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Il caso emblematico a Solva di Alassio. Il reato lo accerta il committente stesso

Inquinamento acustico o ambientale?

L’Arpal <va piano e va lontano>

Alassio – L’Italia della banane? Non scherziamo, non esageriamo. Allora meglio raccontare l’ordinaria amministrazione della cosa pubblica, o se volete dello “stato di diritto” e dello “stato di legalità” in provincia di Savona.

C’è un problema oggettivo che ha a che fare col codice penale in merito all’inquinamento acustico ed ambientale? Il fatto-reato è in essere, emerge dalla presenza di un cantiere che è diretta emanazione di un ente pubblico, nel caso il Comune. Si appalta un’opera. Un muro di contenimento.

Uno o più cittadini che abitano nella zona si rivolgono ad uno studio legale (vedi) che invia un esposto segnalando l’urgenza di accertare presunti reati. In particolare l’inquinamento da polveri e di rumori che scaturiscono dal “suolo pubblico”.

Nulla di particolarmente difficile, problematico da accertare. Non ci sono indagini delicate. Un sopralluogo, senza preavvertire ovviamente la parte in causa, altrimenti basta sospendere o limitare i mezzi all’opera. E soprattutto prima che il cantiere chiuda per fine lavori.

Non succede nulla di tutto questo. L’Arpal che la Regione Liguria (non è di destra, ma di sinistra) mette al servizio dei cittadini, tutti, senza distinzioni, ritiene che non sia suo diritto-dovere procedere con urgenza. Ci sono mille altri impegni.

E’ un po’ come per l’infortunistica sul lavoro, il controllo delle Asl nei cantieri edili. Al punto che senza dover percorrere zone sperdute, dall’Aurelia, in auto, si assiste spesso a immobili dove operano operai sprovvisti di ogni requisito di sicurezza.

Ci si chiederà: nessuno vede? Come possono sentirsi cosi impuniti addirittura lungo la statale più frequentata della Liguria da auto delle forze dell’ordine, da auto blu, dallo stesso personale addetto ai controlli?

Non c’è più da stupirsi. Anche la sinistra ha capito che per prendere voti bisogna “disturbare” il meno possibile il vastissimo e sempre più popoloso esercito dell’illegalità. Questa è l’Italia. A Nord come a Sud.

L’Arpal di Savona non sarà diversa dalle altre. Sarà anche più diligente, pronta. Ad Alassio l’urgenza corre, per ora, solo sulla carta ( “urgente riscontro”). E poi si chiede al Comune, quale committente dell’opera, di essere “garante” ed accertare.

E forse quando si deciderà di intervenire il cantiere avrà pure chiuso.

Il Dipartimento provinciale Arpal di Savona potrà dimostrare di aver “fatto il possibile”, potrà rivolgersi alla Provincia (settore difesa del suolo e tutela ambientale), ma sta di fatto che su quella strada per Solva tutto procede secondo un “paese da banane”.

I cittadini non devono stupirsi. Bisognerebbe munirsi della “ferocia dei leoni e pazienza degli elefanti”. Citare per danni, ma in sede civile, chi ha autorizzato o chi non ha impedito, o contribuito (nesso causa-effetto), a titolo personale e senza la protezione dell’ente pubblico. Chiamati in causa, a difendersi con un avvocato, iniziando a pagarsi le spese. Perizie incluse.

In alcune parti d’Italia questo metodo ha già fatto casistica. Basta avere la pazienza di aspettare i tempi lunghissimi della giustizia che su questo fronte non viene mai riformata, neppure dai decisionisti alla corte di “re Berlusconi”. L’uomo del fare.

R.T.