PER IL CENTRODESTRA A SAVONA NON C'E' SPERANZA

E' precipitata la crisi per il centrodestra a Savona: dopo aver visto incrinato il proprio sistema di potere a Ponente già con le elezioni amministrative di qualche mese fa (le sconfitte di Spotorno, Noli, Pietra Ligure risultarono già indicative di una situazione di evidente difficoltà) è arrivata la crisi del comune di Albenga (vera e propria “roccaforte” strappata, a suo tempo, ai rossi più rossi) e una evidente difficoltà nella gestione del partito di maggior peso, Forza Italia, a livello di capoluogo provinciale.

Sarà difficile che lo schieramento di centrodestra riuscirà a riprendersi, ed è facile pronosticare, fin dalle prossime regionali una serie di sconfitte che potrebbero culminare nella perdita del Comune di Albenga e nel 2006 del collegio Albenga.- Carcare  alla Camera dei Deputati, fin qui appannaggio dell'onorevole Nan.

I problemi del centrodestra a Savona risiedono soprattutto in due questioni irrisolte: la prima riguarda il capoluogo e l'incapacità dimostrata di portare avanti l'operazione “centrista” che aveva portato alla vittoria del 1994, con l'elezione di Gervasio a Sindaco di Savona. I risultati di quell'operazione furono modesti sul piano pratico ed i poteri forti, annidati in alcuni palazzi di via Gramsci, cambiarono presto di spalla al loro fucile, tornando alla vecchia rete di relazioni privilegiata al tempo dell'asse PCI-PSI.

In realtà a Savona il centrodestra non ha ereditato alcuna tradizione importante: la DC, negli ultimi anni della sua esistenza, aveva condotto a Savona una vita marginale, persi i grandi personaggi del passato; il PSI era stato travolto dal caso Teardo; il PLI (che pure aveva tentato un approccio con il centrosinistra, entrando direttamente nell'infelice giunta Tortarolo) era sempre stato poca cosa, sia sul piano elettorale, sia sul terreno più propriamente politico; la trasformazione del MSI in AN non ha prodotto alcun tangibile risultato politico, salvo un modesto incremento di voti. Certo si viveva in una “isola rossa”, ma proprio l'inedita operazione Gervasio (con l'allora PPI schierato con Forza Italia e Lega Nord) avrebbe dovuto mostrare la strada di un rapporto molto più intenso con il mondo cattolico, ed un governo della città fondato diversamente dal semplice assemblaggio di istanze particolaristiche.

Un capitolo a parte merita la breve stagione della Lega Nord, costruita su posizioni di potere, dopo una prima fase di “entusiasmo giovanile” (quella dei Pedro Genta e dei Fiffi Astengo), esclusivamente destinate al consumo di alcuni presto rivelatisi del tutto inconsistenti sul piano politico: tanto è vero che i due parlamentari eletti nel'94 sono, uno del tutto sparito e l'altro passato al campo avverso, al seguito di quei poteri forti cui si faceva già cenno. Nel ponente, dove le condizioni sarebbero state quelle di riuscire a costruire un vero e proprio “sistema di potere”, il centrodestra sta patendo, prima di tutto, l'handicap della crisi del riferimento al ministro Scajola (emblematizzato dal crollo di Sanremo), dal peso di altre vicende giudiziarie (Taggia), da una fase di incomprensibile frizione con il governatore Biasotti (l'unico personaggio, in Liguria, in grado di contrastare la sinistra per via della sua, indubbia, capacità di espressione mediatica), l'incapacità di realizzare concretamente visibili progetti di sviluppo ( il raddoppio della tratta ferroviaria Finale – Andora, avrebbe dovuto rappresentare per i politici d'assalto ponentini quello che il terzo valico ha rappresentato il citato Biasotti), le assurde rivalità di corrente e di “personalità”, rivelatesi del tutto inadeguate a perseguire un concreto progetto politico.

Queste, sommate rapidamente ed esposte alla rinfusa, le ragioni per le quali al centrodestra savonese sono pronosticabili ulteriori sconfitte.

Al Vento