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Un lettore rivela la storia paradossale di un corso d’acqua a Borgo Castello

Processo in tribunale all’industriale

Chi ha “violentato” rio Berbena?

<Ho segnalato invano l’udienza ai giornali. Nel letto del fiume, rampe di accesso, cemento, chiusa anche la bialera. E un “divieto di sosta” del Comune…>

Loano – Un “navigatore-lettore” di Trucioli ci ha segnalato. <Il 14 maggio scorso, in tribunale ad Albenga, è iniziato il processo ad uno dei fratelli Percassi, proprietari del castello e parco, tra i big  italiani, con vasti interessi nel settore del commercio; soci di un noto gruppo industriale…; avevo letto proprio sul vostro blog un articolo da Loano…. Un processo delicato e curioso, non mi interessa tanto il personaggio, quanto la vicenda, l’accaduto…ingresso ed occupazione, pare abusivi, di un torrente, conosciuto come rio Berbena, zona di Borgo Castello- Costino…Credevo il giorno dopo di leggere la notizia sui giornali locali, visto che, giustamente, sono soliti informarci anche dei processi per ladri di galline, come si suole dire. Invece niente di niente. Ho telefonato per segnalare…ma aspetto ancora oggi di leggere e di essere richiamato….Se Trucioli, dopo che ho seguito tutto il caso Verzi, la vertenza giudiziaria con i dipendenti  comunali e per ultimo la chiusura del cinema Loanese, vuole interessarsi, vada a fotografare rio Berbena per rendersi conto cosa è accaduto…Grazie se almeno voi informate i loanesi, i cittadini>.

Ci siamo recati ed abbiamo fotografato, ma per ora un paio di aspetti del rio Berbena. Incredibili a dirsi, se non ci fosse la macchina fotografica a documentare. L’alveo di un torrente, descritto in tutti i libri storici di Loano, nella cartine, indicato come il secondo bacino imbrifero dopo quello del Nimbalto, si è trasformato in una strada, a volte a parcheggio, con tanto di cartello comunale di “Divieto di sosta”. A pochi passi dallo storico viadotto dal Castello dei Doria, dal complesso monumentale di Monte Carmelo.

In barba a tutte le leggi sui corsi d’acqua, sul loro rispetto, sul potenziale pericolo in caso di piena ed alluvioni. In barba agli articoli, proprio da Loano, di città che nelle scuole cittadine si tiene “lezioni di legalità”, con dichiarazioni pubbliche, sugli stessi giornali, del sindaco e degli assessori, sulla “cultura della legalità”.

Nel rio Berbena – e ci occuperemo del processo pubblico taciuto ai cittadini come capita da anni, con insistenza, su notizie “sgradite” ai potenti di turno in quel di Loano – si è consumato lo scempio di un torrente violentato. Hanno dapprima abbattuto, come emergono dalle tracce, due ponticelli antichi, a volta. Hanno aperto sul rio dei passaggi che in passato rappresentavano sbocchi di campagna per accedere all’acqua e non passaggi di transito dal torrente ai terreni come accade oggi.

Hanno realizzato (non diciamo a scanso di equivoci che i colpevoli siano i Percassi, solo da pochi anni proprietari del Castello) pavimentazioni, rampe di accesso, ricoperto il letto del corso d’acqua con pietrame, ristretto ed incanalato il decorso dell’acqua stessa, eretto muri e recinzioni.

Il tutto in area con doppi, tripli vincoli. Con competenze di Soprintendenza, Regione, Provincia, Comune. Non ci interessa andare a caccia di chi sia stato, dei colpevoli.

Gli enti pubblici, le forze dell’ordine, ognuna per le sue specifiche competenze, hanno obblighi e doveri in uno Stato democratico, in uno Stato di diritto fino a prova contraria.

Qualcuno che abita nella zona sostiene che l’ex proprietario Max Frey, miliardario svizzero e già “patron del porto”, prima dell’arrivo di Ligresti, avesse aperto un accesso (zona Costino) per rimuovere tronchi di alberi che potevano compromettere il deflusso delle acque. Ora in pochi metri ci sono vari accessi, due rampe per parcheggi e box, ricovero di animali, come documentano le foto.

Per ora sappiamo soltanto che il processo sarebbe nato dall’esposto di un loanese a Comune e Provincia, a seguito del fatto che c’è chi posteggia l’auto nel torrente, pavimentato. E il cittadino abita più a valle, teme rischi di esondazioni.

Cosa che venne scongiurata in una piena di 4-5 anni fa. Insomma gli accessi temporanei sono diventati opere fisse in cemento. Tutte abusive?

Chi le ha autorizzate? Si è condonato dove non si poteva condonare come già accaduto, sempre a Loano? Ci sono condoni fasulli, come già accertato dalla magistratura a seguito di denunce e dell’intervento successivo dei vigili?

Si è perfino realizzato, come dimostra la foto, una fogna pubblica lungo un passaggio pedonale privato, ed è visibile un tubo al piano calpestio.

C’è da chiedersi se Striscia la notizia dell’alassino Antonio Ricci, dopo aver doverosamente descritto le assurdità del Sud, con i suoi ottimi inviati, non ritenga altrettanto utile per l’informazione senza museruola, occuparsi della gesta eroiche ai piedi del Castello di Loano dove è racchiusa gran parte della gloriosa storia locale.  Immobile che risale al XII secolo, col recinto fortificato, per assurgere a residenza dei feudatari con i primi Doria, fino a prendere l’attuale forma nel XVI secolo.  All’epoca dei Fieschi vi abitò anche Santa Caterina Fieschi Adorno. Ultimato dai secondi Doria, con i seminterrati e le costruzioni adiacenti, in parte affittati per opifici e per anni sede della zecca doriesca.

L’intero complesso fu poi venduto da Domenico Doria Pamphili a Giuseppe Rocca, con quasi tutti gli altri beni di Loano (1846). Passò ad altri Rocca e dalla fine del secolo fu dei Carrara che lo “vendettero” alla famiglia Buonguadagno, quindi ai senesi conti Bulgarini, all’editore svizzero Max Frey, la cui figlia Daniela l’ha infine ceduto, nei primi anni duemila, agli industriali bergamaschi Percassi.

Ebbene, proprio a piedi di tanta storia, grazie ad un processo “ignorato dai media”, si scopre che l’illegalità e la deturpazione ambientale, a Loano, non conosce limiti. Invade anche i torrenti ed aree rigorosamente protette. Alla fine deve intervenire il giudice. Mancano solo i carabinieri.