Alassio resta la
“capitale” preferita. Ogni cinque minuti un’offerta. Perché?
Massaggi cinesi (con sconti)
Boom di “tarocchi” tra le sdraio
Chi sono i protagonisti
e chi ne usufruisce. Leggono “Libero” e “Il Giornale”
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Alassio
–
C’è chi assicura che la “piaga” dei vu’ cumprà, in pieno sviluppo con la
stagione balneare, quest’anno sia in lieve
diminuzione. Un buon segno soprattutto per un
più incisivo impegno dei carabinieri. Non
disponiamo, tuttavia, di dati specifici.
Trucioli
Savonesi aveva fatto un reportage, due estati
fa, dalla spiaggia alassina, raccogliendo
l’utilissima testimonianza di un bagnino che,
ovviamente, non credeva di parlare con un
cronista. Confidenze a ruota libera, facilmente
riscontrabili.
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Per
documentare solo in piccola parte ciò che
abbiamo visto. Dalle 10 alle 12,30, abbiamo
contato l’alternarsi di 16 “vu cumprà”, in
particolare alcuni volti noti, abituès del
passato. Molto riforniti. Sicuri del fatto loro.
Due gli
aspetti che emergono con maggiore evidenza: la
costante e sfacciata presenza di borse e altra
pelletteria con marchi prestigiosi, chiaramente
contraffatti. Un mercato, almeno quello
“taroccato”, che è una palese sfida ad ogni
regola.
Perché
pazienza vendere chincaglieria varia, ben più
grave è spacciare merce ai danni di aziende e
dell’intera filiera che commercializza i
prodotti. Una sfida palese e sfacciata alla
legalità di quei commercianti che devono
rispettare la civile convivenza.
Tra
l’altro molti dei protagonisti di questo
commercio sono gli stessi che resistono ormai da
anni sulla spiaggia alassina. Si tratta di una
famiglia patriarcale marocchina, con diversi
adepti, che abbiamo anche descritto tra le
testimonianze raccolte dal bagnino due anni or
sono.
Altra
curiosità sono gli abituali clienti, a cui
possiamo aggiungere gli utilizzatori dei
massaggi, a loro volta vietati anche da
un’ordinanza comunale.
Due anni
fa erano stati messi in circolazione cartoncini
a colori per avvertire i cittadini-turisti che
non è
consentita l’attività di estetista-ambulante.
Qualcuno
sostiene che per i “massaggiatori” o
“massaggiatrici” non possono essere utilizzati i
vigili urbani, ma solo gli uomini della
Capitaneria, tra l’altro, assenti dal litorale
almeno quella mattina.
Come
documentano le foto, abbiamo ripresa una coppia
al “lavoro”, uno accanto all’altro. Nuovo metodo
di lavoro? |
Ma chi
sono i cittadini-bagnanti che ricorrono con più
frequenza (parliamo di percentuali
approssimative) ai massaggi e agli acquisti di
merce “firmata”? |
Sì ma
non è vietato? Risposta: <I primi in Italia a
violare la legge sono i comunisti, gli operai
delle fabbriche col doppio lavoro, gli sfaticati
negli uffici pubblici…>.
Può
darsi, il tema è capire per quale ragione non
sia possibile prevenire (anziché reprimere) il
fenomeno del dilagare sulla spiaggia alassina.
Diciamo,
ad esempio, una più significativa e costante
presenza in divisa che finirebbe per
scoraggiare. La fase successiva dei sequestri
farà crescere la statistica, farà notizia, ma la
resa finale è quella che offre la situazione.
Ogni
cinque minuti, anche meno, il bagnante viene
avvicinato da chi “offre”, propone, insiste,
persiste, ti sta davanti.
Bagnini
e titolari di bagni appaiono, a loro volta,
rassegnati. Non fanno storie. Preferiscono
girarsi dall’altra parte. L’insistenza con cui
propongono la merce, il servizio massaggi, non è
piacevole. Non è rilassante dover rispondere
dieci, venti volte “no grazie”.
Ad
Alassio non molti anni fa era esplosa una
clamorosa protesta. Si era fatto parte diligente
un cittadino,
Fabio
Lucchini. C’era
stata una raccolta di firme di commercianti,
esercenti, albergatori. A distanza di mesi
rileggersi alcune prese di posizione
può fare
giustizia di cosa significhi l’insulto gratuito
solo per avere il coraggio di rendere pubblico
ciò che altri invece ritengono di mettere a
tacere, o con la sordina. O di addolcire con le
dovute maniere.
Del
resto
Trucioli Savonesi ha portato alla ribalta
(seguito dai giornali, una volta tanto)
l’impennata di negozi, anche nelle zone
centrali, di proprietà di cittadini asiatici che
vengono a prezzi “imbattibili”. Merce da uno a
cinque euro.
Il
fenomeno si arricchisce di novità. Alcuni
ambulanti da spiaggia - Alassio compresa – sono
stati visti uscire da questi locali. Fanno
dunque da magazzino per poveri disperati? In
altre circostanze c’è chi ha segnalato che la
Finanza ha elevato verbali ai gestori e che
nell’arco di 48 ore, arrivano nuovi titolari.
Tutti spesso vittime di “organizzazioni” che al
limite della legge si prestano alla
compravendita della licenza, contratti di
affitto (sempre salati). Chi sono i proprietari
degli immobili? I comuni perché non segnalano
immediatamente i dati in loro possesso alla
Guardia di Finanza? Chi ci specula non sono
soltanto organizzazioni criminali straniere, ci
sono italiani, vivono nelle nostre città, si
conosce nome e cognome. Da chi sono protetti, se
possono tranquillamente fare i “mercanti” di
attività commerciali di cui i cittadini vedono i
risultati?
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