TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni

 

In un anno 2 mila reclami alla Confcommercio della provincia di Savona

Una provincia “segreta”

I “segreti” di una Regione

Ma anche il “dossier-affaire” diga sul Tannarello. Due parlamentari: <Accordi in gran segreto, omertosi e compiacenti di pubblici amministratori coinvolti nell’iniziativa>

  di Luciano Corrado

 

La politica, il palazzo, le “veline” (non quelle di berlusconiana memoria) occupano molte pagine dell’informazione. I “padri” viventi del giornalismo ripetono che è in estinzione il “cronista di strada”. E forse si è persa anche la buona abitudine di scovare notizie “sgradite”. Non solo al potere politico, ma soprattutto al mondo economico, finanziario. Eppure la sempre auspicata e mai praticata trasparenza sarebbe salutare a tutti. Tutti informati per progredire nella democrazia, migliorare, evitare errori.

Non molti secoli fa c’era la buona abitudine, soprattutto all’epoca delle Aziende di soggiorno, di rendere di pubblico dominio i dati su “lamentele”, “reclami” dei turisti. Negli alberghi, residence, seconde case, esercizi pubblici in genere: bar, ristoranti, pizzerie, stabilimenti balneari.

L’ultima rilevazione ufficiale della Confcommercio della provincia di Savona – da sempre la maggiore e più ramificata associazione – indica che hanno raggiunto quota duemila i “reclami” presentati. Non anonimi.

Un dato allarmante, forse preoccupante, in crescita. Comunque sia farne tesoro. Da non tenere chiuso nel cassetto. Non serve nasconderlo e certamente non è questo l’obiettivo del vertice dell’associazione, ad iniziare dal suo presidente Vincenzo Bertino, in sella dal 1994.

Semmai il timore nasce dalla reazione della base, degli iscritti. Mettere in piazza cosa succede, dove succede con più frequenza e perché, potrebbe essere  considerato controproducente non per la comunità, ma per chi decide di praticare la  trasparenza. Non fa parte della coscienza collettiva prendere atto che la “qualità”, la soddisfazione del cliente non può essere solo slogan per tutte le stagioni.

Otto articoli su dieci, del settore turistico, parlano di impegno verso la “qualità”. Contano gli annunci, meno la verifica dei risultati.  Alla pari di chi sostiene da decenni che senza alberghi il turismo non produce ricchezza, posti di lavoro, impoverisce col tempo tutti i settori commerciali (vedi cosa succede laddove la presenza di strutture alberghiere si riduce anno dopo anno). Persino il valore degli immobili e delle aree edificabili retrocedono.

Domanda: qual è lo stato di salute del tessuto ricettivo e commerciale di una provincia quando due mila cittadini (tra italiani e stranieri) firmano  “lagnanze” per le più svariati ragioni. Magari qualcuna  banale, ma le altre?

Chiediamoci per quale ragione, ad esempio, la Provincia di Imperia stampa e distribuisce un libretto-guida all’ospilità italiana di qualità 2009 (c’è un marchio). Sono gli attestati che la Camera di Commercio di Savona strombazza da vecchia data una volta all’anno via giornali, il giorno della consegna del riconoscimento (foto e onori). Poi, più nulla, almeno per quanto emerge all’esterno.

In provincia di Imperia il turista può scegliere, munito della “Guida ufficiale” tra hotel, ristoranti, agriturismo.

E non sarebbe male se un giorno si arrivasse anche ai bar sempre più “popolari”, numerosi, spesso girandole di acquisti  e vendita, di gestori a volte improvvisati, poco professionali, in contatto diretto con turisti.

Sul ruolo della maggiore associazione albergatori di questa Provincia abbiamo già documentato e scritto. Sulle ragioni che ha rilegato l’Unione albergatori ad asso perdente, alla sempre più marcata indifferenza della categoria, alla persistente sfiducia, è strettamente legato al ruolo di alcuni dirigenti, succubi del potere politico, imprenditoriale (mondo del mattone e affini) e bancario. Spesso in conflitto di interessi con gli enti locali.

Una provincia “segreta” dove la “segretezza” delle notizie sgradite tiene banco. Portiamo l’esempio di un altro settore vitale. L’agricoltura. Ebbene il maggiore produttore agricolo (in quanto ad area coltivata) della piana ingauna ha finito per abbandonare l’associazione di categoria di cui faceva parte (tra i fondatori c’era stato il papà, che fu anche presidente) per non essere riuscito a conoscere il quoziente di aree agricole dismesse in provincia di Savona. Edificate, abbandonate, trasformate.

Nulla, il direttore che per anni è stato anche un prolifico “pubblicista” non ha mai risposto. Il vertice, nonostante i solleciti, ha lasciato cadere nel vuoto la richiesta ed ha perso uno dei maggiori associati. C’è da chiedersi a che pro.

Un ultimo affresco di “provincia segreta” in “Regione di segreti”. Il 2 aprile scorso uno tra i più quotati inviati speciali de Il Secolo XIX ha firmato  un paginone dal titolo “Il Piemonte non vuole dare acqua ad Albenga. Una diga sul Tanarello consentirebbe di irrigare  le colture e produrre l’energia elettrica che serve per un anno a Savona”. (vedi…)

E’ desumibile che tutti i personaggi citati nell’articolo abbiano “aperto il libro”, ognuno con le proprie ragioni. Cosa si scopre? Manca un aspetto abbastanza inquietante. Non lo diciamo noi. Lo hanno scritto, ma il passaggio non stato ritenuto degno di menzione, due parlamentari Pdl che si sono, diciamo, interessati al “caso”.  Questo il quesito omesso nell’ambito delle divulgazione giornalistica: <<…Agli interroganti risulta che gli accordi e lo studio siano stati condotti in gran segreto, che le amministrazioni interessate non siano state informate, le notizie apparse dopo un “incontrollato” comunicato stampa della Provincia di Savona del 25 luglio 2007 (presidente Marco Bertolotto ndr) fanno surrettiziamente figurare ….in realtà l’obiettivo è lucrare sul ricco mercato dell’energia>.

I due parlamentari firmatari, il ligure Bornacin e Menardi, aggiungono un’altra chicca: <…Si tratterebbe di un grave comportamento omertoso e compiacente di eventuali pubblici amministratori coinvolti a vario titolo nell’iniziativa…che ha problematiche sovraregionali e competenze del governo centrale>. Anche questo delicato passo non ha trovato spazio.

Chi sono i “protagonisti” interessati, i “buoni” e i “cattivi”, i “generosi” e gli “avari”, almeno stando al filone dell’inchiesta giornalistica. Non proprio figure di secondo piano. Intanto l’interpellanza era destinata al ministro dell’Ambiente, ma anche dello Sviluppo economico che risponde al nome del ligure-imperiese Claudio Scajola. Che conosce coloro che il 27 luglio 2006 hanno firmato un protocollo d’intesa che- forse è il caso di segnalarlo – è stato reso pubblico (per sbaglio?) solo due anni dopo. Il giorno di compleanno della firma.

Per la Provincia risulta firmatario l’assessore Enrico Paliotto (ingegnere, abita a Cisano sul Neva, una creatura dell’ex sindaco Angioletto Viveri). Gli  altri firmatari sono Hidrodata Spa, Amaie Spa, Agen Grand srl (sede a Cuneo),  Alpi Sviluppo e Turismo Ligure srl (sede a Imperia, presidente il capogruppo regionale prima di Forza Italia, ora Pdl, Gabriele Saldo), infine il colosso Edison Spa (Milano).

Il servizio del Secolo XIX terminava con questa riflessione-constatazione: <Resta abbastanza misterioso un dettaglio; della diga del Tanaro si è sempre parlato molto poco e a bassa voce. Perché?>.

Il “dossier Lago Artificiale” offre altri spunti da chiarire, assomiglia forse ad un “affaire” trasversale. Il “segreto” è il mio mestiere? Anche quando si tratta di fatti pubblici, scelte pubbliche? Trasparenza pubblica. Risultato immediato: la sollevazione dei sindaci di Ormea, Garessio e Ceva. Allarmatissimi.

Luciano Corrado