![]() versione stampabile
Cosa insegna e quali conclusioni dopo il “terremoto savonese”
delle liste escluse
Lo strapotere di un partito (Pdl)
Gli errori formali del Pcdl
Quando i furbetti del centro sinistra falsificavano per il
centro destra. E ora?
di Franco Astengo |
![]() |
Savona -
In una qualche misura stupisce che, a livello nazionale, non sia
stata raccolta e discussa la vicenda che ha portato, per ora,
alla esclusione della lista del
PDL per le elezioni provinciali di Savona a causa di
un “pasticciaccio” emerso nella raccolta delle firme d'appoggio.
La necessità di raccogliere le firme di un
certo numero di elettrici ed elettori per poter presentare una
lista alle elezioni, ai diversi livelli, ha costituito, in
Italia, oggetto di diversi – e contraddittori – provvedimenti,
legati, essenzialmente, al ruolo che i partiti hanno via, via,
ricoperto nel sistema politico. |
Successivamente, proprio nella fase in cui
la prevalenza dei partiti sulla società civile risultava molto
netta si cominciò ad abolire la necessità della raccolta delle
firme per i partiti già presenti in Parlamento, in un primo
tempo limitatamente alle elezioni politiche e, successivamente,
per gli altri livelli di elezione (un classico esempio di
“cartel party”, teso ad escludere nuovi concorrenti, costretti a
questa fatica preventiva, al tempo abbastanza ardua proprio per
via del numero limitato di figure burocratiche abilitate alla
autenticazione, come abbiamo già ricordato).
La modifica del sistema elettorale,
all'inizio degli anni '90, l'irruzione sulla scena di nuovi
soggetti politici in luogo di quelli “storici”, il peso
diminuito dei partiti all'interno del sistema, furono fattori di
cambiamento anche sotto questo aspetto: e, per un periodo, fu
necessario per tutti ritornare alla raccolta delle firme delle
elettrici e degli elettori per poter presentare le liste
elettorali.
In compenso fu ampliata la platea degli
interlocutori, estendendo la facoltà di autentica a tutta una
serie di soggetti istituzionali: assessori, consiglieri, a
livello provinciale, comunale ed anche circoscrizionale.
Con la ripresa di peso politico da parte
dei partiti (non coincidente, come ben sappiamo, ad un recupero
di ruolo nel complessivo contesto sociale, ma conseguente
all'introiezione, da parte di tutti, di un concetto negativo di
“autonomia del politico”) si è tornati, per quel che riguarda le
elezioni politiche a poter presentare le liste senza dover
ricorrere ad alcuna sottoscrizione (con alcuni arzigogoli volti
a favorire gli “uscenti”, che non stiamo qui a descrivere nel
dettaglio), mentre l'obbligo della sottoscrizione rimane per i
diversi livelli di elezione locale.
A questo punto vale la pena di soffermarsi
sull'estensione della possibilità di sottoscrizione a soggetti
eletti nelle istituzioni: abbiamo assistito, nel corso di questi
anni ed anche a
Savona, a fenomeni diversi di irregolarità, alcuni
dei quali anche sanzionati dalla magistratura (ciò è avvenuto
anche, ovviamente, in altre parti d'Italia, più o meno nello
stesso segno: a destra, come a sinistra).
Fenomeni di irregolarità dovuti, insieme a
faciloneria ed arroganza ed anche a falsi tentativi di mostrarsi
davvero
“furbetti” (pensiamo a consiglieri del
centro-sinistra che autenticavano firme per l'estrema destra).
Ecco, sotto questo aspetto emerge un
elemento di natura istituzionale che dovrebbe essere
sollevato: il consigliere comunale non adempie, in quanto
partecipe di una “parte” politica che lo ha eletto, ad una mera
funzione istituzionale “dovuta”; ma compie un atto volontario ed
in questo senso la possibilità di prevaricare la propria
funzione e di violare, soggettivamente, la norma è molto facile.
E' evidente come, da parte del soggetto
istituzionale provvisto della capacità di autentica, ci sia un
atteggiamento che punta alla raccolta per motivi politici e non
alla precisa funzione di
autenticatore: questo è elemento di equivoco,
sfruttato appunto da chi svolge questo lavoro con l'obiettivo di
accumulare firme, senza discernere al riguardo della funzione
reale che è chiamato ad assolvere.
Lavorare in questo modo, per un pubblico
ufficiale quale è in quel momento l'autenticatore (e non
rappresentante di partito) è indice di faciloneria ed arroganza
(faciloneria ed arroganza legate a quell'idea di
“strapotere” del partito concepito come macchina da
governo, lontano dalla società): e questo mi pare il caso, letti
gli atti, della vicenda legata alla esclusione del
PDL alle elezioni provinciali di Savona.
Un episodio che, ripeto, meriterebbe di
essere analizzato anche a livello nazionale, in relazione
proprio allo spirito e alla realtà della norma che, forse,
andrebbe rivisitata in qualche punto (non certo però, come
richiede qualcuno, nella direzione della ricostituzione del
cartel party dei “già insediati).
Naturalmente non tutti i soggetti eletti
istituzionalmente che si misurano con questo tipo di attività si
muovono nella logica della “raccolta
di partito”, anche quando svolgono le funzioni di
autenticatore per il partito per il quale sono stati eletti:
addirittura a
Savona, il Partito Comunista dei Lavoratori (forse
una sorta di vittima, trascinato in una vicenda provvista di
tutt'altri risvolti) si è visto negare l'accesso alla
presentazione della lista per errori formali compiuti nelle sedi
comunali (in questo caso esiste, probabilmente, una questione di
modulistica che andrebbe esaminata come tale e, quindi, di
natura -appunto – formalistica e non di sostanza).
Rimangono, però, gli elementi di fondo che
abbiamo cercato di descrivere e che meritano attenzione e,
forse, correzione nel senso del ribadire la necessità delle
firme e ridurre la platea delle figure abilitate all'autentica. Savona, 17 Maggio 2009 Franco Astengo
|