivati a quella
formazione proprio dai radicali in virtù
dell'alleanza alle politiche) e circa
100.000 voti dal centrodestra (in questo caso,
prevalentemente dal PDL).
Le due liste di sinistra
(anzi, tre: il computo comprende anche il
PCL, presente in tre circoscrizioni) incrementano di soli
187.622 voti il complesso dei suffragi ottenuti
nel 2008 da ben 5 liste (Arcobaleno, Socialisti, PCL, Sinistra Critica, Bene Comune):
un incremento reale molto modesto, realizzato
attraverso una ulteriore cessione di 100.000
voti all'astensione, uno scambio più o meno alla
pari con l'IDV, e un incremento di 280.000 voti provenienti, in gran
parte, dal
PD (un incremento troppo
basso per poter permettere a
Sinistra e Libertà, presumibilmente beneficiaria maggiore di
questo incremento di poter saltare l'asticella
del 4%: la provenienza dei 950.000 voti della
coalizione rosso-rosa-verde dovrebbe risultare
più o meno questa,
280.000 voti dal
PD, 300.000 voti socialisti, 370.000 voti dall'ex-Arcobaleno, la cui maggioranza degli elettori dovrebbe
essersi rivolta alla “Lista Comunista”,
che dovrebbe aver recuperato anche su “Sinistra
Critica” e “Bene Comune”, mentre il
PCL ha fatto registrare una tenuta sostanziale del proprio
elettorato, non calcolabile con esattezza
considerata l'assenza della lista al Sud e nelle
Isole.
Anche lo sbandierato
incremento della
Lega Nord
risulta, sul piano complessivo, abbastanza
modesto: si tratta alla fine di
102.400 voti; anche la
Lega ha pagato verso l'astensione più
di
250.000 voti, ottenendone
100.000 dal PDL e circa
250.000 dal
PD (questo è il dato più importante
del travaso dal centro destra al centro
sinistra, ben evidenziato da determinati
risultati esaminati sotto l'aspetto della
dislocazione geografica del voto, nel Nord – Est
come al Centro e forse più vistoso quando si
andranno a vedere meglio i dati di certe
elezioni amministrative).
Passiamo ora ai perdenti:
dimezzato l'elettorato di
“La Destra e MPA”,
presentatisi assieme, e risultati in calo
complessivo di
613.735
voti, con
400.000 suffragi finiti nell'astensione,
un interscambio alla pari con il
PDL
(in Sicilia, presumibilmente, ma proprio là
dove ha stravinto il “non voto”) e gli altri
200.000 voti finiti tra
Lega Nord, Radicali e UDC.
L'UDC chiude, sul piano delle cifre
assolute, con un modesto calo di
53.366 voti, con uno scambio tra
150.000 voti “non più espressi” e
100.000 voti in arrivo tra
PD, “La Destra” e PDL.
Il
PDL ha perso
2.821.071
voti , quasi totalmente (più o meno
2.600.000 verso il “non voto”, in particolare come è noto
nelle isole), con un interscambio quasi alla
pari con “La Destra e MPA” e limitate cessioni, come abbiamo già visto,
a
Lega e UDC.
Un dato che potrebbe
indicare margini di recuperabilità, in caso di
elezioni di maggior interesse per i cittadini
come le politiche: un segnale d'allarme, meno
grave, però di quello che riguarda il
PD.
I “democratici”, infatti, cedono, come
è noto
4.084.795 voti tra il
2008 ed il 2009, ma la gravità della caduta, come abbiamo
visto elencando i dati precedenti, risiede nel
fatto che esiste una forte flessione nei
confronti del “non
voto” ( oltre
2.000.000 di suffragi), ma ci sono
cessioni importanti anche verso altre forze
politiche: “in primis” l'IDV (700.000 voti) la
Sinistra (280.000) i
Radicali (600.000), la
Lega (250.000) , ed una piccola quota anche verso l'UDC.
Insomma: l'impressione è
quella di un vero e proprio “sfrangiamento” per
un partito che, nel 2008, aveva realizzato un
risultato importante (circa 12 milioni di voti)
soprattutto in ragione di un “voto contro” che
non ha poi trovato il terreno politico adatto
per solidificarsi. In sostanza la gran parte
della volatilità elettorale fatta registrare in
questa tornata Europea 2009 riguarda, oltre il
flusso verso il “non
voto”, la cessione di voti da parte
del
PD.
Infine: il voto ha
sicuramente fornito, nella sua dinamica, una
indicazione bipolare, ma non certo bipartitica.
I due partiti che
pretendono, forzando molto, di rappresentare
l'architrave, quasi completa, del sistema
politico italiano hanno rappresentato, in questa
occasione, soltanto il
36% circa del corpo elettorale,
18 milioni di elettori su oltre
50 milioni iscritti nelle liste.
Un po' poco, davvero, per
queste pretese bipartitiche, del tutto
infondate.
Savona, 15 Luglio
2009
Franco Astengo
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