versione stampabile Prima parte
By J. Bochaca
(brani proposti da Marco G. Pellifroni)
![]() |
[…] Nell'immediatezza dell'applicazione il sistema appare efficace. L'euforia generale maschera la rapina collettiva che si è perpetrata. I beneficiari del credito bancario hanno avuto modo di produrre nuova ricchezza, il commercio arriva al settimo cielo e si è conseguita la piena occupazione. Ogni qual volta un prestito viene restituito - con tanto di interessi - la banca si affretta a riconcederlo. I dieci miliardi di lire che sono stati rovesciati sul mercato hanno provocato il classico "boom". |
I prezzi salgono verticalmente mentre ogni
specie di prodotto alletta i compratori. Ma
l'aumento dei prezzi può continuare solo a
condizione che continuino anche i prestiti.
Ogni qual volta il banchiere cessa di far
prestiti - cioè di fabbricar danaro - i prezzi
smettono di salire e il mercato si affloscia. La
possibilità di continuare lucrando profitti
sempre maggiori in un mercato rialzista svanisce
allorché il banchiere comincia ad accusare delle
difficoltà. Infatti egli ha
prestato le sue "promesse di pagamento" - o, se
si preferisce, ha aperto crediti per dieci
miliardi di lire. Con il denaro autentico,
liquido, che ha conservato, ha di che soddisfare
pari pari le ordinarie necessità di cassa.
Qualsiasi richiesta straordinaria di fondi può
lasciarlo allo scoperto. Tutti i crediti che
egli ha concesso sono costituiti da assegni
bancari, così come tutte le ricevute che egli ha
rilasciato ai suoi depositanti costituiscono
promesse di pagare in oro e argento (oggidì in
carta moneta, valuta legale dello Stato). Di
conseguenza tanto i suoi depositanti, come i
suoi finanziati - creditori e debitori - possono
esigere oro e argento (o banconote di Stato) per
le obbligazioni che il banchiere ha contratto.
Tutti sono persuasi che ciò che il banchiere
presta loro sia oro o argento (o banconote
emesse dallo Stato), e che si utilizzino i
libretti di assegni bancari a motivo della
praticità e comodità. Però il banchiere sa,
meglio di nessun altro, come le cose non stiano
affatto così.
Egli sa perfettamente di
aver prestato qualcosa che non possiede e come
il suo ingegnoso traffico regga unicamente per
la fiducia di cui esso gode presso i clienti.
Vale a dire: la fede nell'apparente
reversibilità tra metallo e carta (oggigiorno,
tra l'assegno bancario e il danaro da esso
rappresentato). Il suo diabolico affare si fonda
dunque su di un abuso di fiducia, su di una
finzione che deve essere sostenuta a qualsiasi
costo.
Nella situazione descritta, avendo il
banchiere prodotto tutte le promesse di
pagamento che le sue riserve gli permettevano di
emettere (ossia prestiti dieci volte superiori
all'ammontare delle riserve stesse [oggi
fino a 50 volte!]), egli si trova a dover
rifiutare ulteriori prestiti. In realtà il
processo di circolazione fa rifluire nelle casse
della banca una parte notevole dei crediti
emessi, e non come richieste di conversione del
"credito" in denaro legale, ma come pagamento di
prestiti (cambiali, ecc.). Ciò permette una
prosecuzione pressoché illimitata del
funzionamento del sistema creditizio bancario.
Ma il mercato tarda ad adeguarsi alla nuova
situazione: coloro che hanno comprato merci, al
fine di rivenderle, fidando nella
esistenza di danaro in grado di pagarne il
prezzo, o quelli che hanno fabbricato prodotti
con la stessa convinzione, cominciano a rendersi
conto che le loro aspettative non avevano un
concreto fondamento. |
![]() |
Un nuovo fenomeno si manifesta nella congiuntura difficile che si
sta verificando: fintanto che il banchiere
"inventava" sempre maggior quantità di danaro -
insistiamo che per danaro devesi intendere tutto
quanto serva come mezzo di pagamento - e i
prezzi salivano, il danaro cambiava di mano con
facilità. Sia il danaro autentico (metallo
o banconote di Stato), sia, soprattutto, le
celebri "promesse di pagamento" del banchiere
(gli assegni bancari) passavano rapidamente dal
compratore al venditore e da questi alla banca,
da cui veniva in parte prelevato per pagare i
salari, le fatture ecc. Ma ora il discorso
cambia e il denaro sembra sparire,diventare
raro. |
Supponiamo che
Immaginiamoci ora che un ribasso generalizzato dei prezzi metta in
allarme i predetti signori, che si presentano un
bel dì allo sportello di cassa della Banca X,
pretendendo di ritirare i propri depositi, però
in danaro... danaro autentico, vero, banconote
ufficiali; emesse dallo Stato. E supponiamo che
l'allarme, come gia avvenuto migliaia di volte
nella storia dell'avventura bancaria, contagi un
esercito di clienti che si accoderanno davanti
agli sportelli della banca, con la medesima
pretesa. Al pericolo di
insolvibilità da parte della banca, si aggiunge,
causata dallo aumento dei prezzi (inflazione),
la corsa all'acquisto di "beni rifugio", quali
oro, diamanti e immobili che, contrariamente al
danaro, mantengono inalterato il loro valore
relativamente a quello delle altre merci [per gli immobili non è stato così, causa una loro sovrapproduzione
speculativa rispetto alla richiesta]. Tutto
ciò
sottrae ulteriore danaro (questa
volta danaro "reale") al mercato, che così entra
in recessione...
Considerando tali eventualità, tanto facili a verificarsi quanto
minacciose, il banchiere avverte che chiudere il
rubinetto del credito non rappresenta una misura
sufficiente: egli deve quindi cominciare a
premere sui suoi debitori perché si mettano in
regola con le proprie obbligazioni. E così la
direzione della Banca X convoca il sig. Rossi e
lo invita a rimborsare il prestito ottenuto, se
non interamente almeno una fetta sostanziosa. E
il sig. Rossi, facendo pressione sui suoi
debitori - o svendendo malamente il suo
magazzino prodotti - reperirà il danaro
necessario a rimborsare il prestito bancario. I
suoi debitori (clienti, dettaglianti,
concessionari ecc.) si rivolgeranno alla banca e
ritireranno il proprio danaro - sotto forma di
assegni - , con cui salderanno il sig. Rossi che
potrà rimborsare il prestito alla Banca X, la
quale farà sparire le sue "promesse di
pagamento" con un semplice tratto di penna nei
registri contabili.
Applicando ora a un congruo numero di clienti il
trattamento usato al sig. Rossi, la banca si
troverà ad aver concesso prestiti per un volume
soltanto cinque o sei volte superiore ai
depositi, rimanendo insomma al coperto
dall'eventuale assalto provocato dal panico
susseguente alla crisi e alla disoccupazione.
Nel caso di clienti che non siano riusciti a
pagare i propri debiti,
Frederick Soddy, economista inglese, vincitore del
premio Nobel nel
"La facoltà di emettere danaro ha procurato alla banca la
possibilità di realizzare grossi guadagni. Pur
avendo iniziato la loro attività senza soldi
propri, i banchieri sono riusciti a fare di
tutti, indistintamente, dei propri debitori.[
... ]
"Questo danaro nasce ogni qualvolta le banche 'prestano' e sparisce
ogni volta che il prestito viene loro
rimborsato. Di modo che se l'industria tenta di
pagare, il danaro dello Stato sparisce. E'
questo che rende così pericolosa la prosperità,
giacché distrugge il danaro proprio quando è
maggiormente necessario e fa precipitare la
crisi". (Questo naturalmente avverrebbe in una
situazione economica di liberismo perfetto,
senza alcun intervento regolatore da parte di
forze extraeconomiche, governo, ecc.)
E' evidente che quando il banchiere cominciò a
distribuire i suoi prestiti e, conseguentemente,
fece salire i prezzi, ogni compratore si trovò,
di fatto, a pagargli una specie di tributo;
mentre quando il banchiere contrasse i prestiti,
provocando così la caduta dei prezzi, furono i
venditori a dovergli rendere il tributo. E' un
esempio tipico del: "se viene testa, vinco io;
se viene croce, perdi tu". Un esempio, inoltre,
di flagrante disonestà, consistente nel fatto
che Tizio, che cominciò le sue attività con
danaro altrui, s'è tramutato, maneggiando
"danaro astratto", nel maggior proprietario di
beni immobili (case, fondi, fabbriche) e di
danaro (ma danaro concreto, autentico!) di tutta
la città e alla lunga di tutto il Paese.
L'attuale sistema bancario, grazie all'uso degli assegni bancari,
permette ai banchieri di somministrare prima il
"potere di acquisto" ai loro concittadini, per
poi sottrarglielo nel momento in cui ne
avrebbero maggior bisogno. Una subitanea
inondazione del mercato con danaro astratto -
una autentica inflazione - fa salire i prezzi e
aumentare la produzione. Il mercato viene
sommerso da ogni tipo di prodotto e,
conseguentemente, occorre moltissimo danaro per
permetterne l'acquisto (assume fondamentale
importanza tener presente che l'unica funzione
del danaro è di rendere possibile la
distribuzione di beni e servizi). Il repentino
ritiro del denaro in queste circostanze, provoca
necessariamente un'ondata di fallimenti e
bancarotte… e, come conseguenza, disoccupazione
e miseria.
Testo reperibile anche su:
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=4461
(continua sul prossimo numero)
7 giugno 2009
|