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Filippo Bonfiglietti, ingegnere, scrittore, esperto di marketing, villeggiante per caso

I tesori di Ormea in un libro-sorpresa

<Ma la Francia deve pagare i danni…>

Il grazie del sindaco Benzo: <Primo impegno? Fermare il degrado>. La distruzione della Fortezza. Chi era Giorgio Il Nano? I 100 piloni, le 39 chiesette, le 10 frazioni, la zona carsica più importante d’Europa. I turisti non finirebbero nel bluff mediatico di Serborga


L'ingegner Filippo Bonfiglietti (microfono in mano) durante la presentazione del libro, dietro di lui l'editore

Ormea – Villeggiante per caso, uomo di marketing, già dirigente industriale, scrittore per hobby. Non ha dubbi. Ormea ha un patrimonio storico e soprattutto ambientale che dovrebbero proiettarla nel firmamento della località italiane più frequentate, prestigiose, conosciute. Basti pensare alla zona carsica, considerata tra le più importanti d’Europa, forse al mondo. Le Alpi, quassù, hanno caratteristiche simili al fascino delle Dolomiti, una delle meraviglie dell’Universo.

Lui, Filippo Bonfiglietti, ingegnere di origine romana, cittadino di Loano, dal 2007 “turista” ad Ormea, ha iniziato a fare la sua parte. Ha dato alle stampe un libro-documento. Venerdì sera l’ha presentato ad un pubblico attento, interessato, che non ha risparmiato applausi. Un esordio felice.

Presente Gianfranco Benzo, fresco di elezione a primo cittadino, con 721 voti (59,19%), richiamato al capezzale di uno dei tanti paesi del nostro martoriato entroterra (per via dello spopolamento, dell’abbandono, dell’assenza del miracolo economico). Era già stato sindaco (anni ’80) per due legislature nella “roccaforte rossa” dell’alta Val Tanaro. Non è un “compagno”. L’esperienza non gli manca.

Bonfiglietti, l’autore di “Qualcosa in più Ormea” (titolo del libro dato alle stampe da L’Arciere, editore di montagna) ha illustrato, descritto, approfondito, commentato, con un linguaggio semplice, chiaro, efficace.

Ormea è una “miniera” da valorizzare, da promuovere, deve rigenerarsi, sfruttare al meglio (e non solo a parole) le sue risorse.

Bonfiglietti, con l’abituale franchezza, è stato a tratti anche tagliente, provocatore, fustigatore. Si è immedesimato, ha indossato la cittadinanza, le attese, il futuro delle giovani generazioni. Almeno loro potranno beneficiare del “Risorgimento”.

<Un esempio significativo. In televisione, suoi giornali nazionali, sui rotocalchi si sono susseguiti servizi, illustrazioni, racconti di un paese che si chiama Seborga, in provincia di Imperia. L’ho visitato, l’ho “scrutato”. Sono arrivato alla conclusione che è un grande bluff mediatico, non ha nulla di pregio sotto il profilo architettonico e storico, neppure culinario. Non sono qui per disprezzare nessuno – ha proseguito Bonfiglietti  -, ma questo vostro paese, le sue eccezionali e disabitate frazioni, il suo centinaio di antichi piloni che non devono andare in malora come accade, le 39 chiese, cappelle, cappellette, un monte come l’Armetta che si può raggiungere in auto e dalla sua vetta si vede l’Isola d’Elba, un paese con una castello-fortezza del 1628, una chiesa con la più antica pittura gotica del Piemonte…. Ecco con questo e tanto altro lasciatami dire,e cari ormeesi o ormeaschi, è un delitto  non attirare il turismo, benessere, non farsi conoscere, essere ignorati…>.


Il neo sindaco di Ormea, Gianfranco Benzo, durante la serata

Il libro-informazione, storia, proposte, guida, documenta buona parte dell’immenso tesoro in 94 pagine, 12 piantine, 92 foto, descrive tutto il fascino di un luogo davvero poco valorizzato. Cartoline e depliant non bastano a raccontare ciò che si trova.

Lo scrittore-ingegnere, innamorato, dopo aver girato e conosciuto il mondo per lavoro, rimasto “folgorato sulla via di Ormea”, illustra ai presenti anche una scoperta inedita. 

<Non sono qui per scoop – ha rimarcato Bonfiglietti – , ad Ormea ha vissuto un personaggio importante e dimenticato che ha dominato il paese. Si tratta di Giorgio 2°, detto Il Nano.

Ha vissuto nel Duecento, non sono riuscito a trovare un suo ritratto, nonostante abbia bussato molte porte nell’intero Piemonte. Dalle mie ricerche- deduzioni posso concludere che si trattava di una persona molta valida, seppure aggressiva e cattiva…>.

Tra le altre grandi sorprese del turista Bonfiglietti in terra di Ormea, c’è il patrimonio di grotte. Ad iniziare da quella dell’Orso.

Ormea culla di storia. Con Aleramo, prima dell’anno mille, capostipite dei Marchesi di Ceva, poi Del Carretto.

Ad Ormea, un avvenimento ai più ignorato, sottovalutato:  Andrea Massena responsabile di aver distrutto e dato alle fiamme il castello-fortezza.

E ancora, Filippo Buonarotti al quale i francesi,  nel 1794, dopo aver devastato la Val Tanaro,  affidarono Oneglia, Ormea, Pontedassio, Loano, Borgomaro, Stellanello, Prelà e Dolceacqua. Poi Buonarotti discendente della famiglia di Michelangelo.

Altro personaggio che ha scritto il suo nome nella storia di Ormea, siamo al 1722, è stato Alessandro Marcello Vincenzo Ferrero conte di Roasio. A lui si deve la creazione del lanificio. Il più importante dell’epoca. Dava lavoro a mille persone.

Nelle conclusioni finali Filippo Bonfiglietti ha focalizzato alcune considerazioni-riflessioni-proposte.

Ha ringraziato chi gli ha dato una mano nell’arricchire l’affresco editoriale: Matteo Fossati, Roberto Pockaj, Ivo Dossena.

Ha accennato ai ritardi all’italiana, tipo il tunnel che doveva sbucare a Cantarana, accumulando decenni di rinvii (se ne parlava già prima degli anni ’80 e per bene che vada forse potrebbe venire alla luce tra un decennio). L’opera consentirebbe la fruizione mare-montagna in meno di mezzora d’auto. Ha proposto iniziative efficaci per valorizzare le frazioni: <Si mettano in vendita le rovine, si obblighi chi acquista a rispettare una tabella di ricostruzione, mantenendo  le caratteristiche dei luoghi, della storia. C’è l’esempio della frazione Barchi, piccola e viva colonia di tedeschi>.

Tra gli stimoli della serata, c’è spazio per una provocazione: <Cari amici mi chiedo per quale ragione Gheddafi chiede ed ottiene i danni per le distruzioni di guerra e l’Italia paga, in Etiopia l’Italia ha ricostruito e riconsegnato l’obelisco, vicende di un secolo fa. Perché Ormea non può pretendere dalla Francia i danni, la ricostruzione del suo castello, simbolo del paese e della storia, visto che i francesi sono diretti  responsabili della distruzione? Si vada, se il caso, davanti alla Corte dell’Aia, a Strasburgo; insomma non vedo perché altri sì, Ormea no>.

Ha concluso, stringato e conciso, il neo sindaco Benzo: <Ho fiducia che nel gruppo di giovani che si sono messi in campo, il rinnovamento ha come primo obiettivo fermare il degrado di Ormea. In passato abbiamo fatto degli errori, ma non si risolvono rinvangando. Non serve. Semmai farne tesoro. Abbiamo le idee chiare e ci muoveremo con grande determinazione>.

Bonfiglietti: <Caro sindaco, mi lasci dire. Ormea ha una grandissima fortuna, non è stata rovinata dal cemento. Qualche bruttura si poteva evitare, ma è rimasta zona vergine. E a chi mi rimprovera di non aver ancora scritto un libro su Loano, sulla falsariga del lavoro svolto ad Ormea, rispondo che quella città- simbolo dei Doria, un tempo bellissima, è stata devastata da uno sviluppo  edilizio-urbanistico indecente, diciamo rovinata. E quello che poteva essere un ultimo volano, quale il porto, si è trasformato in mostro. Cosa dovrei scrivere per promuovere Loano,  fare un falso?>.

E’  tardi quando il “padrone di casa”, Gian Paolo Minasso, presidente della Pro Loco, spegne le luci dell’ospitale salone della “società operaia”.

Già, ma quanti sanno che ad Ormea aveva acquistato una villa e stabilito la dimora il primo ministro polacco Lubonirski, fine anni trenta. Ora l’immobile appartiene ad una famiglia alassina, origini a Pieve di Teco. E pare sia in vendita.

L. Cor.