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Cosa faranno Berlusconi-Tremonti e la “rossa Brambilla”? Banco di prova

Meno Iva in albergo e al ristorante

Bravo Burlando, in ritardo di 5 anni

Nel giugno 2004 la stessa proposta l’aveva lanciata sui giornali Mally Mamberto

 

 


Il Ministro Brambilla
Meglio tardi che mai.  Caro governo (del fare?) Berlusconi-Tremonti-Brambilla, la Liguria bussa, chiama, sollecita: <Abbassate l’Iva su alberghi e ristoranti per rilanciare subito il turismo in crisi nera>. L’appello lanciato, via media, domenica 5 luglio, da Claudio Burlando, presidente della Regione, l’esponente con più visibilità e potere di ciò che resta del centro sinistra in Liguria,  Riviera di Ponente soprattutto, ha tanti motivi per essere sostenuto. A prescindere dalla “fede politica” e dall’appartenenza. In prima fila dovrebbero figurare le categorie economiche, i sindacati di settore.
E’ assai probabile che non accadrà nulla. Manca una spinta propulsiva forte, tenace. Già ci sono distinguo. Il “popolo di sinistra” resta impotente, ostaggio delle divisioni, della mancanza di un “uomo forte”, da non confondere con “regnante”.

Tra l’altro, la proposta Burlando non è inedita.  Come documenta Trucioli Savonesi (vedi) era stata al centro di una precisa richiesta di Mally Mamberto, sicuramente tra le poche persone, se non l’unica, di questa nostra Liguria con un bagaglio di conoscenza della “materia turistica”. Non teorica, ma da operatrice in prima linea. Oltre a 45 anni di esperienza diretta sul campo. Conoscenza della base (il turista), dell’intermediario (agenzie di viaggio), dei grandi tour operator nazionali ed internazionali, dei vertici, delle loro strategie.

Mamberto dinasty, memoria storica delle scelte e non scelte operate dalla politica locale, regionale e romana.  Dai troppo mediocri.

Testimone della realtà turistica di questa provincia, di questa Liguria di cui spesso molti abusano dell’abito dell’esperto senza averne il bagaglio professionale. Il curriculum.

Mamberto, memoria storica delle misure intraprese a favore dell’industria turistica della Regione dalla sua fondazione ad oggi, gli errori compiuti, l’incapacità dimostrata  di parecchi assessori regionali al Turismo (uno, due esclusi); i danni o gli obiettivi mancati. L’esperienza del “trucco” degli annunci e dell’ottimismo di maniera.

Tutti in attesa dei risultati tra un girotondo di “va bene”, “no, va male”. La consapevolezza che le aziende che non possono campare di belle parole e di promesse. I nodi prima o poi vengono al pettine. Se siamo arrivati a certi livelli non è o non può essere una casualità. Non è colpa di maledizioni piovute dal cielo.


Mally Mamberto

L’esperta imprenditrice turistica sa benissimo che ci sono zone e aree d’Italia, della “nostra” Europa dove non c’è la corsa a chiudere gli alberghi, semmai ad aprirne di nuovi, adeguarsi ai tempi con le ristrutturazioni, dove la media giornaliera di quanto spende l’ospite è in costante ascesa, mentre in altre zone (savonese e imperiese compreso) tende a scendere, segnale evidente di dequalificazione della clientela. Che dire di gran parte dell’entroterra, ancora più penalizzato ed escluso da ogni “boom del cemento”?

A sentire, a leggere le solite campane, tutte le scelte compiute in questi anni erano tese a riqualificare. Ad iniziare dai porticcioli turistici. Fino alle scelte urbanistiche. Leggetevi le premesse dei piani regolatori. Una burla! Una beffa! Ci vogliono doppie facce di tolla a far finta di niente.  

Si legga quello che dichiarava Mally Mamberto a Rossella Galeotti per un articolo in cronaca nazionale de Il Secolo XIX.  Era il 26 giugno 2004.  Solo cinque anni fa. Non era esplosa la grande crisi. Eppure.

<Mally Mamberto – era scritto – sugli scenari futuri vede grosse nuvole all’orizzonte. Invoca interventi a livello governativo che la categoria ha più volte sollecitato. Abbiamo chiesto una riduzione dell’Iva per gli alberghi, perché pagare il 10 per cento quando in Francia si paga il 5.5 e in Spagna il 7….>.   

La Liguria, i suoi operatori che resistono (e quelli che hanno alzato la bandiera della resa) conoscono bene cosa succede in Costa Azzurra, l’insidia della concorrenza. A partire dal divario gigantesco delle infrastrutture pubbliche. Al “caro vacanza”, iniziando dalla spiaggia. Da noi tutta a pagamento, a poche decine di chilometri gratuita, sorvegliata, pulita, attrezzata.

E’ mancata, a livello delle associazioni di categoria, albergatori soprattutto, i più colpiti, danneggiati, più esposti al rischio, la forza della mobilitazione, della reazione corale, non a suon di proclami e parole. Causando peraltro  la disaffezione e la rassegnazione degli associati. L’assenza di potere contrattuale. Molto più “ascoltati”,  nei fatti, i titolari di stabilimenti balneari.

C’è stata la corsa a sbarazzarsi delle strutture alberghiere, senza tener conto che non ha senso chiudere la stalla quando i buoi sono scappati. La legge dell’assessore regionale Ruggeri si ripropone di fermare la speculazione, interrompere la trasformazione degli immobili in mono e bilocali destinati al lucrosissimo business immobiliare.

Alla fine a pagare lo scotto sono cittadini incolpevoli. Si legga (vedi…) l’articolo del 21 giugno 2009, a firma si Silvia Andreetto, sulla telenovela, ultimi atti, dell’hotel Royal di Pietra Ligure e  del proprietario dell’immobile.

Mario Catto chiamato a benefattore del turismo alberghiero. Lui dovrebbe sacrificarsi, dare il buon esempio, mantenere un albergo bisognoso di ristrutturazioni sostanziose, economicamente poco produttivo per il capitale, mentre nella stessa città ad altri è stato riservato altro trattamento. Figli e figliastri per caso.

Basti pensare al pari quattro stelle, fronte mare,  hotel Sartore che apparteneva ad un imprenditore edile di Pietra Ligure. Trasformato, con identico ingombro e cubatura, in alloggi d’oro. Con una società che in Riviera ha compiuto tante ottime e lucrose operazioni edilizie: a Noli, Pietra, Loano, Alassio. Ha sede legale a Milano, con soci anche nostrani. Tra essi un pietrese assai schivo, riservato. Non ha motivi per protestare alla Mario Catto.

Catto ha citato pure l’operazione albergo Rex, ai confini con Loano. In questo caso il proprietario dell’immobile (milanese) ha trovato la persona giusta (loanese) per vendere e trasformare in ridenti seconde case da “borgo mediterraneo”.

Insomma, per legge regionale, chi fa l’albergatore nel suo immobile, con le attuali norme, è costretto a morire “martire d’albergo”. Non importa se l’investimento non dà frutti, anzi è in perdita non per colpa sua, ma per il contesto che si è creato. Cemento per un turismo di massa. Alcuni, molti ne pagano le conseguenze. Altri rafforzano la robustezza dei loro portafogli, patrimoni. Chissà per chi tifano e chi votano questi fortunati. Azzardiamo: il Partito Comunista dei Lavoratori.

L.C.  

 

 

Associazione Albergatori di Varazze

In data 03/06/2009 l’Assemblea Straordinaria dell’Associazione Albergatori di Varazze ha approvato la decisione del consiglio associativo di far confluire l’associazione all’interno di Federalberghi Confcommercio.

L’Associazione Albergatori di Varazze inizia quindi un nuovo percorso di piena collaborazione con le altre categorie economiche provinciali legate al turismo.

  IL PRESIDENTE AAV Andrea Bruzzone