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Silenzio, si (non) vota

 

di Milena Debenedetti

 

Per prima cosa mi devo scusare, ho mancato un appuntamento. Avevo promesso di parlare di cose concrete e propositive, e invece ho  saltato. Ora è tardi.

 D'altra parte non sono un politico. E se lo fossi neanche mi scuserei, è la regola quella di menare il can per l'aia quando si deve arrivare al dunque. 

Pazienza, vuol dire che ho perso un'occasione di convincere quegli eventuali astensionisti. Del resto, non ero certo io, povera untorella, a spostare gli equilibri.

Anche perché per quei discorsi, quelli che avevo in mente, ci vuole tempo. Tempo per condurli come si deve, tempo per organizzarli, tempo per farli conoscere e magari per ottenere consenso.

 

Le forze che intuisco, in cui spero, che iniziano ad averli ben chiari in mente, in queste elezioni sono qua e là, in piccoli gruppi, in ordine sparso. Gruppi di consapevolezza e buona volontà.

 

Speriamo nel futuro, perché il presente è buio assai. Ma sono fiduciosa: se solo si innesca una scintilla di cambiamento da qualche parte, la diffusione sarà velocissima, il terreno è  fertile.

D'altra parte, questo vale anche all'opposto: se si precipita lungo una certa china di oscurantismo, sarà un tuffo, un attimo, e la risalita lenta e faticosa.

 

Come vedete, sto proprio menando il can per l'aia anch'io, questa volta, e spargendo vaghezza.

 

Il fatto è che mentre leggerete, se leggerete, queste righe, si sarà in piena votazione, e io, al contrario di altri che non si peritano di diffondere dati scorretti e invadere ogni spazio, anche quelli altrui, preferisco rispettare il doveroso silenzio.

 

Ricordando solo ai potenziali astensionisti di pensarci bene, di riflettere, perché è provato che l'astensione non serve a niente, favorisce solo i più forti.

 

Se questi più forti per voi sono tutti uguali, se non esistono alternative con un minimo di attrattiva o di fiducia, allora, che dirvi, non votate.

 

Ma se i presumibili più forti sono anche quelli che suscitano in voi maggiore  preoccupazione e ostilità, allora, pensateci bene: non votare è come votare per loro, è favorirli e lasciargli la strada spianata. Poi non lamentatevi, allora, delle conseguenze.

 

Siamo al bivio: o si inizia, appena appena, a cambiare, o si sprofonda.

 

Vedete voi. Ciascuno si guardi dentro. E lasciate perdere le baggianate sul “voto utile”. Una nuova invenzione per confondere le idee.

 

Qualsiasi voto è utile, quando è espressione di pensiero e di consapevolezza, quando è ragionato e fondato.

 

Votiamo dunque, o non votiamo. Ma con coscienza.

 

Ho il terrore, e non ancora la rassegnazione, al pensiero di ciò di cui discuteremo fra pochi giorni, della situazione che ci troveremo ad affrontare.

 

Nella mente ho il discorso di Obama al Cairo, bellissimo, da non crederci. Una svolta epocale.

E quanto poco è stato diffuso dalle nostre tv, in tutt'altre faccende affaccendate, dai pettegolezzi agli aerei caduti.

 

Ecco, il nuovo mondo, il mondo che si affaccia, quanto positivo non si sa, ma comunque nuovo e diverso, è lì. Lontanissimo da noi.

 

Proviamo a raggiungerlo, invece di continuare ad  andare alla deriva.  

 

 

Milena Debenedetti 

 

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