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In un anno perse 115 attività (alberghi e ristoranti) e 181 imprese commerciali

Alassio da scoprire: “volti sconosciuti”

fatti di dati, cifre, statistiche

Attive 267 ditte edilizie, ma turisti stranieri in calo del 4,2%, italiani - 1,51 %

Alassio – Tutto sommato resta la città “regina”, leader del turismo savonese. La più dinamica, vista dall’affollamento. Il suo sindaco “vetrina” è perennemente in gara per “fare spettacolo”, promuovere l’amatissima città natale. Spesso ci riesce, buon gusto e bon-ton a parte non sempre al primo posto.

Le cronache locali e gli “inviati speciali” de Il Secolo XIX ci raccontano le due facce dell’Alassio alle soglie del terzo secolo. C’è chi tifa apertamente per le “belle notizie” (ma a volte bufale, come l’interesse di Maurice Mességué, 88 anni, il “mago mondiale” della salute alle erbe che da anni non esce più di casa, nel lancio-gestione del Grand Hotel, scritto da Barbara Testa), altri danno un “colpo al cerchio e l’altro alla botte”.

Ciò che alla fine conta sono i risultati. Il sindaco Melgrati è tra quelli che non hanno dubbi. La sua “cura” avrebbe portato bene alla stragrande maggioranza degli alassini, gettato le basi per un futuro radioso. E bisogna proseguire sulla strada dello sviluppo. Nel suo studio tecnico i collaboratori lavorano senza sosta. Lui è tra i “progettisti” ponentini più gettonati e ricercati per aver dimostrato “capacità, estro, serietà ed affidabilità”.

Altri pensano che la “farmacia melgratiana” (ovvero i molti “farmacisti” del “nuovo miracolo Alassio”) abbia fatto miracoloni per la ristretta corte. Gente che in pochi anni si è trovata baciata dalla fortuna e dal lavoro, sempre a gonfie vele.

Ma chi meglio degli stessi alassini conosce il vero volto di una città che sente il bisogno impellente di far parlare di se, nel bene e nel male? Loro votano, decidono, seppure a maggioranza.

Negli anni ’70 i riflettori nazionali si accesero per il “giallo-rapimento Berrino”, per il sequestro della piccola Sara Domini Geloso (famiglia di industriali miliardari), per lo “scandalo” e lo sgretolamento dell’impero dei banchieri Galleani, allora la famiglia più facoltosa della provincia con i fratelli Enrico, Ingo e Roberto, eredi del capostipite conte Federico.

Poi il sorprendente arresto della mente della famiglia “Enrico”, trovato in possesso in uno dei suoi box (si fa per dire!) di 60 candelotti di dinamite, proprio mentre stava trattando la vendita della banca all’Ambrosiano di Roberto Calvi, acquirente finale sarà il Banco di Chiavari ed era in corso una verifica rigorosa della Banca d’Italia (capo ispettore dottor Bianchini).


Cesare Lanza

Oggi, almeno, grazie al “conte Melgrati”, Alassio conquista la scena anche per la cronaca rosa, con i provini del suo sindaco in corsa per l’Isola dei Famosi e, notizia dei giorni scorsi, l’invito al reality “La Talpa” di Cesare Lanza, personaggio conosciuto in Liguria per essere stato alla direzione del Secolo XIX, al Lavoro, un bravissimo (allora) giocatore ai “tavoli verdi” dei casinò. Il “collega prediletto” di un altro formidabile appassionato di “roulette”, come Renato Pasquario, tra i più valenti inviati speciali del Decimonono.

Un Cesare Lanza, finito alla corte delle televisioni berlusconiane, che il 25 giugno 1984, raccontava a tutta pagina, su Il Lavoro: <Io, le elezioni, il pancreas e…>. “Una pagina di diario da clinica chirurgica, tra malattia, politica e varie emozioni”. Ed oggi, ad Alassio, con qualche chilo in più, ci racconta come la vita sia bella, da “perfezionista”, quando si diventa davvero noti e registi cinematografici.

Può, infine, accadere che il “volto di Alassio” lo fotografi il giornale della Confindustria (Il Sole 24 Ore) nel suo inserto Liguria-Economie ed imprese. Con argomentazioni documentate come è solito fare l’autorevole quotidiano degli industriali italiani.

Trucioli Savonesi riproduce (vedi….) buona parte della pagina e soprattutto del grafico in cui vengono messi a confronto alcuni stati statistici “ufficiali”.

Cosa emerge di “inedito”, cioè mai pubblicato? Le imprese attive, ad Alassio, nel 2007 erano 2062, a fine 2008 sono scese a 1.575, con un meno 23,6 per cento. Cosi suddivise: nel commercio 612 nel 2007 contro le 431 del 2008; nelle costruzioni edili 275 (2007) contro le 267 (2008), un piccolo saldo negativo del 2,9 %. Alberghi e ristoranti, dove Alassio (nelle residence alberghiere è stata superata da Varazze per una unità)  vede un meno 30,7 per cento, passando da 375 attività (2007) a 260 (2008).

Le presenze turistiche (quelle dichiarate) sono passate in un anno da un milione 04 (nel 2007) ad un milione 02 (nel 2008). Non sappiamo invece a quanto ammonti l’importo medio giornaliero che spendono, ad Alassio, i turisti. Valore importante in ogni seria statistica. Non tanto dunque il numero di presenze, ma la capacità di spesa pro capite, o pro famiglia.

In calo più netto gli stranieri che sono sempre stati, negli anni d’oro, la “manna”, la fortuna dell’economia alassina. Sono stati comunque sostituiti dai palazzinari.

Certamente essere positivi, ottimisti aiuta. Verissimo.

Mentre l’illusione, far credere che col denaro pubblico della promozione regionale o locale si possa salvare il turismo convince assai meno.

Forse un umile esame di coscienza sul “modello di sviluppo” non guasterebbe. Soprattutto l’esigenza di non fare altri danni. Se bastonarci tutti i giorni non serve, autocelebrarsi, ignorando il contesto, non porta da nessuna parte.

Almeno pensando alle tante persone serie che svolgono il loro dovere, con professionalità, spirito di sacrificio ed intraprendenza.

D.C.