Tra CLN e Fronte popolare: scelta obbligata
Ci avviamo ad una fase autoritaria, il “sultanato”
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L'approvazione della legge
sulla cosiddetta “sicurezza” fa compiere un
salto in avanti al progetto di restringimento
delle libertà democratiche, di superamento della
Costituzione Repubblicana, di avvio
verso una fase autoritaria.
Questo provvedimento si
inserisce nel quadro di modifiche legislative
che conosciamo (dal “Lodo
Alfano” in avanti), dall'accresciuto
strapotere sull'informazione, sul clima da “basso
Impero” che si respira senza che
neppure si sia già costruito l'Impero (il
“sultanato” del prof.
Sartori) |
Si tratta dell'esito (ancora provvisorio) della torsione
“decisionista” impressa, fin dagli anni'80 al sistema politico italiano, ad una
idea (quella della “vocazione maggioritaria” ne ha fatto parte, e vorremmo
sentire parole più nette di autocritica ed anche meno coraggio,da parte di
qualcuno, di farsi vedere ancora in giro dopo aver sbagliato così clamorosamente
analisi e proposta politica) di sovrarappresentanza delle minoranze e di
finalizzazione della politica come “comando” che, naturalmente, ha formato
l'acqua in cui nuota a meraviglia il pesce della Destra, capace di
rappresentarsi attraverso la personalizzazione ed il populismo del colloquio
diretto del capo con le masse (un tentativo analogo si sta facendo anche adesso,
dall'opposizione e si tratta di un tentativo, anche perché condotto incautamente
e in forma totalmente rozza, del tutto disastroso).
In mezzo a questo quadro così fosco ci stanno la perdita
quasi completa di senso dei partiti politici e il declassamento secco nel ruolo
delle istituzioni elettive, dalla Camera dei Deputati sino agli Enti Locali.
Qualche tempo fa ci eravamo permessi di porre un
interrogativo alle forze di centro – sinistra e di sinistra “tout court”
(quest'ultime tra l'altro cresciute di numero proprio in queste ore, con la
formazione di una “Sinistra
Popolare” di cui davvero non si sentiva il bisogno: che forse le
altre sono
“Sinistre Impopolari”?) tra
CLN
(inteso come alleanza immediata di tutte le forze di opposizione) e Fronte
Popolare (come nuovo strumento di coesione per il centro-sinistra e la
sinistra).
Oggi, anche sulla base di quanto abbiamo provato in
maniera del tutto approssimativa a descrivere fin qui, la scelta è obbligata:
serve il
CLN.
Non occorre indugiare, è necessario costituire subito un “Comitato
delle Opposizioni”, dentro e fuori il Parlamento: ovviamente
senza alcuna velleità “aventiniana”, ma con un programma politico immediato
molto preciso.
L'obiettivo deve essere quello delle elezioni anticipate,
della fine prematura della legislatura, senza nessuna concessione a soluzioni
pasticciate, “governi tecnici o di decantazione”.
La “decantazione” deve avvenire in tutt'altro modo, come
proveremo a proporre adesso, molto in sintesi.
Le elezioni politiche, quando ci saranno, dovranno essere
affrontate, da parte delle forze di opposizione, con una sola lista,
comprendente esponenti di tutte le opzioni politiche presenti e senza
concessioni ai
“trasformismi” dell'ultima ora.
Questo
“listone” (riprendiamo con un certo coraggio una termine che,
comunque, continua a darci qualche brivido) deve porsi l'obiettivo di vincere le
elezioni, attraverso due soli punti di programma: la formazione di un governo
d'emergenza che affronti i termini più duri della crisi economica e del recupero
di un ruolo internazionale nel Paese, in particolare nel concerto europeo; il
varo,entro un anno, di una nuova legge elettorale di tipo proporzionale sulla
base della quale si vada allo scioglimento delle Camere e a nuove elezioni,
dalle quali scaturirà il governo della Repubblica al quale far trovare
maggioranza e sostegno in Parlamento, e non certo attraverso aberranti
contrattazioni preventive ( questo è stato un altro punto di errore, sul quale
riflettere).
Naturalmente il sistema elettorale proporzionale potrà
contenere elementi di garanzia per la governabilità (la preferenza potrebbe
essere per un doppio turno: al
primo si vota per i seggi della rappresentanza politica che ricostituisca una
effettiva pluralità di scelta per l'elettorato e ristabilisca la centralità del
Parlamento che, ancor oggi, la Costituzione prevede); al secondo , magari,per i
seggi da attribuire per garantire la formazione del governo): si tratta, però di
una discussione da farsi una volta messo da parte il pericolo, concreto, di una
involuzione autoritaria che in effetti stiamo correndo.
Il
PD
pagherà un prezzo, in questo senso?: vogliamo essere chiari, si tratterà di un
prezzo equo per i gravi errori commessi.
Il
PD non
ha nessuna ragione, storica e politica, per pretendere di esercitare egemonia e
non costituisce, in alcun modo, per la sua natura ed il suo modo di porsi un
punto di riferimento centrale nella vicenda politica italiana: ha qualche
numero, nemmeno, tanti e nessun titolo concreto sul piano della teoria,
dell'analisi, della proposta politica; può essere utilizzato proficuamente come
soggetto strettamente sul piano della tenuta democratica.
Una scelta di questo genere costringerà i partiti a
rimodellarsi sul territorio, a riprendere contatto con le proprie radici e le
proprie possibili identità, a strutturarsi democraticamente, tornando agli
iscritti ed eliminando ridicolaggini come le “primarie” all'Italiana, con il
vincitore sicuro che poi sarà il perdente sicuro alle elezioni.
Una opzione, questa del “listone”, della scelta elettorale
subito, della modifica della formula elettorale in seguito, che, sotto, sotto,
non dispiacerà anche a qualcuno nel centro – destra che vi troverà elementi
possibili di affrancamento da una situazione sempre più pesante (ripetiamo,
però: nessuna accettazione di alcun trasformismo e nessuna alleanza spuria).
Pensiamo di aver lanciato una provocazione: ma la gravità
dell'ora ritenevamo lo richiedesse, in attesa dell'apertura di un dibattito che
speriamo sarà intenso e serrato.
Savona,
4 luglio 2009
Franco Astengo