Prevedeva un investimento complessivo di 10 milioni di euro, della Samoter srl
di Borghetto
Bocciata in Regione la discarica di Campochiesa
Tutti gli atti ufficiali del provvedimento
Il ricorso del Wwf e le notizie diffuse da Trucioli Savonesi sui protagonisti.
Silenzio in Comune
Albenga |
Albenga - Trucioli aveva pubblicato (vedi...)
la notizia davvero sconosciuta del progetto di
discarica di rifiuti inerti in Regione Morteo di
Albenga. Rivelando tutti i dati ed i nomi.
L'amministrazione comunale ci aveva ignorato,
ovviamente in buona fede. Magari con un po' di
imbarazzo, visto che avevamo anche pubblicato i
nomi (significativi) dell'intero dossier. Nulla
di scandaloso, per carità! Nessun illecito. Ma
non è ben chiaro per quale motivo della
discarica non si è parlato. Piaceva a tutte le
forze politiche ingaune? |
Ai loro rappresentanti in consiglio comunale?
Piccole riflessioni, di un piccolo blog e
qualche sorpresa che può aiutare a capire
leggendo i documenti. Ai cittadini-lettori ogni
valutazione ed ogni giudizio. Per ora non resta
che prendere atto della bocciatura, su proposta
del Comitato tecnico regionale, sezione per la
Valutazione e su proposta dell'assessore
all'Ambiente, ingegner Franco Zunino, di
Rifondazione comunista. Ecco gli atti ufficiali integrali: |
VISTA:
- la legge regionale 30 dicembre 1998, n. 38 “Disciplina della valutazione di impatto ambientale”, ed in particolare:
· l’articolo 2, comma terzo, secondo il quale sono sottoposti alla procedura regionale i progetti di opere e di impianti ricompresi nell’allegato 2, ed il comma 4, che norma la sottoposizione a V.I.A. delle opere ed impianti incluse nell’allegato 3;
· l’articolo 13, comma nono, secondo il quale la Giunta regionale si pronuncia entro trenta giorni dalla conclusione dell’istruttoria, sulla base del parere espresso dal Comitato tecnico regionale per la V.I.A.;
- la deliberazione 26 novembre 1999, n.1415 della Giunta regionale, con la quale sono state approvate le norme tecniche per la procedura di valutazione di impatto ambientale, e la deliberazione 12 luglio 2002, n. 752 della Giunta Regionale, con la quale è stata modificata la precedente;
- in data 18 febbraio 2009 è stata attivata da parte di Samoter srl la procedura di VIA per il progetto di discarica di rifiuti di inerti in località Morteo, frazione Campochiesa, in Comune di Albenga (SV);
- la sezione per la V.I.A. del Comitato Tecnico Regionale per il Territorio, nella seduta del 21 aprile 2009, ha reso, a voti unanimi, parere negativo (voto n. 155/235), di cui al documento allegato, che costituisce parte integrante e sostanziale della presente deliberazione;
RITENUTO di fare proprio il voto n.
155/235
reso dal suddetto Comitato, per le motivazioni ivi
espresse;
SU PROPOSTA dell’Assessore all’Ambiente
Comitato Tecnico
Regionale
Sezione per la
Valutazione d’Impatto Ambientale
Seduta del 21 aprile
2009
Oggetto: Progetto di
discarica di inerti in localita’ morteo, frazione campochiesa
- comune di Albenga (SV) -
Proponente Samoter srl
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Premessa
In data 18 febbraio 2009 è stata
attivata dalla Società Samoter con sede in Borghetto Santo Spirito (SV) la
procedura di Valutazione di Impatto Ambientale per il progetto di discarica di
inerti nella località Morteo, frazione Campochiesa nel Comune di Albenga
(GAUSS-BOAGA 4881300 – 1435400).
L’intervento interessa i terreni distinti a catasto dal foglio 2, particelle n. 80, 117, 118, 119, 141, 164, 165, 166, 167, 205, 209 in parte di proprietà SAMOTER, in parte in disponibilità della stessa.
Si prevede di abbancare in circa 8 anni una volumetria di 800.000 mc di inerti: l’intervento è quindi compreso al punto 11b comma 3 dell’allegato 2 alla l.r. 38/98.
Il progetto è stato illustrato al Comitato VIA in data 17 marzo 2009.
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Quadro programmatico
Il Piano territoriale di coordinamento paesistico della Regione Liguria (PTCP) inquadra il sito per l’Assetto insediativo in ANI-MA, con l’obiettivo di mantenere inalterati i caratteri che definiscono e qualificano la funzione della zona nel contesto paesistico e assicurare una più ampia fruizione collettiva del territorio, un più efficace sfruttamento delle risorse produttive e una più razionale utilizzazione dell’esistente, segnalando la criticità collegata alla realizzazione di nuove strade ed edifici. L’Assetto vegetazionale individua l’area in zona COL-ISS, dove alla componente di coltivazioni viene associato il regime di insediamento sparso di serre, normato dall’art. 60 delle norme di attuazione. Anche in questo caso, l’obiettivo del Piano è quello di assicurare l’evoluzione delle attività umane verso una maggiore efficienza e competitività, nel rispetto delle forme del paesaggio. L’assetto geomorfologico indica la Modificabilità di tipo B per tutto l’areale interessato dall’impianto.
Il PAI del Rio Carenda inquadra l’area in suscettività al dissesto bassa e media.
La zonizzazione urbanistica del Piano Regolatore Generale (PRG) del Comune di Albenga indica l’area interessata dal progetto di discarica come ambito E3 Zona agricola generica per la parte a Nord, e come zona E1 per la porzione sud e centrale, con interferenze sulle zone PU (parco urbano) nell’ambito F2 di Campochiesa per le parti marginali.
Nella zonizzazione acustica del Comune di Albenga l’area in questione è inserita in classe II “area prevalentemente residenziale”. Il sito non è compreso nelle Aree protette della Provincia di Savona ma dista poco meno di 150 m dal SIC 1324910 Monte Acuto – Poggio Grande Rio Torsero. L’area è inoltre soggetta ai vincoli: (i) idrogeologico ai sensi del RD 3267/1923 e (ii) paesistico ambientale ai sensi dell’art. 142, lettera c del D.Lgs. 22 gennaio 2004 n. 42 in quanto ricadente nella fascia di 150 metri da corso d’acqua iscritto.
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Quadro progettuale
Una volta esaurita la capacità di
contenimento della discarica, il sito potrà essere sistemato con la formazione
di muretti in pietra come quelle attualmente presenti.
Come prima operazione si procederà alla regolarizzazione del fondo, rimuovendo i muri di fascia esistenti e creando uno strato a bassa permeabilità mediante l’apporto di limo di cava più o meno miscelato con terreno naturale. Sul fondo e sui fianchi della vasca verrà posato un sistema di drenaggio costituito da tubi forati annegati in materiale grossolano (di provenienza non specificata) che recapiteranno le acque di percolato in una vasca ispezionabile posta al piede della discarica.
Accedendo da una pista esistente, si procederà a: (i) preparare l’area da quota 57 a 64 m slm (la porzione più a valle), profilando, impermeabilizzando e drenando il fondo e i fianchi della vallecola, quindi (ii) formare una massicciata al piede, dietro alla quale (iii) iniziare a riportare il materiale inerte a strati orizzontali rullati e costipati di circa 1 m di spessore.
Il riempimento porterà la quota del
piano campagna, attualmente variabile da 95 a 50 m slm, a quota 108 m slm a
settentrione e 94 m slm nella porzione più meridionale, comportando localmente
l’emersione del rilevato rispetto ai crinali che separano il sito dai rii
limitrofi.
La copertura finale è costituita da: (i) strato superficiale con spessore ≥ 0.5 m finalizzato allo sviluppo delle specie vegetali, fornendo una protezione adeguata contro l’erosione e proteggendo le barriere sottostanti dalle escursioni termiche; (ii) strato drenante con spessore ≥ 0,5 m in grado di impedire la formazione di un battente idraulico; (iii) strato minerale compattato di spessore ≥ 0,5 m e di bassa conducibilità idraulica. L’unica sistemazione finale indicata dal progetto è quella dell’uliveto.
Attualmente l’area è raggiungibile passando attraverso l’abitato di Campochiesa. Il progetto prevede l’adeguamento della sezione di una vicinale sterrata che si sviluppa a SW del nucleo abitato ed il congiungimento con la viabilità a monte di Campochiesa, realizzando un breve tratto di collegamento attraverso un terreno terrazzato e coltivato ad oliveto.
La nuova viabilità potrebbe rappresentare non solo una soluzione al prevedibile aumento di traffico verso il sito di discarica, ma anche un miglioramento dell’accessibilità del territorio a monte del borgo di Campochiesa.
La vicinale sterrata sarebbe di fatto gravata da servitù di pubblico passaggio anche se il suo tracciato non risulta segnato sulla mappa catastale.
Dal momento che la strada attraversa proprietà private, si renderebbe comunque necessaria da parte del Comune di Albenga una dichiarazione di pubblica utilità finalizzata ad acquisire la strada al patrimonio comunale o, in subordine, a garantirne la transitabilità fino ad esaurimento della discarica.
I
documenti di Piano richiesti dall’art. 8 e 9 del D.Lgs. 36/03 appaiono poco
dettagliati. Sotto il profilo ambientale, in particolare, è da segnalare
l’assenza della definizione di una procedura per il controllo delle emissioni in
atmosfera.
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Osservazioni e pareri
Secondo il WWF, il progetto in questione, dovendo obbligatoriamente soggiacere a varianti al PRG in presenza di area percorsa da incendio, è inammissibile.
Il progetto appare in contrasto con il regime di mantenimento del PTCP e viene osservata la presenza di resti di un antico nucleo rurale disabitato dal 1571 ad alcune centinaia di metri.
Rispetto ai criteri del Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti, sarebbero quindi presenti tre fattori penalizzanti e nessun fattore preferenziale.
Le condizioni attuali delle strade di
accesso portano a ritenere che l’ipotesi di 30 + 30 camion giorno sia da
considerare la più favorevole. Più realistico, secondo il WWF, sarebbe un flusso
di 144 viaggi giorno. Detto traffico può incidere sul clima acustico dell’area e
sulla qualità dell’aria. L’ampliamento della strada, inoltre, può comportare una
perdita di habitat nel SIC.
A tale proposito, il WWF ricorda come il sito ricada all’interno dell’areale di diffusione di due specie a grande rischio di estinzione quali il Pelodytes punctatus e il Timon lepidus, oltre alla Rana dalmatina e Hyla meridionalis (allegato IV Dir 92/43/CE).
Non sono pervenuti i pareri del Comune di Albenga e della Provincia di Savona.
L’intervento viene motivato come soluzione alla problematica dell’allocazione dei rifiuti inerti prodotti principalmente da scavi, costruzioni e demolizioni che, allo stato, trovano scarso riutilizzo e vengono spesso abbandonati in maniera incontrollata sul territorio.
Il sito è baricentrico rispetto al ponente della Provincia di Savona e, inoltre, non ricade: (i) in aree individuate ai sensi dell’art. 17, comma 3, lettera m) della legge 18 maggio 1989, n. 183, (ii) all’interno di Siti di importanza comunitaria o Zone a Protezione speciale; (iii) non ricade all’interno delle aree carsiche individuate con l.r. 14/90, distando circa 600 m dall’area SV23.
Si rinvia
alla conferenza dei servizi per l’autorizzazione provinciale per la puntuale
verifica della conformità con il D.Lgs. 36/03 e in particolare la determinazione
del rispetto delle distanze previste da eventuali gasdotti, oleodotti,
elettrodotti e beni militari, nonché per quanto riguarda la compatibilità con lo
SUG comunale.
L’area non è degradata da
risanare e/o da ripristinare sotto il profilo paesaggistico.
Pur non escludendone la presenza, non vengono segnalate opere di presa per approvvigionamento potabile, ma solamente due pozzi irrigui, di cui il più prossimo, pur distando 50 m dal perimetro della discarica, è localizzato a monte dell’impianto.
Il
progetto risulta scarsamente dettagliato: (i) nella definizione delle opere di
contenimento al piede, (ii) nelle modalità di conferimento dei rifiuti, (iii)
nelle quantità delle differenti tipologie di rifiuto che verranno abbancate; (iv)
nel trattamento al quale saranno sottoposti i rifiuti.
a) ARIA E TRAFFICO
Come già anticipato, il Piano di sorveglianza e controllo non
affronta sufficientemente la tematica collegata alla verifica degli impatti
dell’attività di discarica sulla qualità dell’aria, soprattutto, relativamente
alla potenziale ricaduta di polveri nelle aree limitrofe, attualmente
interessate da coltivazioni.
Il SIA non presenta uno studio della dispersione delle
polveri. E’ comunque previsto che, soprattutto con venti da nord, si provveda
all’irrorazione e all’immediata costipazione e rullatura del rifiuto in modo da
ridurre gli effetti del vento.
Si stima un incremento del traffico medio valutabile in 30 veicoli giorno di varia dimensione che, con una buona programmazione dei conferimenti, potrebbe limitare l’incidenza del traffico a meno di 4 veicoli pesanti l’ora.
Detta
stima appare non certo cautelativa, dovendosi considerare che ciascun camion
abbia una portata non inferiore alle 20 t.
b) ACQUA
Il progetto si fa carico di mettere in
atto una serie di accorgimenti per minimizzare l’interferenza della discarica
con le acque superficiali.
Sui fianchi della discarica saranno predisposte due canalizzazioni atte a drenare l’acqua fino ai piedi della discarica stessa dove sarà realizzata da subito una vasca di decantazione (capacità 45 mc). Con l’avanzare della coltivazione verranno realizzate sui fianchi della discarica due ulteriori vasche di sedimentazione con capacità 36 mc ciascuna.
In ogni fase di esecuzione della discarica, verrà predisposto nella parte sommitale del riporto un “canale scolmatore in terra o telo flessibile impermeabile” non meglio precisato, capace di captare le acque superficiali provenienti dalla parte superiore non ancora raggiunta dal rilevato.
Per le acque che percoleranno alla base del rilevato è previsto, come detto, un sistema di drenaggio, mentre il letto della discarica verrà impermeabilizzato creando artificialmente una barriera geologica con permeabilità equivalente a quella di legge, la cui efficacia verrà determinata tramite il sistema di piezometri S1 – S2, posto idrogeologicamente a valle dell’impianto.
Il percolato (di quantità indeterminata) verrà convogliato ad un pozzetto dove potrà essere analizzato con sonde multiparametriche (temperature, Ph, conducibilità, salinità, ossigeno disciolto e potenziale redox). Nel caso in cui la sonda rilevi alterazioni dei parametri rispetto a quelli misurati alle condizioni iniziali e rappresentative di incipiente contaminazione del percolato, si procederà ad analisi chimiche più approfondite e all’allontanamento delle acque dal pozzetto mediante autospurgo senza immetterle nell’ambiente.
Nonostante le precauzioni messe in atto, è stata comunque prodotta un’analisi del rischio causato nello specifico dalla potenziale intersezione del percolato di discarica con la barriera geologica naturale esistente ed i corpi idrici ricettori presenti in loco, con finalità di quantificare, e conseguentemente gestire, i rischi occorrenti alla risorsa acque sotterranee ed ai bersagli umani eventualmente esposti a questa matrice, in termini ambientali ed eventualmente sanitari, nonché di verificare la sua conformità ai parametri ambientali imposti dalla normativa vigente in materia (D.Lgs. 152/06 e ss.mm.ii.).
L’analisi effettuata a livello intermedio (tier 2) della procedura RBCA ha preso in considerazione i percorsi di (A) esposizione dal suolo: (i) ingestione di suolo, (ii) contatto dermico, (iii) inalazione all’aperto di polvere, (iv) vapori all’aperto dal suolo superficiale e (v) vapori all’aperto da suolo; (B) esposizione dalla falda: (i) vapori all’aperto e migrazione della fase disciolta in falda.
L’analisi è stata effettuata ipotizzando: (i) lo smaltimento dei rifiuti inerti direttamente sulla coltre detritica eluviale non rimaneggiata, (ii) la presenza omogenea dei parametri analitici individuati in concentrazione massima su tutta la massa dei rifiuti inerti, (iii) l’assenza di biodegradazione e il mantenimento nel tempo delle concentrazioni originarie di contaminazione.
L’analisi parte da un modello concettuale così formulato: (i) massima superficie priva di impermeabilizzazione con area in pianta di 16.000 mq per un volume omogeneo di inerti pari a 320.000 mc (altezza 20m), (ii) assenza di biogas e formazione di percolato solo quando gli inerti sono sottoposti alle infiltrazioni meteoriche, (iii) flusso di acque subsuperficiali nel materasso di coltre detritica – eluviale di fondovalle, (iii) substrato roccioso a bassa permeabilità con livello saturo a profondità di almeno 45 m dal p.c. (acquifero produttivo all’interno di una fascia limitata di fratturazioni di origine tettonica).
Il modello concettuale individua quindi un primo acquifero con spessore di 2 m e soggiacenza di 3.85 m dalla sorgente sul quale effettuare l’AR, partendo dai limiti di concentrazione per l’accettabilità in discariche di inerti per eluato e composti organici e qualità del suolo conforme alle CSC per siti industriali. Il punto di conformità è stato posto a circa 15 dal piede della discarica. La valutazione del rischio per la falda porta a valori di HI sempre inferiori all’unità.
Le valutazioni di tipo idrogeologico sono supportate da una campagna geognostica che ha previsto la perforazione di 6 sondaggi a rotazione con carotaggio continuo, prove geotecniche in sito e in laboratorio e pozzetti esplorativi uniformemente distribuiti all’interno dell’area di discarica e nell’immediato intorno. I piezometri sono stati monitorati con frequenza settimanale dal 3 settembre al 14 ottobre 2008.
Manca tra gli elaborati un rilevamento strutturale di
campagna che, unitamente agli esiti dei carotaggi, avrebbe permesso il
riconoscimento delle principali strutture che verosimilmente condizionano la
circolazione delle acque all’interno del substrato.
Sulla
base dei dati non si condivide l’ipotesi secondo la quale i deflussi
superficiali siano in rapporto solo ed esclusivamente alle acque di origine
meteorica che cadono direttamente sull’area.
I livelli di falda misurati nei sei piezometri, infatti,
consentono l’identificazione di un acquifero in roccia caratterizzato da
continuità e bassa trasmissività, che, almeno saltuariamente, viene drenato dal
solco che attraversa l’area oggetto dell’intervento.
Il modello concettuale dell’AR appare quindi non condivisibile e la soluzione progettuale prospettata non è coerente con le caratteristiche idrogeologiche dell’area.
c) RUMORE
Il progetto di discarica non è compatibile con la classe
II indicata per l’area dalla zonizzazione acustica comunale.
L’espressione del parere di compatibilità ambientale è pertanto condizionato
alla variante della zonizzazione acustica comunale.
La valutazione del futuro clima acustico è stata effettuata da tecnico abilitato ipotizzando: (i) orario di lavoro dalle 7:30 alle 19:00, (ii) utilizzo giornaliero di 6 ore di un escavatore per movimento terra, (ii) utilizzo giornaliero di 1 rullo compattatore per due ore, (iii) 30 mezzi pesanti giorno con stazionamento in discarica per 10 minuti a motore acceso.
Il rumore residuo è stato misurato in 7 posizioni: (i) all’interno dell’area, (ii) presso l’edificio rurale al servizio della discarica, (iii) presso il futuro cancello d’ingresso alla discarica, (iv) lungo la strada di accesso al sito presso il centro ippico Veirano, (v) lungo la strada di accesso al sito presso l’Azienda agricola il Pitosforo, (vi) all’inizio del previsto tratto di nuova viabilità, (vii) presso il casolare a nord della discarica.
E’ necessario specificare la destinazione d’uso attuale e futura degli edifici limitrofi alla discarica. Sulla base della destinazione d’uso, infatti, potrebbe rendersi necessario ricalcolare i livelli di emissione e di immissione differenziale in corrispondenza dei punti 2 e 7 nelle condizioni più critiche di coltivazione della discarica.
Non si
ritiene accettabile, inoltre, che dal rispetto del limite differenziale
nell'ambiente esterno consegua automaticamente il rispetto del medesimo
nell'ambiente abitativo.
Tuttavia, il livello ambientale previsto in facciata
all’edificio è inferiore a 45 dBA e ciò implicherà la presenza di livelli
ambientali all’interno del medesimo inferiori alle soglie di applicabilità del
criterio differenziale. Infatti, il livello ambientale interno, in condizioni di
finestra aperta, sarà necessariamente inferiore a 50 dBA; in condizioni di
finestra chiusa, assumendo il valore RW = 27 dB per l’indice di
valutazione del potere fonoisolante per infissi a singola lastra di vetro di
spessore 2 mm, sarà ragionevolmente inferiore a 35 dBA.
d) SUOLO E SOTTOSUOLO
L’impatto sul suolo è circoscritto
all’area di discarica e alla nuova viabilità. Sia il materiale lapideo che le
coperture detritiche saranno comunque utilizzate per l’intervento. Il primo sarà
accantonato e riutilizzato a fine coltivazione nel ripristino dell’area (muretti
a secco). Le seconde verranno utilizzate in gran parte come barriera geologica
artificiale, previa compattazione e miscelazione con limi di cava a bassa
permeabilità. Non si prevede la produzione di scarti o residui.
Il progetto non dettaglia sufficientemente e non quantifica
le volumetrie di terreno utilizzato, la provenienza e il quantitativo
dei limi che verranno importati. Della lettura della relazione geologica
non si riscontra la presenza in sito dei “massi di grande dimensione” che
verrebbero utilizzati per la realizzazione della massicciata al piede della
discarica.
Considerate le
attuali condizioni morfologiche e di utilizzo del sito, l’impatto diretto sul
suolo può essere ritenuto compensabile attraverso la completa ed efficace
riqualificazione dell’area a fine coltivazione e il conseguente ritorno alle
pratiche agricole.
In tal senso, non appaiono adeguatamente circostanziate le
modalità con le quali verrà preparato il suolo vegetale che dovrà ospitare
l’uliveto e i tempi e i modi con i quali potranno essere rese disponibili le
aree per le future attività agricole.
La
possibilità di contaminazione del sottosuolo è essenzialmente collegata
all’eventuale circolazione di acque sotterranee. Si rinvia pertanto alla sezione
relativa.
In relazione alla stabilità della discarica si richiama
la necessità che in fase operativa sia definita una procedura per la verifica
del raggiungimento della densità relativa ottimale ed il rispetto dei parametri
geotecnici di progetto. Il rilievo topografico e il monitoraggio piezometrico,
inoltre, dovrebbero essere integrati con misure inclinometriche all’interno del
rilevato di discarica.
e) FLORA E FAUNA
L’areale della discarica non presenta gli habitat prioritari segnalati nel limitrofo SIC1324910, in particolare non sono stati rinvenuti: (i) l’habitat della prateria tipica di substrati aridi, localmente ricca di orchidee, (ii) prati magri da fieno, (iii) macchia e di gariga ad euforbia spinosa ligure.
Le analisi naturalistiche svolte sulla base di uscite sul campo nel periodo compreso tra l’autunno e l’inverno, a primavera e un ultima a febbraio 2009, non hanno evidenziato la presenza di specie comprese negli allegati delle direttive 43/92 e 409/79.
La
relazione naturalistica non analizza le relazioni tra il SIC e la nuova
viabilità.
La
relazione naturalistica dovrà essere integrata con le schede di rilievo relative
alle visite effettuate dai tecnici
nel corso dei sopralluoghi, anche in riferimento alla eventuale presenza di
specie quali il Pelodytes punctatus e il Timon lepidus, oltre alla Rana
dalmatina e Hyla meridionalis (allegato IV Dir 92/43/CE).
f) PRATICA AGRICOLA E ZOOTECNIA
Sebbene non siano state prodotte informazioni precise sulla
natura delle coltivazioni e, soprattutto, sulla presenza di aziende attive,
l’impatto sull’agricoltura è certamente non trascurabile, soprattutto, se
considerato nel breve termine.
L’attività di discarica è prevista infatti in vicinanza di
appezzamenti di terreno a destinazione agricola.
Il tipo di riqualificazione prospettato al termine dello
smaltimento, tuttavia, può essere ritenuta una compensazione efficace, sempre
che il proponente si faccia carico di ricercare ed indicare soluzioni di
dettaglio con le quali potrà essere ripristinato il suolo vegetale e
ricostituito un tessuto agricolo.
Dovrà essere predisposta una relazione agronomica che indichi
le modalità di preparazione del terreno, anche in relazione alla possibilità di
recupero di terre e rocce da scavo.
g) GEOMORFOLOGIA E PAESAGGIO
Allo stato delle conoscenze, la principale criticità
evidenziabile è rappresentata dalla necessità di aprire un tratto di nuova
viabilità.
L’impatto
sulla morfologia del sito e sul paesaggio non appaiono sufficientemente
analizzati.
Sul lungo termine, infatti, sebbene l’opera si
caratterizzi per una limitata visibilità dal territorio circostante,
l’intervento di riqualificazione proposto (oliveto) porta inevitabilmente ad una
modifica degli attuali caratteri del territorio che potrà essere compiutamente
valutata solamente sulla base di una lettura più approfondita del paesaggio e la
redazione dello Studio Organico d’Insieme previsto all’art. 84 e 32 bis delle
norme di attuazione del PTCP.
Gli impatti sul breve termine (fase di coltivazione) sembrano sufficientemente mitigati dalla previsione di ripristinare il sito durante l’avanzamento dei lavori. A tale proposito, tuttavia, è da ribadire la necessità che venga meglio dettagliata la fattibilità della contestuale presenza delle attività di smaltimento con la progressiva riqualificazione dell’area.
h) ECONOMIA E SOCIALE
Si stima che la gestione della
discarica comporterà il coinvolgimento di almeno tre addetti. L’opera sarà
interamente finanziata da capitale privato.
Il piano economico e finanziario prevede: (i) € 9.606.000 per la realizzazione e la gestione, (ii) € 872.300 per la chiusura e la post gestione, (iii) ipotizzando che il 60% sia costituito da terre e rocce da scavo (€ 7.40 a ton) e il restante 40% da demolizioni (€ 7.50 a ton), ricavi pari a € 11.795.000 per un utile di impresa pari a 11.16%.
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Conclusioni
Il progetto presenta diverse carenze
documentali che riguardano in particolare: (i) gli aspetti paesaggistici,
agronomici e vegetazionali legati alla riqualificazione del sito, (ii) i
quantitativi delle singole tipologie di rifiuto che si intendono gestire e la
descrizione delle eventuali operazioni di pretrattamento, (iii) il piano di
gestione post-operativa, (iv) la caratterizzazione dei materiali e il
monitoraggio geotecnico e (vi) la progettazione delle opere di consolidamento.
Malgrado maggiori approfondimenti siano necessari per una completa analisi degli aspetti naturalistici, acustici, paesaggistici e di qualità dell’aria e per la valutazione della compatibilità dell’impianto con le limitrofe aree agricole, le conoscenze sin qui acquisite sono sufficienti al riconoscimento di potenziali impatti diretti sulla risorsa idrica ed indiretti sul suolo e sul sottosuolo che, unitamente a problematiche di accessibilità, portano a ritenere l’intervento particolarmente critico sotto il profilo ambientale.
In particolare, risulta non verificata ovunque la condizione del D.Lgs. 36/03 che prevede che il piano di imposta della barriera di confinamento debba essere posta al di sopra del tetto dell’acquifero con un franco di almeno 1.5 metri.
Ciò premesso, si esprime parere negativo di sostenibilità ambientale per il progetto di discarica di inerti nella località Morteo, frazione Campochiesa nel Comune di Albenga presentato dalla Società SAMOTER.