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L’opinione/ATTENZIONE
ALLE PRIORITA'
LA SINISTRA PROPONGA ALTERNATIVE di Franco Astengo |
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Il terremoto dell'Abruzzo ha, ovviamente,
accentrato l'attenzione dei mass-media, anche con elementi non
secondari di sovraesposizione come accade ormai in tutte gli
avvenimenti che colpiscono l'immaginario collettivo.
Questo avvenimento ha provocato un impatto
non secondario sulla vicenda politica italiana, rilanciando nel
concreto l'ipotesi di “dialogo” tra maggioranza ed opposizione,
anche per la capacità indubbia del Governo di manovrare proprio
l'esposizione mediatica attraverso lo spostamento
dell'attenzione dalle cause fondamentali del disastro ai
soccorsi: ne sono venuti fuori elementi di “melassa”
caritatevole, che impediscono tra l'altro di vedere il concreto
del dramma delle popolazioni colpite. |
Tra l'altro il Governo, o meglio il
Presidente del Consiglio, sta con grande determinazione puntando
ad un modello di ricostruzione, quello della “new town” che fa
il paio, nella concezione dell'uso del territorio, con la logica
del cosiddetto “Piano Casa” e della costruzione delle grandi
infrastrutture, primo fra queste il Ponte sullo Stretto, nel
connubio tra grande concentrazione di capitali sul territorio e
cementificazione.
Soprattutto , però, il rischio è quello di
distogliere l'attenzione dei soggetti politici dai nodi
fondamentali che ci troviamo di fronte, alla vigilia di
importanti prove elettorali e all'interno di quella crisi
globale di cui tanto si era discusso nei giorni scorsi e che,
nonostante l'elevarsi di voci ottimistiche, “morderà” ancora a
lungo e, in particolare, nei confronti di determinati, precisi,
strati sociali.
Una crisi che, fra l'altro, ha smentito
alcuni luoghi comuni sulla globalizzazione (la crisi sì che è
globale) facendo ripensare ad alcuni elementi di grande
importanza quali la realtà perdurante, oggi, dello “Stato –
Nazione” ed il tema dell'intervento pubblico in economia.
Una forza di sinistra che intenda,
coerentemente, stare dentro alla realtà della crisi indicando
soluzioni alternative a quelle neoliberiste o colbertiste che
vengono avanti da destra, deve cercare di presentare al
dibattito pubblico concrete opzioni alternative.
Ci permettiamo, in modo molto schematico,
di indicarne sei, sia pure soltanto a livello di titolo:
1)
La necessità di rivedere nel profondo il
quadro delle relazioni finanziarie a livello internazionale. Il
recente G20 si è concluso accettando la linea della nuova
amministrazione americana di introduzione di liquidità pubblica
all'interno dei settori in crisi (bancario, auto, ecc.) e del
rifinanziamento del Fondo Monetario Internazionale. E' caduta
l'idea di una nuova Bretton Woods, come idea di un nuovo
equilibrio monetario a livello mondiale. Si tratta di una
proposta da riprendere e portare avanti;
2)
Occorre un intervento europeo, attraverso
il meccanismo dei Fondi Comunitari, che affermi quello che è
stato definito il modello “renano” di rifiuto della
finanziarizzazione dell'economia e di ritorno alla produzione
industriale all'interno dell'area della Comunità;
3)
A livello nazionale va affermato con forza
il rilancio della programmazione economica, su tre terreni:
investimenti al Sud; investimenti pubblici per rilanciare la
nostra presenza industriale in settori- chiave come la
siderurgia, la chimica, l'elettronica puntando fortemente
sull'innovazione tecnologica e le fonti energetiche rinnovabili;
il recupero del territorio, rifiutando la logica gigantista,
pensando all'idea del recupero e del riassetto idro-geologico (
da questi punti potrebbe partire, davvero, anche la
ricostruzione delle zone terremotate):
4)
Il tema, apparentemente abbandonato, del
controllo del credito, dicendo no alla logica prefettizia che
era stata enunciata qualche tempo fa, ripensando al ruolo della
Banca d'Italia e proponendo la costituzione di comitato con gli
Enti Locali e le parti sociali;
5)
La questioni delle relazioni sindacali. La
manifestazione del 4 Aprile, tenuta dalla CGIL al Circo Massimo,
va fatta seguire da una ampia mobilitazione sociale capace di
perseguire obiettivi immediati, provvisti però di lungo respiro
e in grado di modificare il quadro dei rapporti di forza in
atto: ritiro dell'accordo del 22 Gennaio; recupero pieno del
concetto di contrattazione nazionale; meccanismo di riequilibrio
sul piano del potere d'acquisto dei salari; ammortizzatori
sociali orientati in direzione egualitaria e universalistica;
assunzione dei precari nella pubblica amministrazione, nella
scuola, nell'Università;
6)
Rilancio del concetto di “welfare state”
quale motore di una dinamica economica opposta al liberismo
selvaggio, che appare davvero lo sconfitto di questa fase.
La sinistra deve misurarsi, senza
propagandismi inutili e senza concessioni a movimentismi
devianti, con questi temi che, ovviamente, sono stati in questa
sede enunciati senza quella capacità di approfondimento che
sarebbe necessaria.
Eppure, proprio in vista della difficile
campagna elettorale per le Europee, sarebbe bene pensarci.
Savona,
30 Aprile 2009 Franco Astengo |