Secondo la teologia cristiana Dio si è rivelato all’uomo, sì, certo, ma
non completamente; anzi, Dio si è fatto uomo perché, tramite la fede,
anche l’uomo si facesse simile a Dio (così come era in principio), non
con le sue forze (o debolezze) ma con quelle dello Spirito e quando la
sua volontà sarà identica - “una
cosa sola” – a quella del Padre:
fiat voluntas tua.
Ecco quindi l’origine del male: la non coincidenza
della nostra volontà con quella di Dio Padre. E tuttavia, come potremo
volere esattamente quello che Dio vuole se ora vediamo “come in uno
specchio, in maniera confusa”? Appunto per questo, secondo Leibniz -
come già aveva spiegato Agostino – noi non possiamo conoscere gli
imperscrutabili disegni di Dio (anche in ragione della nostra
finitudine) e, di conseguenza, i nostri giudizi umani sono soggetti
all’arbitrio e ad ogni sorta di inganni e di errori, ad esempio proprio
quando attribuiamo a Dio, o alla natura, l’origine di qualche nostra
disgrazia; ma siccome in Dio non può esservi ombra di male, e la natura
è stata creata così da Dio, ogni male che noi possiamo scorgervi è solo
frutto del nostro limitato, cangiante e soggettivo punto di vista.
D’altronde, a ben considerare, un terremoto, di per sé, non è né un bene
né un male: se avvenisse in pieno oceano o in pieno deserto, o magari
sulla Luna, non
provocherebbe nessuna tragedia e nemmeno ce ne accorgeremmo. Dunque il
male non è nel terremoto ma in noi? E sennò in chi? Ah, Leopardi, cosa
mai ti è venuto in mente di scrivere questi versi nella tua
Ginestra: “ E la possanza /
qui con giusta misura / anco estimar potrà dell’uman seme, / cui la dura
nutrice, ov’ei men teme, / con lieve moto in un momento annulla / in
parte, e può con moti / poco men lievi ancor subitamente / annichilare
in tutto”! E qui potrei anche chiudere questo monologhetto se non
rimanesse da dir qualcosa sulle responsabilità umane, o, per meglio
dire, inumane che hanno indubbiamente aggravato le già gravi sofferenze
provocate dal sisma. Ma che cosa potrei aggiungere alle cose già scritte
dai più seri e onesti reporter ed editorialisti dei maggiori quotidiani
italiani, cose peraltro già tristemente lette e sentite nelle purtroppo
ricorrenti e pressoché ininterrotte emergenze nazionali? Mi limiterò a
riportare un brano da Gomorra,
citato, per chi non lo avesse ancora letto, da Barbara Spinelli nel suo
smagliante editoriale sulla Stampa di domenica 19 aprile: “
L’imprenditore italiano che non ha i piedi del suo impero nel cemento
non ha speranza alcuna. E’ il mestiere più semplice per far soldi nel
più breve tempo possibile….Io so e ho le prove. So come è stata
costruita mezza Italia. E più di mezza. Conosco le mani, le dita, i
progetti. E la sabbia che ha tirato su palazzi e grattacieli. Quartieri,
parchi e ville. A Castelvolturno nessuno dimentica le file dei camion
che depredavano il Volturno della sua sabbia…. Ora quella sabbia è nelle
pareti dei condomini abruzzesi , nei palazzi di Varese, Asiago, Genova”
(pagg. 235-236). Parole non ci appulcro.
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