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Gruppo Consiliare del Comune di Savona aderente a Democrazia e Socialismo

<Ad un presidente (Angelo) super chiassoso

si risponda con imprenditori e professionisti stimati>

Riflessioni: alla sinistra serva un bagno di umiltà. I casi di Varazze e Vado

              di Roberto De Cia*

I turni elettorali si sono appena svolti, registrando l'affermazione sia in Provincia, sia in molti Comuni, del centrodestra. Si evidenziano risultati clamorosi, ma non imprevedibili, a Vado Ligure e a Varazze, dove le divisioni culturali e politiche delle diverse anime del centrosinistra, hanno determinato la sconfitta dei candidati del PD.

Il centrosinistra intero, in larga parte della provincia, risulta, se non marginale, sicuramente incapace di essere considerato vera alternativa alla destra.

In questo quadro, oltre alle sbeccate ed inutili polemiche costruite dal Presidente della Provincia più “chiassoso” e istituzionalmente debole della storia savonese, dell'Ente, occorrerebbe aprire una riflessione seria ed aperta a tutti, al di là delle appartenenze, sui limiti veri dell'azione politica e della proposta che il centrosinistra ha saputo in questi 10 anni mettere in campo.

Una riflessione che non sia chiusa nelle stanze di questa o quella forza politica, che per averle un po' frequentate, portano o ad assoluzioni consolatorie o a rese dei conti personali o di gruppo.

Ciò a cui penso è una sorta di stati generali del centrosinistra, meno burocratici possibile, nei quali, offrire spazi ed ascolto a tutti coloro che si sentono “parte” di questo campo, al di là dei ruoli, delle appartenenze, della professione svolta, del genere e dell'età.

Per intanto, in attesa, forse vana, di questo appuntamento, mi permetto sommessamente di offrire qualche spunto anche schematico e breve  alla necessaria riflessione.

Il Presidente della Provincia Vaccarezza

1)    Pare evidente che il tema della rappresentanza sociale e dell'alleanza con i ceti produttivi, più o meno avanzati, sia una delle questioni centrali. A mio avviso non è questione che riguarda solo il Nord Italia, ma più in generale il tema della credibilità concreta delle ricette e delle proposte da mettere in campo su: Fisco, sistema pensionistico, efficienza della pubblica amministrazione, infrastrutturazione del paese.

Su questi temi, non occorre ed è inutile, rincorrere la destra, occorre, a mio avviso iniziare ad avere proposte meno fumose e meno “prudenti”. Del resto le categorie economiche e sindacali più vicine al centrosinistra, hanno da tempo proposto soluzioni concrete ai problemi sopraesposti, anche in certi casi contradditori tra di loro, ma certamente frutto di elaborazioni da cui se deve trarre molti insegnamenti;

2)    Tornare sul territorio, è diventato più uno slogan che una pratica. Sul territorio bisogna esserci fisicamente. Per questo motivo è stucchevole il dibattito sulla forma partito che spesso riecheggia come elemento di divisione tra i democratici. Un Partito in tutto il mondo ha una forma scelta per il suo adattamento con la realtà sociale che lo circonda. Non è né statica, né liquida, ma muta, si trasforma, si esprime, insomma si adatta senza imbrigliamenti, pena la scomparsa Darwiniana dell'organismo sociale.

3)    Dal 1983, con l'elezione diretta del Presidente della Provincia e dei Sindaci, i due schieramenti principali hanno sempre presentato candidati già appartenenti al vasto “vivaio” democristiano, Bertolotto ne fu la spuria eccezione. Forse con la sottintesa convinzione (che ho avuto anch'io) che il moderatismo e l'appartenenza al mondo cattolico, riuscisse a rappresentare meglio una Provincia moderata storicamente. E' un ragionamento che in parte è indubbiamente vero, ma che ha generato, al di là delle stimabili persone presentate, un limite alla chiarezza e alla maturazione di una nuova classe dirigente nei diversi schieramenti. Eppure appartengono alla sinistra, fior di professionisti, di imprenditori, di competenze che tutti i giorni riescono con la propria attività a dialogare e farsi stimare da quella parte di elettorato, che sbagliando definiamo moderata. Non li abbiamo mai usati, per timore che fosse l'appartenenza ad una storia, ad una cultura, proprio come dice Berlusconi, la “tara” da evitare, piuttosto che le singole capacità e le proposte. Ci siamo insomma fatti risucchiare dalla propaganda e dai refrain avversari, piuttosto che dalle nostre scelte autonome e questo il nostro elettorato lo percepisce. Basti pensare al senso di frustrazione e stanchezza di molti elettori e militanti che si percepiscono come “figli di un dio minore”.

4)    Infine una raccomandazione vera a tutti noi. Non diamo per scontato che la tradizione al voto, le culture prevalenti, gli insediamenti sociali siano “per sempre”, inscalfibili e inossidabili. Prato, Vado Ligure e altri Comuni tradizionalmente “rossi” persi dal centrosinistra o vinti da liste civiche autonome, dimostrano che un bagno di umiltà e il contatto continuo con la gente, sono le uniche ricette per mantenere vivi tradizione e proposte politiche, oltre che una visione del mondo e delle sue contraddizioni, che è la vera anima del centrosinistra.

 

*Roberto De Cia

(Consigliere comunale a Savona, ex assessore nella giunta del sindaco Carlo Ruggeri e già segretario provinciale dei Ds. Capitano marittimo di lungo corso)