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Rottamare la città per costruire il bello!

Cosa c’è da rottamare ad Albenga ?

  Da AGENDA 21 inviato da Carlo Tonarelli

Piazza Pulita: rottamare le città per costruire il bello” è il titolo del convegno che si terrà oggi a Milano nell’ambito dell’Eire, Expo Italia Real Estate, scippando lo slogan all’Audis, associazione aree urbane dimesse,  e che da diversi anni cerca di far emergere questo tema. Nel convegno si parlerà principalmente di aree dimesse, in particolari sedi militari e non tanto di come ridisegnare il volto delle città partendo dall’idea di riqualificare (magari anche rottamando) alcuni quartieri per creare insediamenti abitativi più rispondenti alle esigenze attuali, a partire da una maggiore sostenibilità ambientale, energetica e sociale.
E che non è certo quella delle continue nuove costruzioni che sorgono ormai come escrescenze delle città e che oltre a consumare territorio, determinano problemi di urbanizzazione, e quindi mancanza di servizi, cui troppo spesso le amministrazioni non riescono o non sanno far fronte.
Una tendenza che sembrerebbe arrestarsi secondo i dati diffusi dall’osservatorio immobiliare dell’agenzia del territorio (Omi) che rivela in un suo rapporto un calo delle nuove abitazioni iscritte al catasto del 29,2% come dato medio, ma con picchi che raggiungono il 34% (rispetto al 2007) nei comuni di piccole dimensioni.
Dati la cui attendibilità è messa in forse sia dall’Ance, che comunque dichiara di non avere dati a disposizione, sia da Assoedilizia che li dimezza, portando le stime del calo delle nuove costruzioni (ovvero quelle pronte per essere vendute) ad un -14%. Comunque sia l’input che arriva anche come manovra anticiclica per affrontare la fase recessiva dell’economia è quello a costruire nuove abitazioni, come il lancio del piano casa del governo, ancora nei fatti non varato, ben raffigura.
Quando invece l’abitato che potrebbe essere recuperato è tanto e riconvertire l’esistente oltre a ridisegnare le città esteticamente e verso una migliore qualità del vivere, potrebbe offrire l’occasione per trasformare le città «da idrovore di energia a luoghi di risparmio energetico» come ha dichiarato Roberto D’Agostino presidente di Audis, in una intervista al sole 24 ore di qualche giorno fa.«Vi sono diversi quartieri costruiti negli anni che vanno dal 50 al 70, che non rispondono più alle attuali esigenze abitative e che vengono abbandonati, con il rischio di creare dei buchi all’interno delle città» ci ha detto Marina Dragotto, coordinatrice dell’associazione per le aree urbane dismesse «aree che si ripopolano grazie alle comunità di immigrati che garantiscono che queste aree delle città non diventino fantasma, ma che perdono la struttura sociale originaria. Questo vuol dire cambiare le città ed è un tema su cui vale la pena riflettere».
Un’ occasione persa con il piano casa?
«Il piano casa, almeno nella prima uscita, è tutto lasciato sulle spalle di privati e finirà per privilegiare chi ha la casa singola, non certo chi abita in un condominio. E gran parte delle aree che andrebbero rottamate per poi riqualificarne sono proprio i quartieri residenziali dove esiste una proprietà privata molto parcellizzata e dove è difficile intervenire senza un intervento del pubblico che faccia da garante. Servono strumenti, capacità di ridisegnare e un obiettivo. Le Regioni stanno riflettendo su questo, a parte il Veneto, e spesso il motivo per cui i piani regionali non sono ancora usciti è perché si stanno interrogando su come mettere mano a questi nodi. L’Emilia Romagna, ad esempio, sta cercando di capire proprio questo».
Quindi servono indirizzi e incentivi da parte pubblica per riqualificare le città?
«Sì , strumenti, indirizzi e incentivi oltre ad un obiettivo e alla volontà. L’Olanda, si è data l’obiettivo di riportare un milione di persone a vivere in città, ma anche la Francia e l’Inghilterra si stanno muovendo per riportare grandi masse di popolazione a vivere nelle città e si stanno attrezzando per raggiungerli».