TRUCIOLI SAVONESI spazio di riflessione per Savona e dintorni IL LIBRO DEL MESE: UOMINI CHE ODIANO LE DONNE “Uomini che odiano le donne”, grande e meritato successo mondiale dello scrittore svedese Stieg Larsson. Postumo, purtroppo, perché così vanno le cose nel mondo in generale e nell’editoria in particolare e non solo in Italia, come questo caso ci dimostra. Stieg Larsson è defunto nel 2004 a cinquanta anni di età, quando la sua opera doveva ancora essere pubblicata. Fortuna per noi che Larsson era scrittore paziente e perseverante e che dopo avere terminato il suo capolavoro non se ne è rimasto con le mani in mano. Così coloro che l’apprezzeranno avranno qualche altra sua successiva prelibatezza da gustare. Di ciò però ne parleremo meglio il prossimo mese. “Uomini che odiano le donne” (Marsilio Editore), dunque. Un romanzo splendido e un giallo appassionante, che vi afferrerà alla gola e vi costringerà a procedere nella lettura finché non arriverete alla parola fine a pagina 676, anzi, alla parola “rifiuti”con cui il libro si chiude, che “fine” in calce non ci sta. Seicentosettantasei pagine a prima vista possono apparire troppe, ma possono pure dimostrarsi poche, nel caso un romanzo prenda sul serio. E chi scrive assicura che se voi amate il mistero e i personaggi ben delineati, le pagine voleranno senza che nemmeno ve ne rendiate conto. Sia chiaro, in un buon giallo il più delle volte c’è poco spazio per raffinatezze stilistiche e ricerche linguistiche e questo non fa eccezione, ma ha il pregio di sfruttare al meglio le possibilità del genere per dimostrare al lettore che quasi niente è ciò che sembra. La storia è ambientata al giorno d’oggi, ma trova le sue radici nel lontano 1966. Più precisamente in un giorno in cui, in una cittadina a un paio di centinaia di chilometri a nord di Stoccolma, era in corso la festa del paese. Durante quello stesso pomeriggio, nella frazioncina sita sull’isoletta di fronte, era stato indetto un consiglio d’amministrazione informale a cui avrebbero partecipato i membri della famiglia Vanger, tutti azionisti di un’importante e potente industria svedese. I componenti del clan familiare, varie decine tra uomini e donne, affluivano, attraverso l’unico ponte di collegamento, all’isola, quando un grave incidente stradale costrinse le autorità a chiudere provvisoriamente il ponte per prestare i soccorsi. E proprio al culmine delle operazioni di soccorso, mentre la frazione era completamente isolata dalla terraferma, una ragazzina, Harriet Vanger, nipote prediletta di Henrik, amministratore delegato a capo dell’azienda di cui sarebbe stata la probabile erede designata, scomparve nel nulla senza che il cadavere venisse più ritrovato. La polizia intervenne immediatamente con una squadra della scientifica, ma il caso rimase irrisolto perché a quell’epoca, si sa, non esistevano le tecniche contemporanee e per giunta i sospettati erano troppo numerosi. In pratica una buona fetta dei membri della famiglia presenti avrebbe potuto avere un motivo per uccidere. Qualcuno però ogni anno, per l’esattezza ogni primo novembre, ravviva il dolore per la perdita, recapitando all’ormai anziano Henrik Vanger un fiore essiccato, raro ed esotico, ogni volta di specie diversa. Si tratta evidentemente di qualcuno a conoscenza del rapporto tra zio e nipotina e del significato che ai fiori i due attribuivano. L’amaro rito si ripete ogni anno per 36 anni, finché Henrik decide di effettuare un ultimo tentativo per venire a capo del mistero e allo scopo ingaggia un rinomato giornalista della capitale. “Ecco che siamo arrivati al vero motivo per cui ti ho chiamato. Voglio che tu scopra quale membro della famiglia abbia ucciso Harriet Vanger e abbia poi dedicato i successivi trentasei anni a cercare di mandarmi fuori di senno.” E a partire da questo spunto entrano in scena, uno alla volta, i due veri protagonisti del romanzo. Per primo appare il quarantatreenne Mikael Blomkvist, valido direttore responsabile della rivista indipendente Millennium ma dimissionario a causa di una condanna ricevuta per una presunta diffamazione nei confronti di Hans-Erik Wennerstrom, un disonesto pirata dell’imprenditoria, perché uno scoop pubblicato dal giornale si è dimostrato privo delle necessarie pezze d’appoggio. Da un lato Blomkvist è segugio incapace di mollare un osso dopo che lo ha addentato, a costo d’invischiarsi in totalizzanti full immersion nei casi di cui si occupa e dall’altro è uomo di mondo affascinante, leale e donnaiolo. In seconda battuta fa la sua apparizione Lisbeth Salander, venticinquenne dal fisico adolescenziale, con alle spalle un’infanzia assai difficile e per questo motivo completamente asociale, violenta e dichiarata legalmente incapace, eppure mente geniale, a proprio agio con le complessità della matematica e dotata di una straordinaria memoria eiedetica. Soprattutto però hacker brillante, la migliore di Svezia, come si autodefinisce, in grado, al termine delle sue indagini informatiche, di fare emergere i più torbidi e nascosti scheletri nell’armadio dei soggetti analizzati. Lisbeth è ispirata per stessa ammissione dell’autore a Pippi Calzelunghe, ma al sottoscritto rammenta assai di più uno dei più fascinosi personaggi dell’infinita saga fantascientifica di Star Trek. Per l’esattezza ricorda “Sette di Nove”, la giovane donna ex Borg coprotagonista della serie Voyager, dotata di straordinarie acutezze mentali ma a lungo incapace di rapportarsi con l’umanità. La trama funziona molto bene, priva com’è di momenti morti e arricchita per giunta da un gioco d’incastri senza sbavature che si dipana coerente fino al logico e imprevedibile (pre)finale. Inoltre i rimandi al passato si ricollegano alla perfezione con un presente ricco di sviluppi e di colpi di scena. Tuttavia il vero punto di forza di Uomini che odiano le donne è proprio la descrizione dei due protagonisti, Blomkvist e Salander, due personaggi rappresentati con arguzia e che funzionano benissimo. Alla fine possono risultare simpatici o antipatici, ma sono comunque destinati a colpire l’immaginario di qualsiasi lettore. Perché questo titolo, a proposito? “In Svezia il 18% delle donne al di sopra dei quindici anni è stato minacciato almeno una volta da un uomo.” “In Svezia il 46% per cento delle donne al di sopra dei quindici anni è stato soggetto di violenza da parte di un uomo.” “In Svezia il 13% delle donne è vittima di violenze sessuali al di fuori di relazioni sessuali.” “In Svezia il 92% per cento delle donne vittima di violenza sessuale non ha denunciato alla polizia l’ultima aggressione subita.” Così scrive Larsson ad introduzione di ciascuna delle quattro parti in cui si divide il testo e allora si spiega: questo romanzo, come si comprenderà meglio leggendolo, vuole essere anche una difesa delle donne e della loro dignità in una società che risulta troppo maschilista perfino nell’evoluta, o almeno presunta tale, Svezia. Prima dei saluti è il caso di far notare che dal romanzo è stato tratto un film, che dovrebbe uscire nelle sale di tutta Europa proprio nel corrente mese di maggio 2009. E siccome l’autore di questa breve disamina, considera “Uomini che odiano le donne” uno dei più appassionanti romanzi pubblicati nel corso dell’attuale decennio, la raccomandazione può essere una sola: per favore, cari lettori, non guastatevi il piacere della lettura andando a vedere il film prima di aver letto il libro. Piuttosto leggetevi il romanzo e poi, nel caso ne siate rimasti convinti, guardatevi il film, magari affittandovi il dvd, se ne frattempo la pellicola dovesse aver già abbandonato le sale. Assistere a due ore di spettacolo conoscendo già la trama può ridurre il piacere della visione, è vero, ma affrontare una lettura così lunga e appassionante sapendo come va a finire significherebbe guastarsela irrimediabilmente e questo sarebbe un autentico crimine. Garantito. Ciao a tutti. Massimo Bianco
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