L’opinione/
Dai tempi di Teardo a S. Stefano al Mare con Macchiavelli, ai nostri giorni…
Commistione politica-imprese (inchieste)
Scontro Burlando-Biasotti (stessa medaglia)
Riflessioni per tre episodi con il clamore delle vicende genovesi. Ma anche il
“caso Vado”. Le conseguenze della deindustrializzazione, cementificazione e
speculazione edilizia
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Tre avvenimenti,
diversissimi tra loro e non confrontabili se non
per un filo sottile che li lega, sono apparsi i
più importanti, nel corso di questi ultimi
giorni, nel panorama politico della Liguria.
Ci riferiamo alla notizie
di una inchiesta aperta su appalti a Genova,
relativi essenzialmente alla bonifica di aree
industriali dismesse; alla bocciatura, avvenuta
in Consiglio Comunale del piano di
cementificazione del
Lido di Genova presentato dalla Giunta di sinistra; al
risultato elettorale di
Vado, dove il
PD ha perso l'amministrazione del Comune essenzialmente
attorno ad una “single issue” legata al governo
del territorio, qual'è – in definitiva – la
vicenda legata alla piattaforma
Maersk. |
Tutto da verificare, ma
già visto.
Anche il terreno sul quale
l'inchiesta si muove appare già abbondantemente
disossato: la deindustrializzazione che, in
Liguria, ha significato quasi sempre
cementificazione e speculazione edilizia.
Il secondo caso, quello
della bocciatura da parte del Consiglio Comunale
di Genova del piano di ristrutturazione di una
zona di gran pregio come quella del
Lido, appare come un evento più
“propriamente politico”, quasi una trappola tesa
dalla minoranza di centrodestra alla maggioranza
attorno ad un “oggetto del contendere” che,
vogliamo dirlo con grande franchezza, potrebbe
risultare, dal punto di vista dei contenuti,
assolutamente interscambiabile tra gli
schieramenti. |
![]() Il neo sindaco di Vado Caviglia e la vicesindaco Franca Guelfi (foto il Ponente) |
In ultimo il caso di
Vado Ligure, laddove una
mobilitazione popolare dal basso ha scalzato un
potere locale che appariva eterno, radicato, in
grado di raccogliere consensi comunque (i
segnali premonitori, comunque, c'erano già stati
e la vicenda del rovesciamento del risultato di
un referendum popolare aveva rappresentato
chiaramente l'indicazione di una vera e propria
“difficoltà democratica”. Quanto alla nuova
amministrazione, frutto di un intreccio inedito
tra appartenenze partitiche – più o meno
palesate - e trasformazione elettorale di un
movimento, sarà interessante vederla alla prova
su due terreni, quello della complessità delle
esigenze politico – amministrative, e della
necessità di mediazione). |
Tre avvenimenti diversi,
collegati da cosa?
Il tema di fondo è quello
del governo e della disponibilità del
territorio: governo del territorio che non può
più realizzarsi semplicemente attraverso il
connubio tra amministrazioni ed imprese, come
nel caso delle bonifiche industriali;
disponibilità del territorio che necessita di un
dato di consenso da parte dei cittadini che si
misura ben oltre l'elemento della
rappresentatività all'interno dei consessi
elettivi (nel caso del
Lido di Genova, infatti, si era manifestata una forte
contrarietà da parte dei residenti, cui si sono
collegati i consiglieri di
IDV e del centrodestra; nel caso di
Vado Ligure,
invece, il discorso si è rovesciato: il
movimento dei cittadini si è agganciato a
presenze istituzionali, trasformandosi in
partito.
Ricordo a questo proposito
che per i movimenti, che pure continuano a
chiamarsi tali, il passaggio elettorale è
decisivo: compiuto quel salto, la logica diventa
quella del partito, si tratta di una legge
ineludibile della scienza politica).
Riassumendo, infine:
governo e disponibilità del territorio hanno
bisogno, oggi, di elementi ben diversi dal
passato per essere esercitati all'altezza delle
esigenze dei cittadini.
Nel caso della
Liguria il livello di
cementificazione ha ormai passato il segno ed è
oggetto di un grado di sensibilità dell'opinione
pubblica , per fortuna, molto alta: non si
tratta soltanto di cementificazione destinata
all'edilizia privata (come è stato in tanti casi
ma, in particolare della centralità degli
“ecomostri” che hanno caratterizzato l'assalto
al territorio di Savona: assalto che non è
ancora terminato se pensiamo, soltanto per fare
un esempio, al futuribile grattacielo in mezzo
al mare, targato
Fuksas), ma anche di quella relativa
agli insediamenti industriali (come nel caso
Maersk e come sarà, molto presto, nel caso del trasferimento
della
Piaggio da
Finale
e Villanova d'Albenga).
Governo e disponibilità
del territorio rappresenteranno i punti
“centrali” dello scontro che si profila per il
2010 alle elezioni regionali.
Questo
non accadrà soltanto in
Liguria, ed è per questa ragione che mi rivolgo a tutti,
anche al di fuori dalla nostra regione, perchè
questa contraddizione sia vista nella sua
interezza , sia considerata prioritaria,
costituisca motivo e ragione di assunzione di
responsabilità politica, come non è accaduto in
Liguria, laddove, a sinistra,
Rifondazione
e Verdi hanno continuato a stare
nelle giunte o a sostenere maggioranze, proprio
come quella regionale, protagoniste nei processi
di governo e di disponibilità del territorio
negativi, del tipo di quelli che si sta cercando
di denunciare. Una ambiguità opportunistica,
quella di
Rifondazione Comunista e Verdi che deve far riflettere tutti.
Egualmente,
per restare in Liguria, la prima impressione è
che ridurre il tutto al solito scontro
Burlando – Biasotti, due facce della stessa medaglia, appare
assolutamente riduttivo della complessità della
situazione ligure attorno alla contraddizione
del territorio, del suo uso, delle prospettive
di governo, delle idee necessarie per la sua
difesa e per lo sviluppo dell'economia e delle
condizioni di vivibilità.
Ragionando in forma
collettiva sulle inchieste della Magistratura,
sui sommovimenti istituzionali, sulle sorprese
elettorali sarà il caso, allora,
di aprire già il dibattito proprio della
scadenza elettorale che ci aspetta tra, più o
meno, dodici mesi.
Savona,
19 Giugno 2009
Franco Astengo
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