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Napoleone alle grandi manovre e

 il programma, questo sconosciuto

 

di Milena Debenedetti

 

Finora abbiamo parlato di ragioni di voto e non voto, e della situazione da un punto di vista diverso, da una angolazione volutamente poco evidenziata dai media. Abbiamo visto che, una volta constatato tutto questo, avremo forse le idee più chiare, ma questo non ci porta molto oltre.

Proviamo allora a riesaminare questo magma da un punto di vista positivo.

Cioè, come interessare di nuovo l'elettorato in fuga. Come trovare nuove vie più utili e proficue di vita civile e amministrazione locale. Come ricostruire un vero rapporto politici-cittadini, paritario, anzi, leggermente a sfavore del politico, che, come dice Beppe Grillo, è un nostro dipendente,  è lì perché ce l'abbiamo messo noi con il voto, e i privilegi che ciò gli consente se li deve guadagnare, dimostrandoci con il suo operato di meritarseli.

 

Utopia? Forse. Ma bisogna partire dalle utopie per migliorare la realtà, se partiamo invece dall'accontentarci, dall'autoridurci, da una prospettiva miope, ci tagliamo le gambe da soli.

Spesso siamo noi per  primi a provare una immotivata soggezione per il politichetto di turno. Sbarazziamoci di tutta questa zavorra borbonico-clientelare. Le democrazie avanzate sono altra cosa.

Tanto per cominciare, abbiamo già un ottimo punto di partenza. E cioè, un abbondante e variegato campione negativo di comportamenti e vecchi vizi. I nostri politici, ancorati a una visione miope e passata, antica e stantia del voto, e anche un pochino offensiva, diciamolo, verso noi elettori, hanno i loro  criteri.

 

Un criterio, lo slogan. Riempiamoci di frasette brevi che non vogliono dire niente. Un secondo criterio, il simbolo di partito e/o di ideologia. Contiamo sull'abitudine, alla fin fine l'elettore se non sa cosa fare sceglie in base alla paura dell'avversario e all'ostilità, alla vecchia idea cui è affezionato, destra sinistra o centro che sia, anche se ormai codesta idea è alquanto annacquata nella sua mente o il partito a cui fa riferimento è ben lungi dal rappresentarla. Un altro criterio, piazzare il partito e/o il candidato e/o il simbolo  come un qualsiasi prodotto di consumo.

 

Allora, per quel che riguarda l'ideologia. Posso ancora capire per le politiche, ma a livello locale dovrebbe essere ben chiaro, con l'esempio e l'evidenza, quanto poco conti. Votare per ideologia in un paesino di duecento anime che senso ha? Infatti, almeno lì spesso prevalgono listine locali meno connotate. E meno male. Poi molti nomi, lo sappiamo, sono sempre gli stessi, saltabeccanti qua e là secondo spazi e convenienze, che senso ha  votare per appartenenza? (Anzi, che senso ha votare questa gente salterina del tutto, ma lasciamo stare).

A meno di partiti fortemente caratterizzati su certe tematiche, tipo l'ecologia, (ammesso che le rispettino), che senso ha scegliere per ideologia quando poi sappiamo che cemento, speculazioni selvagge, industrie ed energie arretrate e mortifere, inceneritori e discariche piacciono un po' a tutti?

Infatti non è un caso che puntino l'accento sulla conflittualità politica, sul tifo da stadio. Per far dimenticare quanto siano uguali in realtà, nei fatti che contano.  Non ci caschiamo sempre, non cominciamo a battibeccare sul nulla. Riflettiamo, invece.

Slogan e faccioni. Il potere della pubblicità è qualcosa che, da refrattaria, non capirò mai. Anche qui, riflettiamo. Se c'è qualcosa di buono, di concreto, dietro, non c'è bisogno della pubblicità, o meglio, di quella pubblicità vuota, che tende a colpire ed enfatizzare.

Un manifesto con il candidato che ci ricorda con una frase  significativa cosa ha fatto o  cosa  vuole fare, ha ancora senso. Ma slogan e sorrisetto, no. Ricordiamoci cosa è la pubblicità in sé: persuasione occulta. Creare un bisogno, spesso inesistente, e spingerci a soddisfarlo facendo leva sui lati più oscuri del nostro ego. Venderci ciò che non siamo intenzionati a comprare.

Poi, tra l'altro, per certe facce non bisogna neppure scomodare l'alta sociologia di marketing, basterebbe il Lombroso, a dissuaderci da dar loro fiducia.

 

Tra le strategie pre-elettorali ve n'è poi un'altra molto in voga, ed è quella a cui mi riferivo in particolare quando parlavo di visione offensiva per l'elettore.

E' la strategia dell'azione eclatante, dell'annuncio, della decisione improvvisa, dell'ammiccamento a un quartiere, a una frazione, magari contornata da presenza e assemblea con gli elettori in cui si va a riscuotere il consenso seminato, ricordandosi improvvisamente di loro con grandi ossequi, dopo averli bellamente ignorati.

 

Ora, questo mi procura solo rabbia, essere considerati dei minus habens, e non lo capirò mai.

 

Immaginate di avere un imbianchino che vi deve dipingere casa. Comincia a sistemare qualche cosa, vi fa spostare un mobile, poi sparisce.

Ritorna all'improvviso sorridente dopo un po', senza neppure scusarsi, vi pittura un paio di pareti alla perfezione, con stucchi e decori, e chiede un congruo anticipo.

Poi, sparisce di nuovo. Si ripresenta qualche mese dopo, sempre senza scusarsi, ma annunciandovi che adesso tutto procederà veloce, ha assunto a sue spese un decoratore professionale che vi affrescherà il soffitto del salotto.

Abbozzano due figure, un festone, chiedono altri soldi e se ne vanno.

 

Voi dareste fiducia una terza, una quarta volta a questo personaggio? Eppure è quello che facciamo sempre con i nostri rappresentanti politici. Sempre. E' desolante come ci abbaglino con facilità.

 

Pazienza sotto elezioni rifare un'illuminazione, un asfalto... quello si è sempre usato, lo fanno tutti,  è captatio benevolentiae, un ammiccamento stile vecchia DC, ma fa parte del gioco. Anzi, l'elettore stesso ne approfitta, del tipo: becchiamoli adesso che hanno bisogno del voto, o mai più.

 

Ma  si va ben oltre, è tutto un fervore, è tutto un ricordarsi improvviso di questioni critiche e annose e  mostrare di poterle risolvere con facilità. Che viene da chiedere: e allora perché ci avete messo tanto?

 

E poi gli annunci, i proclami, le delibere... maggioranze e opposizioni che sgomitano in cerca di visibilità, sui temi di moda soprattutto: dalla sicurezza agli stranieri.

 

Pensateci un po': quante energie, tempo e soldi  si sprecano in tutta questa girandola di manovre e azioni, di pubblicità, di bagarre, di polveroni.

 

Tra l'altro, per inciso, di chi pensate siano quei soldi? Di noi cittadini, ovvio.

 

Opposta è invece la triste vicenda dell’annuncio al contrario: questioni scomode, impopolari, con ribollire di malumori dell’elettorato? Rimandiamo, facciamo gli gnorri, congeliamo la decisione a dopo, a elettore gabbato. Oppure, diciamo no a gran voce ma intendiamo dire sì. Opponiamoci fermamente quando sappiamo che i giochi sono fatti. Parliamo a nuora perché suocera intenda.

Da candidato a una carica locale, mostriamoci contrari. (O favorevoli, dipende). Fingendo di ignorare che la posizione del nostro partito è opposta.

 

E così via, nel bagnasciuga della contraddizione, dell’ambiguità e dell’incoerenza che tanto nessuno ci contesta.

 

In tutto questo si perdono completamente di vista, sono del tutto ignorati quelli che dovrebbero essere i cardini di qualsiasi competizione elettorale in sede locale: prospettive e programmi. Impegni e trasparenza.

 

Alla prossima vorrei dimostrare cosa intendo io per positivo e propositivo.

 

PS. naturalmente si avvisano i lettori che tutti i concetti che ho espresso rappresentano antipolitica, qualunquismo, esagerazioni, sterile disfattismo. Chiaro. Noi cittadini sappiamo essere veramente noiosi, quando pretendiamo un ruolo attivo, quando non rispettiamo il gioco delle parti, quando non ci accontentiamo dei soliti discorsi, quando non ce ne stiamo buoni a fare il gregge, a seguire ciò che chi più ne sa pensa sia bene per noi. Anche senza dircelo, certo. 

 Ah, ricordo che tempo fa, riguardo alle provinciali di Savona, dicevo sconfortata che questo centro sinistra si era dimostrato veramente disastroso, nell'ultima giunta, ma che ero preoccupata da ciò che avrebbe potuto combinare un centro destra locale persino peggiore, catastrofico, di una pochezza unica,  all’apparenza assolutamente carente e inadeguato.

Mi pare che qualche piccolo, ma proprio piccolo segnale che non avevo torto sia già emerso. 

 

 

Milena Debenedetti 

Il mio nuovo romanzo  I Maghi degli Elementi