I LUOGHI DELLA CULTURA SAVONESE IL DISASTRO DELLA CULTURA | |
Teatro Chiabrera chiuso da anni ( e chissà quando riaprirà....), Teatro degli Scolopi non utilizzato e sulla cui via di serge l'inflessibile sbarra del feudatario Pagnottone, Teatro Astor distrutto ed al suo posto galleria commerciale e tanti bei appartamentini, Auditorium di Monturbano abbandonato nella posizione più infelice (anch'esso del resto si colloca sulla via Pagnottone: un personaggio, quest'ultimo che potrebbe candidarsi a Podestà, per la prossima volta). Chissà se, per la stagione “comica” di Primavera (che ci troveranno da ridere?) si punterà di nuovo sulla tensostruttura, laggiù verso la squadra Rialzo (tensostruttura: una parola che ci ricorda qualcosa...). Insomma: dal punto di vista dei luoghi dove fare spettacolo Valleggia, con il suo teatro Nuovo, sta meglio di Savona (ci vuol poco: basta avere un locale agibile....). Passiamo ai luoghi di esposizione: fatta salva l'operazione Pinacoteca (riuscita), per le temporanee ci sono la sala della Provincia (in coabitazione con dibattiti, convegni, congressi, ecc..) e l'atrio del Comune (sprovvisto di attrezzature decenti...). Non parliamo del Priamar: ne parlano le cronache giudiziarie, per il caso del Museo Cuneo; manca un posto per l'arte moderna; non esiste un riferimento per le possibili iniziative. Tocchiamo il capitolo giovani: spazio concerti alla Darsena (ovviamente all'aperto, per far stare il pubblico vicino alla grande opera del regime), l'ultima proposta sensata stava scritta nel programma elettorale di Pastore (11 anni fa), quella del Palarock collocato sul sito dell'ex-macello (dove si è fatto il Mercato del Pesce più lontano dal mare d'Italia). |
Recuperata la situazione cinematografica dalle sale del Diana, l'attività del Filmstudio, dopo tante promesse, ci pare lontana da rappresentare un punto di effettiva vivacità ed avanguardia. Ancora: non esiste rapporto tra la Città ed il cosiddetto “Campus” universitario di Legino ( è la Città che deve andare a Legino, mai Legino che si reca in città: anche perché come abbiamo visto mancano gli spazi adeguati. Pensiamo ad iniziativa del tipo la settimana della scienza a Genova. A Savona, si dovrebbe svolgere laggiù nell'ex-caserma), mentre l'Unitre appare molto, molto, burocratizzata. Insomma: sono lontani i tempi di Sergio Tortarolo (il miglior assessore alla cultura che ha avuto Savona, negli ultimi trent'anni) quando ci si poteva permettere di giudicare il cartellone del Chiabrera come poco “innovativo” e si organizzavano serie di incontri sul pensiero politico, sulla storia, sulla matematica. Non ci sono più operatori culturali del calibro di Stelio Rescio, Renzo Aiolfi, Mirko Bottero (onore al merito ai vari Pio Vintera, Gianni Bacino, Silvia Bottaro che cercano un poco di animare il quadro, ed alla vedova del compianto poeta Aldo Capasso che, per mantenere ostinatamente viva la memoria del marito, riesce ad organizzare eventi di una certa qualità). I latitanti veri, però, sul fronte della cultura sono gli amministratori pubblici, ed in particolare quelli del Comune di Savona, cui toccherebbero due compiti: approntare gli spazi, preparare i programmi. Due obiettivi, entrambi largamente falliti. Al vento |