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Un politologo senza “padrini” spiega cosa sta accendo in Provincia di Savona

Elezioni provinciali e vocazione maggioritaria:

trucco delle “liste gemelle” e “dissidenti furfanti”

Dagli “eretici” di sinistra all’Udc, disinvoltura che ci ricorda regimi dell’Est


              di Franco Astengo



Savona - Il Partito Democratico aveva proclamato, alla vigilia delle elezioni politiche 2008, la propria autosufficienza e la propria “vocazione maggioritaria”, spezzando l'alleanza dell'Ulivo (denominata “Unione”, nel 2006, con l'ingresso di Rifondazione Comunista che, fino a quel momento, aveva avuto con lo schieramento di centro sinistra un rapporto definito di “desistenza”) allo scopo di poter proporre la propria dimensione di governo al di fuori dai fastidiosi vincoli di alleanza con la sinistra denominata “radicale” (unica eccezione, in questo quadro, il rapporto stabilito con l'Italia del Valori).

Come è andata a finire è noto a tutti e non vale la pena dilungarci in analisi che abbiamo già avuto occasione di esporre in diverse sedi.

Adesso ci si trova di fronte alla scadenza delle elezioni amministrative (le Europee, come è noto, si svolgono in ambito diverso di proporzionale “pura”, salvo l'invenzione dello sbarramento al 4% che renderà quasi impraticabile, comunque, la presenza della Sinistra Italiana nell'Assemblea di Strasburgo).

Torniamo, però alle elezioni amministrative che in Provincia di Savona riguardano la stessa Amministrazione Provinciale e 44 comuni su 69: nei comuni però, tutti al di sotto dei 15.000 abitanti, si vota con il sistema maggioritario “secco” e, di conseguenza, il sistema di alleanze appare molto variegato, quasi “a macchia di leopardo”, in ossequio anche all'estrema variabilità presente nell'intero sistema politico italiano e alla presenza, molto consistente, di processi periferici di personalizzazione della politica che incidono ampiamente sulla determinazione delle liste.

Puntiamo, allora, la nostra riflessione sulle elezioni Provinciali e  ritorniamo all'idea  della “vocazione maggioritaria” del PD.

In questo ambito il quadro per i democratici non si presenta certo positivo: l'esperienza negativa della giunta di centrosinistra uscente, inopinatamente  abbandonata dallo stesso presidente Bertolotto in anticipo sulla scadenza naturale della tornata amministrativa, e l'esito delle elezioni politiche che indica come tra l'alleanza PDL-Lega Nord e quella PD-IDV ci siano circa 18.000 voti di scarto, hanno fatto cambiare idea alla dirigenza locale del PD e al candidato- presidente, facendo sì che si avviasse una riflessione sulla ricerca del recupero di un quadro di alleanze.

Cosa è successo allora? Ottenuto l'assenso di IDV, PdCI e Socialisti, il PD savonese ha trovato difficoltà con Sinistra Democratica (e altri soggetti di sinistra non direttamente partitici) e con l'UDC, che ha deciso la propria presentazione autonoma.

Allora che si fa? Si decide, del tutto inopinatamente, dai fare “in proprio”, inventandosi liste che raccolgano simboli e denominazioni  similari a quelle delle forze con le quali si trovano difficoltà a trovare intese.

Per quel che riguarda l'UDC ci si inventa la trasformazione del gruppo “Gente di Liguria” (che, con la presenza di transfughi del centro – destra aveva partecipato alle elezioni regionali appoggiando Burlando nel 2005 e alle elezioni comunali di Savona nel 2006) in “Gente di Centro”.

In relazione al riferimento alla “Sinistra”, dopo che i legittimi rappresentanti di questo raggruppamento avevano posto problemi programmatici molto seri al riguardo soprattutto delle questioni dell'assetto del territorio, della cementificazione, delle ipotesi di sviluppo, senza riuscire – a loro giudizio – a determinare un quadro soddisfacente per realizzare l'alleanza ( posizione suffragata, sia ben chiaro, dalla maggioranza degli aderenti al movimento) si è pensato di utilizzare alcuni “dissidenti” disponibili , appoggiati da un ceto politico regionale interessato più agli schieramenti che ai contenuti, a smentire le posizioni sostenute dalla maggioranza dei loro compagni e a formare una lista che rischia, seriamente, di essere  delegittimata prima di tutto dagli elettori, pur utilizzando il simbolo nazionalmente riconosciuto.

Siamo di fronte ad un esempio serio di “disinvoltura politica” che sconfina nell'opportunismo e nell'esercizio di una negativa arroganza.

Un sistema simile a quello usato, prima della caduta del muro dai Partiti Comunisti dell'Est al potere, che creavano i “fronti popolari” (SED – POSU- POUP) inventandosi le formazioni satellite (CDU in Germania Est, Partito dei Contadini in Polonia, Partiti Nazionalisti Cechi e Slovacchi, ecc).

In queste condizioni sarà difficile per sinceri democratici esprimere il necessario voto “contro la destra”.

Sarebbe bene, allora, che i dirigenti del PD ci ripensassero: a volte è bene rinunciare ad un pugno di voti ma andare avanti in modo limpido e trasparente.

Savona, 30 Aprile 2009                                                        Franco Astengo