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Alassio resta la “capitale” preferita. Ogni cinque minuti un’offerta. Perché?

Massaggi  cinesi (con sconti)

Boom di “tarocchi” tra le sdraio

Chi sono i protagonisti e chi ne usufruisce. Leggono “Libero” e “Il Giornale”


carretti abusivi sulla battigia del litorale alassino  21-06-2009

Alassio – C’è chi assicura che la “piaga” dei vu’ cumprà, in pieno sviluppo con la stagione balneare, quest’anno sia in lieve diminuzione. Un buon segno soprattutto per un più incisivo impegno dei carabinieri. Non disponiamo, tuttavia, di dati specifici.

Trucioli Savonesi aveva fatto un reportage, due estati fa, dalla spiaggia alassina, raccogliendo l’utilissima testimonianza di un bagnino che, ovviamente, non credeva di parlare con un cronista. Confidenze a ruota libera, facilmente riscontrabili.

Quest’anno, lunedì 15 giugno, dopo le 10 del mattino, abbiamo rivisitato la stessa zona, restando sul bagnasciuga. Ecco con una “videocamera” nascosta alcune riprese.

Per documentare solo in piccola parte ciò che abbiamo visto. Dalle 10 alle 12,30, abbiamo contato l’alternarsi di 16 “vu cumprà”, in particolare alcuni volti noti, abituès del passato. Molto riforniti. Sicuri del fatto loro.

Due gli aspetti che emergono con maggiore evidenza: la costante e sfacciata presenza di borse e altra pelletteria con marchi prestigiosi, chiaramente contraffatti. Un mercato, almeno quello “taroccato”, che è una palese sfida ad ogni regola.

Perché pazienza vendere chincaglieria varia, ben più grave è spacciare merce ai danni di aziende e dell’intera filiera che commercializza i prodotti. Una sfida palese e sfacciata alla legalità di quei commercianti che devono rispettare la civile convivenza.

Tra l’altro molti dei protagonisti di questo commercio sono gli stessi che resistono ormai da anni sulla spiaggia alassina. Si tratta di una famiglia patriarcale marocchina, con diversi adepti, che abbiamo anche descritto tra le testimonianze raccolte dal bagnino due anni or sono.

Altra curiosità sono gli abituali clienti, a cui possiamo aggiungere gli utilizzatori dei massaggi, a loro volta vietati anche da un’ordinanza comunale.

Due anni fa erano stati messi in circolazione cartoncini a colori per avvertire i cittadini-turisti che non è consentita l’attività di estetista-ambulante.

Qualcuno sostiene che per i “massaggiatori” o “massaggiatrici” non possono essere utilizzati i vigili urbani, ma solo gli uomini della Capitaneria, tra l’altro, assenti dal litorale almeno quella mattina.

Come documentano le foto, abbiamo ripresa una coppia al “lavoro”, uno accanto all’altro. Nuovo metodo di lavoro?

E, curiosità davvero “provocatoria”: se uno dice, anche scherzando: “Sono un leghista, non vogliamo…”. Risposta: <Bravo, bravo, io con te amico Lega, sconto particolare. Sconto per Lega amico>.

Ma chi sono i cittadini-bagnanti che ricorrono con più frequenza (parliamo di percentuali approssimative) ai massaggi e agli acquisti di merce “firmata”?

Se qualcuno vuole togliersi la soddisfazione osservi. Sono persone che leggono “Libero” e Il Giornale. Pochi La Stampa e Il Corriere. Se poi riuscite, da turisti, ad intavolare il discorso, ascolterete: <Questi poveretti devono pur vivere…>. Oppure <Fanno ottimi massaggi, sono bravi, li conoscono da alcuni anni… a dieci euro, quando vai in città ti chiedono 30-50 euro…>.

Sì ma non è vietato? Risposta: <I primi in Italia a violare la legge sono i comunisti, gli operai delle fabbriche col doppio lavoro, gli sfaticati negli uffici pubblici…>.

Può darsi, il tema è capire per quale ragione non sia possibile prevenire (anziché reprimere) il fenomeno del dilagare sulla spiaggia alassina.

Diciamo, ad esempio, una più significativa e costante presenza in divisa che finirebbe per scoraggiare. La fase successiva dei sequestri farà crescere la statistica, farà notizia, ma la resa finale è quella che offre la situazione.

Ogni cinque minuti, anche meno, il bagnante viene avvicinato da chi “offre”, propone, insiste, persiste, ti sta davanti.

Bagnini e titolari di bagni appaiono, a loro volta, rassegnati. Non fanno storie. Preferiscono girarsi dall’altra parte. L’insistenza con cui propongono la merce, il servizio massaggi, non è piacevole. Non è rilassante dover rispondere dieci, venti volte “no grazie”.  

Ad Alassio non molti anni fa era esplosa una clamorosa protesta. Si era fatto parte diligente un cittadino, Fabio Lucchini.  C’era stata una raccolta di firme di commercianti, esercenti, albergatori. A distanza di mesi rileggersi alcune prese di posizione  può fare giustizia di cosa significhi l’insulto gratuito solo per avere il coraggio di rendere pubblico ciò che altri invece ritengono di mettere a tacere, o con la sordina. O di addolcire con le dovute maniere.

Del resto Trucioli Savonesi ha portato alla ribalta (seguito dai giornali, una volta tanto) l’impennata di negozi, anche nelle zone centrali, di proprietà di cittadini asiatici che vengono a prezzi “imbattibili”. Merce da uno a cinque euro.

Il fenomeno si arricchisce di novità. Alcuni ambulanti da spiaggia - Alassio compresa – sono stati visti uscire da questi locali. Fanno dunque da magazzino per poveri disperati? In altre circostanze c’è chi ha segnalato che la Finanza ha elevato verbali ai gestori e che nell’arco di 48 ore, arrivano nuovi titolari.

Tutti spesso vittime di “organizzazioni” che al limite della legge si prestano alla compravendita della licenza, contratti di affitto (sempre salati). Chi sono i proprietari degli immobili? I comuni perché non segnalano immediatamente i dati in loro possesso alla Guardia di Finanza? Chi ci specula non sono soltanto organizzazioni criminali straniere, ci sono italiani, vivono nelle nostre città, si conosce nome e cognome. Da chi sono protetti, se possono tranquillamente fare i “mercanti” di attività commerciali di cui i cittadini vedono i risultati?