Analisi del voto. Andora debacle del neo presidente. Carcare punisce il rivale
L’ultima sfida Boffa –Vaccarezza:
dove hanno vinto, dove hanno fallito
Loano premia il suo “beniamino”. Centrosinistra vince in 13 dei 24 collegi.
Inutile appello di Rifondazione e Verdi. Mai cosi bassa l’adesione al voto, il
45,88%. Su 247 mila elettori, soltanto 57.262 “si” a Vaccarezza e 52.596 a Boffa
![]() |
Savona -
Presentiamo, in questa sede, una prima sommaria
analisi del voto a Savona e Provincia in
relazione al turno di ballottaggio per la
Presidenza dell'amministrazione provinciale e
del
referendum sulla modifica del sistema elettorale
svoltisi il 21 e 22 Giugno.
L'interesse maggiore,
ovviamente, risiedeva nello scontro diretta tra
il candidato del centro- destra
Angelo Vaccarezza, partito in
vantaggio dopo il primo turno di circa
18.000
voti ed il candidato del centro sinistra
Michele Boffa: a quest'ultimo, è
proprio il caso di dirlo, non è riuscita la
rimonta “in discesa”. |
Perchè in discesa?
Semplicemente perchè
entrambi i candidati hanno lasciato sul terreno,
tra un turno e l'altro, una montagna di voti:
molti di più
Vaccarezza
sceso da
80.629 a
57.262
(meno
23.367) di Boffa (da
61.850 a 52.596, con un calo di
9.264 voti).
Questi dati si inseriscono
in un discorso generale di caduta della
partecipazione al voto, che ha fatto registrare
nella provincia di Savona un abbassamento del
24,88% (da
70,76% a
45,88%) pari a
61.633 voti validi in meno (da
175.274 a 113.641).
In questi numeri sta la
chiave della mancata rimonta di
Boffa, che
non è riuscito ad implementare il suo
consenso in nessun collegio (pur risultando,
paradossalmente, vincente in 13 collegi su 24),
mentre il neo- Presidente della Provincia di
Savona ha perso sì moltissimi voti nelle
tradizioni roccaforti del Ponente (tenendo
benissimo, però, nel suo feudo casalingo di
Loano), ma è riuscito – sostanzialmente – a ridurre il
“trend” di discesa a
Savona Città, rivelatosi il terreno
più ostico, ma proprio quello, con i collegi
della
Val Bormida, dove
Boffa avrebbe dovuto invertire il
proprio andamento costantemente in calo, anche
se in misura più ridotta rispetto
all’avversario, invertendo la tendenza.
Sono risultati inutili, è
bene dirlo, gli appelli al voto per il centro –
sinistra dei candidati sconfitti di
Rifondazione e Verdi: pochissimi voti
sono approdati, da quei versanti, al candidato
del centrosinistra (in questo senso ha giocato
anche la questione referendum: molti elettori di
sinistra hanno privilegiato il timore del
referendum elettorale, disertando direttamente
le urne; così come senz'altro è avvenuto,
sull'altro fronte, ad elettori della
Lega Nord: un dato che vedremo
comunque meglio analizzando molto brevemente i
dati referendari).
In ogni caso, per passare
ai numeri, ribadiamo come nessuno dei due
candidati sia cresciuto in alcun collegio tra il
primo ed il secondo turno: entrambi hanno perso
voti in una dimensione territoriale
generalizzata, pur con significative
differenze. |
![]() |
Il punto di maggiore
“debacle” per
Vaccarezza è stato, sicuramente,
rappresentato dal Collegio di
Andora,
laddove si è avuta una diminuzione nella
percentuale dei votanti del
37,48% con
5.105 voti validi in meno: il
candidato del centrodestra ha perso, in questo
collegio, ben
2.299 voti, mentre quello del
centrosinistra ha accusato un calo di
507 voti.
Altri collegi dove la
media del calo dei votanti è risultata superiore
a quella provinciale(assestasi, ripetiamo al
-24,88%):
il collegio di
Albisola Superiore (-30,48);
Celle Ligure (-32,76),
Dego – Sassello (-27,88%),
Finale Ligure (-26,97%)
Noli – Spotorno (-31.18%),
Pietra Ligure
(-30,56%) e
Varazze (-31,43%): come si può notare
collegi che, al primo turno, avevano consegnato
la vittoria al centrodestra, in larga parte. |
Nella sostanza il successo
di
Vaccarezza è stato ottenuto sì grazie
alla tradizionale suddivisione geografica della
provincia di Savona, che vede il centrodestra
affermarsi a
Ponente:
ma in una situazione, sotto questo aspetto, di
forte difficoltà mai riscontrata prima e risolta
dalla tenuta di 4 collegi:
Alassio, le due circoscrizioni
albenganesi e
Loano (in queste quattro
circoscrizioni
Vaccarezza ha sopravanzato
Boffa di circa 6.000 voti): per
vincere
Boffa avrebbe dovuto “salire” dalla
quota del primo turno nei collegi di
Savona città e della
Valbormida, laddove invece è comunque
calato (-368 voti a
Carcare, -285 a
Cengio –
Millesimo,
-322 a
Quiliano, - 133 a
Lavagnola,
-123 a
Villapiana, -170 in
Oltreletimbro, -262 a
Fornaci –
Legino, - 534 a
Vado -Zinola, laddove probabilmente
per la prima volta nella propria storia il
PD non riesce ad eleggere il
candidato).
In sostanza, il segreto
del ballottaggio sta tutto nel riuscire a
riportare alle urne quanti più possibile abbiano
esercitato il diritto di voto nel primo turno
sperando nella conferma del consenso già
espresso: entrambi i candidati alla presidenza
della
Provincia di Savona hanno fallito
abbastanza nettamente nell'impresa (anzi il
candidato eletto ha fallito clamorosamente
l'obiettivo, in particolare in alcune delle zone
di sua maggior forza) ed è rimasto in campo il
solo elemento del maggior vantaggio conseguito
in prima istanza, che si è ridotto alquanto ma,
alla fine, è risultato determinante per un
esito, è il caso di dirlo, di mediocre
legittimazione per l'intero quadro politico
savonese.
Il dato della mediocre
partecipazione al voto ha comunque
caratterizzato l'intero week-end del 21-22
Luglio, con particolare riferimento al
referendum sulla legge elettorale.
Non affrontiamo, in questa
sede, discorsi di carattere generale: certo che
l'istituto del referendum appare ormai logoro e,
personalmente, riteniamo che non risulterà
vitalizzato dall'abolizione del quorum o da
altre diavolerie di carattere tecnico: è tutto
l'impianto del rapporto tra politica e società
che, in questi casi, va in discussione mentre
suonano veri e propri campanelli d'allarme sulla
qualità della partecipazione democratica e del
ruolo dei soggetti politici.
In ogni caso, la provincia
di Savona, per via della concomitanza con il
ballottaggio ed in analogia con altre situazioni
a livello nazionale, ha fornito un contributo
alla partecipazione referendaria, superiore alla
media nazionale, con il
39,82%.
Ci permettiamo di far
rilevare come lo scarto tra i partecipanti al
voto referendario e quelli del voto per il
ballotaggio (sostanzialmente gli elettori che
non hanno ritirato le schede del referendum ,
pur recandosi al seggio) è risultato più o meno
omogeneo nei più importanti centri della nostra
Provincia, sia laddove la prevalenza del
centrodestra farebbe pensare ad un seguito
dell'indicazione fornita dalla
Lega Nord, sia in quelle località
dove è più forte la sinistra ed, in questo caso,
avrebbe prevalso il rifiuto suggerito da forze
come Rifondazione
Comunista e Sinistra e Libertà.
Facciamo qualche esempio, in questo senso: A
Savona città si passa dal 49,72 al
41,93; ad
Alassio 40,87 contro 33,64, più o meno
come ad
Albenga (45,38% a 37,03%); così come in
Val Bormida (Altare:
43,06% versus 38,17%;
Cengio 48,08 contro 40,86%), più
ridotto lo scarto a
Vado (46,89% a 43,81%, con
Albisola Marina al 43,10%).
Di conseguenza un dato
piuttosto omogeneo, a conferma di una difficoltà
nell'espressione di una valutazione più
propriamente politica, da inserire nel quadro di
una forte disaffezione che si è evidenziata in
tutta l'Italia, coinvolgendo anche la provincia
di Savona.
Un passo, indietro, a
questo punto per sviluppare una analisi più
propriamente politica, in relazione ai risultati
del 6-7 Giugno, riguardanti le elezioni Europee.
Savona,
22 Giugno 2009
Franco Astengo
|