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Il diario del maresciallo d'Italia 

che si oppose a Badoglio e a Mussolini:

( in libreria "I dittatori, le guerre e il piccolo re" di Enrico Caviglia)

 

a cura di Pier Paolo Cervone

 

I dittatori, le guerre e il piccolo Re

Una testimonianza di oltre vent'anni che attraversa uno dei periodi storici più drammatici del nostro paese: I dittatori, le guerre e il piccolo re (Mursia, pp. 634, euro 22,00), a cura di Pier Paolo Cervone, raccoglie i diari scritti tra il 1925 al 1945 dal maresciallo Enrico Caviglia.

Sempre distante dal fascismo, tranne che per una breve e mai convinta adesione iniziale, Enrico Caviglia prende definitivamente le distanze dal regime mussoliniano all'indomani del delitto Matteotti, quando comincia a confidare a un diario i suoi commenti politici, i ritratti dei personaggi che incontra e il racconto della sua avventurosa vita.

A cavallo tra Ottocento e Novecento, Caviglia è in Africa, in Estremo Oriente, in Libia, in Sud America: quando viaggia ha sempre con sé quaderni e fogli su cui annotare i resoconti delle giornate e le proprie riflessioni sulle conquiste coloniali, sul conflitto russo-giapponese, sulla Grande Guerra.

La prima pubblicazione dei diari di Enrico Caviglia è apparsa postuma nel 1952. Ormai introvabile, è stata ripresa da Pier Paolo Cervone, già autore di "Enrico Caviglia, l'anti Badoglio" e "Vittorio Veneto, l'ultima battaglia", entrambi editi da Mursia, che ne ha curato la riedizione corredandola da una prefazione in cui la figura del maresciallo viene tratteggiata nel quadro nelle vicende storiche che la hanno vista protagonista.

In "I dittatori, le guerre e un piccolo re", in questi giorni in libreria, Enrico Caviglia si dimostra un osservatore lucido e attento e un narratore arguto, spesso spassoso. I suoi diari sono resoconti autorevoli che ricostruiscono una grande pagina di Storia. Nelle pagine si susseguono personaggi come Mussolini e Hitler, giudizi su Vittorio Emanuele III e Casa Savoia, attacchi a Badoglio. E poi le leggi razziali, i tentativi di Caviglia per convincere Mussolini a restare neutrale e l'entrata in guerra. Infine, la caduta del fascismo e la mancata nomina del maresciallo alla guida del governo: il re gli preferisce Badoglio ma, dopo la fuga del sovrano e del Primo ministro, soltanto Enrico Caviglia rimane a Roma per cercare di arginare il caos.

 

Enrico Caviglia (1862-1945), dopo aver frequentato l'Accademia di Torino, a ventidue anni è ufficiale del Regio Esercito. Partecipa alle campagne in Africa a fine Ottocento. Dal 1904 al 1911 è in Estremo Oriente. Nel 1911 fa parte del corpo di spedizione per la conquista della Libia. Nel 1916 è promosso generale di divisione, nel 1917 di corpo d'armata, nel 1918 è al comando dell'8ª armata che condurrà in trionfo a Vittorio Veneto. Ministro della Guerra, senatore del Regno, Collare dell'Annunziata, quindi «cugino» del Re, diventa maresciallo d'Italia.

 

Pier Paolo Cervone, nato a Finale Ligure (Savona), si è laureato in Scienze Politiche all'Università di Genova. Giornalista professionista, è caposervizio a «La Stampa» di Torino. Con Mursia ha già pubblicato Enrico Caviglia l'anti Badoglio (1992) e Vittorio Veneto. L'ultima battaglia (1994).

 

Per informazioni Ufficio stampa Mursia, 02 67378515, ufficiostampa2@mursia.com.