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FOGLI MOBILI

La rubrica di Gloria Bardi

FIGLI DI UNA DEMOCRAZIA MINORE?


L'altra sera, nei chiostri di Santa Caterina, i due ingegneri incaricati da Ghigliazza di redigere il progetto che verrà realizzato nelle ex cave, hanno parlato per più di due ore con l'irritante stile di chi vuol venderti l'enciclopedia Motta.

Ci hanno fornito dettagli, ripetuti fino allo sfinimento, su aspetti "virtuosi" collegati al progetto, come il parco archeologico, il museo, i pannelli fotovoltaici (che però non è sicuro ci saranno effettivamente), la vasca di acqua salata (ci hanno anche spiegato cortesemente che ci si può fare il bagno).

Ci hanno spiegato con malcelata vena di fastidio, che ci sono alcuni vincoli da rispettare, tra cui un rompipalle di SIC, che però forse riusciranno a scavicchiare giusto un pelo per dare una pendenza decente alla zona. Se l'Europa s'intestardirà, la pendenza non ci sarà!

Ci hanno fatto vedere un albergo degno di Hammamet, con tanto di arcate.

Hanno pronunciato dieci volte la parola "talassoterapia", zero volte la parola "seconde case".

Allegri, Finalesi arriva la talasso! Come dice un mio amico: mai più senza!

Ad un certo punto hanno parlato dell'edificato, per dire che un 10% sarà di edilizia convenzionata, della serie: godi, popolo le briciole della nostra tovaglia!

Se 10% sono improbabili prime case, 90% sono certissime seconde. Quante?

Trecento? Che in aggiunta alle 700 di Piaggio fanno 1000.

Ne avevamo bisogno? A giudicare dallo studio svolto da Touring Club sullo sviluppo turistico di Finale, ne abbiamo già troppe al presente!

Quindi? Quindi si va verso il regresso turistico, evidente!

O si dice che il touring club non c'acchiappa e allora non si vede perché gli avremmo pagato uno studio!

E non parliamo di sottoservizi, rifiuti, numero di auto circolanti, viabilità, indotto economico, flussi demografici.

Sulla viabilità poi si è arrivati allo stile pubblicitario più spinto:

avremmo potuto non farlo ma abbiamo investito in uno studio attento e anche costoso (poveri!) perché siamo dei venditori seri che non badano a spese! Mica tutti lo fanno, tsé.

Il peggio è stato raggiunto quando ci hanno mostrato le foto di Portofino e Camogli, dicendo che la "cosa" verrà così!

Allegri, Finalesi, vi portiamo Portofino in casa e lo lasciamo giusto dopo la galleria di Ponente: fa bello e non impegna.

Ma ci prendono per cretini? O forse pensano che, presi come siamo dall'urgenza di sbarcare il lunario, non riusciamo a distinguere tra un blocco di case nate tute assieme e la lenta, casuale, differenziata sedimentazione del tempo che rende irripetibili certe palazzate in certi irripetibili contesti. Andatela a proporre a Camogli la scatola dei lego!

Ma lasciamo stare i progettisti, che fanno il loro mestiere e sperano legittimamente in un lauto incasso.

I politici? 

Quello che sconcerta è la premessa politica della vicenda: un'impresa di escavazione che aveva ben precisi oneri di rinaturalizzazione della zona sfruttata per decenni, da realizzare al momento della cessazione della coltivazione. Aggiungo per inciso che i lavoratori sono stati licenziati senza grossi sussulti sindacali.

Gli oneri erano  contenuti in una convenzione che ho dovuto io stessa andare a "cavare" dagli archivi della Regione, perché in Comune non c'erano, e al "volumetto" mancavano due pagine. Mistero! L'ho segnalato subito ma la cosa non ha suscitato nessun ALTOLA'. Cosa saranno due pagine di fronte alla vastità dei mondi?

Insomma: il nostro credito si è trasformato in un debito. O meglio, lo avevamo lasciato che era un credito, et le voilà, lo abbiamo ritrovato che è un debito, senza aver chiara la trasformazione e i suoi attori.

C'era stato un fallimento che non permetteva di pagare ma poi  il socio di maggioranza, come in una bella favola, arrivando sul suo cavallo bianco ha ricomprato last minute le azioni il giorno prima (o il giorno

stesso) dell'asta fallimentare.

E dunque? Qualcuno mi dica perché Ghigliazza SPA deve ricavare dall'area martirizzata quanto deve a noi, guadagnandoci lautamente.

E poi ci stupiamo se gli architetti ci parlano come se fossimo allocchi a cui vendere la patacca.

Lo chiedi ufficialmente e ti rispondono che il progetto è stato ereditato.

Lo chiedi fuori microfono e ti rispondono cose come: lo so lo so lo so...però però però...vabbé vabbé vabbé. Tradotto: O ce la facciamo andar bene o ce la dobbiamo tenere così!

Perché, se ci sono prescrizioni precise fino all'ultima foglia di fitocella?

Non sono cose da giustificare con un vabbé vabbé vabbé; si tratta del territorio, dell'ambiente, del futuro delle prossime generazioni!

Dobbiamo sempre prostituire la politica alla semplice riduzione del danno che non abbiamo saputo evitare!!!

Siamo sempre messi all'angolo dai furbi e ci affanniamo a piazzare qualche cerottino qui e là. Intanto la salute è persa.

Avevamo chiesto un referendum dove proponevamo alberghi e prime case.

Ci è stato risposto di NO perché non si possono fare referendum su questioni non di esclusivo interesse locale.

Ma Ghigliazza è sul territorio di Finale! Sì, ma occorrono approvazione regionali!

Capite, Finalesi? Non possiamo decidere sul territorio.

Abbiamo fatto ricorso e controricorso per rivendicare un diritto che altre comunità esercitano. I giudici ci hanno detto no e ora ci è stato detto che dobbiamo pagare le spese dei prestigiosi avvocati incaricati dal comune, contro il diritto dei cittadini a essere consultati sul territorio! Pare 7000 euro per una causa che è stata combattuta a nome della città. Forse si vuole che i cittadini subiscano e zitti. Certo, noi un'altra causa per il bene collettivo non la faremmo più, se deve costarci così cara.

Ma  nessun giudice è andato a punire le amministrazioni che hanno consentito referendum su inceneritori, porticcioli ecc.!!!

La volontà è e resta politica.

O forse i finalesi sono figli di una democrazia" minore?

 

 

 

 

Gloria Bardi