versione stampabile Da anni si
susseguono allarmi per l’invasione di commercianti extracomunitari
Affitti alle stelle di negozi, bar, ristoranti? Non preoccupatevi, arrivano i “marziani” La grande
fuga. Le associazioni di categoria impotenti e incapaci. Politici come
le tre scimmiette. A chi giova? Dopo la moria di alberghi, altro
sfacelo. Ma siate ottimisti!
di Luciano Corrado
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Savona –
Non tutti hanno un archivio con la rassegna stampa, per documentarsi e
riflettere. Trarre conclusioni. Per dire basta alle illusioni e agli
illusionisti di turno. Sarebbe la testimonianza più lampante, eloquente,
di un’altra catastrofe che si sta abbattendo inesorabile sul tessuto
economico e commerciale della Provincia di Savona. La “grande fuga” di
commercianti, esercenti. E’ già accaduto nel commercio ambulante. Lo
specchio: le bancarelle dei mercati settimanali. Dietro il banco
l’italiano è in estinzione.
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La
speculazione immobiliare avrà anche baciato tanta gente, accresciuto i
forzieri delle banche, ma alla fine ha corroso gli investimenti
alberghieri (abbiamo perso oltre la metà delle strutture ricettive e non
solo quelle che non avevano scampo). Tutto questo è matematica e succede
nell’intero ponente ligure. Altra
deleteria conseguenza: nel settore ricettivo savonese si sono persi
almeno 6 mila posti. Una sciagura di cui non si parla, se non con la
sordina. Per quale nobile ragione? Da anni,
dunque, suona invano l’allarme “fuga dai negozi”. Chi riesce vende.
Altri cercano di uscirne alla meno peggio. Si susseguono proclami del
tipo: <Pago oltre 1700 euro al mese per 90 metri quadrati, neanche in
centro città>. <Pago 900 euro al mese per 35 mq….).
Oppure ha chiuso questo o quel negozio e giù l’elenco.
Gli illusionisti, bamboccioni del momento (magari
dopo aver fallito nella carica di presidente di categoria, dopo essersi
distinti per saltimbanchi, dopo aver beneficiato di cariche pubbliche e
concessioni pubbliche, estese a famigliari) si prodigano per farci
sapere che, ad Alassio, sono
in arrivo decine di nuovi negozi di lusso. Certo l’ottimismo è una
linfa, purchè non sia quello che molti albergatori hanno già vissuto
sulla loro pelle.
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![]() Pino Maiellano |
Cosa è
successo? Mentre c’è chi ha continuato a lottare, rischiare, rinnovare,
altri (persino presidenti di associazioni locali), grazie alla posizione
ricoperta, hanno brigato per vendere l’immobile-albergo. Hanno incassato
(una quota in nero) e sono “scappati” con il bottino miliardario.
Spariti dalle cronache. Al posto
dell’albergo ci hanno offerto monolocali e bilocali che restano
disabitati 11 mesi all’anno. Leggetevi cosa dichiaravano questi
“paladini” quando ricoprivano presidenze! Le loro lezioni. Altro che
“furbetti del quartierino!”
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Del resto
basta fare quattro passi nei centri storici e in alcuni casi vedere la
“desolazione commerciale” (due esempi significativi a Ceriale e
Borghetto, che già nel 2004 detenevano il record delle seconde case
in base ai dati del censimento del 2001, con 7.747 a Borghetto, 6.641 a
Ceriale appena superata da Pietra Ligure con 6.844, Loano 6.842, Alassio
6.662). Da allora ad oggi, possiamo aggiungere un buon dieci per certo
di incremento, di case vuote. Non è
soltanto un problema di alternarsi di gestioni, cambi di insegna, negozi
sbarrati, in abbandono, altri rinnovati e ristrutturati. La novità poco
conosciuta, o meglio taciuta (perché?) sono gli ingressi nell’attività
di cittadini extracomunitari. Negozi in pieno centro e sul lungomare che
hanno preso il posto di prestigiosi locali ed attività. Laddove c’era il
simbolo di una tradizione commerciale o famigliare, troviamo, scopriamo,
che si è insediato un cittadino asiatico che vende “prodotti” da uno a
cinque euro. Genere “nazionalpopolareasiatico”. Il fenomeno è in
costante crescita. Ha molti risvolti, basta fermarsi a parlare con
qualche “testimone” in vena di sfogo e confidenze, di anonimato. Da quello
della “porta accanto” si scopre che il sub-ingresso nell’attività è
avvenuto a “peso d’oro”,
soldi in contanti, affitti ancora maggiorati. Come tirano avanti, si
chiede ancora quello della porta accanto, è un mistero. Si scopre che
anche nel suo negozio, diciamo di scarpe, con due ingressi (budello e
lungomare), si sono presentati “cittadini stranieri”, con la
“ventiquattrore”, per chiedere se era interessato a cedere. Soldi cash.
Nessun problema di affitto, di garanzie. E’ verissimo,
l’ha ricordato Gianfranco Rigo,
consigliere nazionale della
Federazione Italiana Agenti Immobiliari e segretario provinciale
dell’Unione Piccoli Proprietari immobiliari, che <è
il libero mercato che fa il
prezzo e per la locazione commerciale non c’è una legge come accade con
la 431 del 1996 per l’abitativo>. Sarà un bene visto i risultati
pratici della legge sull’equo canone. E visto cosa succede in altri
paesi europei. Eppure
andando avanti di questo passo cosa ne sarà del tessuto commerciale
delle nostre città? Dopo aver “condannato a morte” il patrimonio
alberghiero e ciò che rappresenta nel contesto turistico ed economico,
sociale, seppure per altre ragioni toccherà alla “catena commerciale” e
dei pubblici esercizi? Un esempio, la prova del nove? Una pizzeria di un
centro balneare, con tanto di manifesto-rivelazione: la pizza margherita
dell’esercente asiatico si può gustare seduti al tavolo a
2,90 euro. Le cessioni,
la nuova realtà, l’esperto
Gianfranco Rigo la attribuisce al “libero mercato”? Sono proprio
sicuri gli agenti immobiliari ed i piccoli proprietari che questa sia la
strada giusta, la terapia ideale per assicurare un futuro degno di
questo nome ai nostri figli, nipoti, alle generazioni che seguiranno? Da una parte
si sbandiera che i porticcioli turistici ci vogliono per rilanciare e
riqualificare il territorio, dare nuove possibilità di sviluppo,
dall’altra come nulla fosse si assiste al proliferare di negozi che
dequalificano, di fatto impoveriscono. Sono la spia vera e non
fantasiosa, di un più generale degrado del vero commercio, della
legalità, della convivenza civile, della gloriosa storia commerciale di
tante aziende famigliari. I
Gianfranco Rigo, i
Franco Zino, i Pino Maiellano
possono raccontare quello che vogliono, barzellette comprese (non sono
certo loro i responsabili), ma sottovalutare come sta accadendo da
troppo tempo, non reagire come la situazione impone, significa andare
incontro ad una Caporetto. Dopo quella alberghiera, è una nuova
complicità, insipienza. Affitti alle
stelle, invasione e sconvolgimento del “commercio fisso”, dopo quello
“ambulante” ormai plateale (ai mercati settimanali la proporzione -
frutta, verdura e alimentari esclusi- è ormai di 8 extracomunitari, a 2
italiani), dovrebbe mobilitare le coscienze, le associazioni di
categoria, televisione e giornali.
L’informazione “modello
Berlusconi” ci insegna che, secondo chi governa, bisogna sfornare
soprattutto belle notizie. Sarà per questo che sulle alture imperiesi, a
Nava, c’è un mercato
ambulante ogni domenica e tutti extracomunitari. L’unica bancarella
italiana, la si trova saltuariamente. Consoliamoci.
Ogni tanto un articolo di denuncia, un reportage di Rai-Regione, fuoco
di paglia. Poi tutto come prima, in attesa del finale. Tra discussioni
salottiere o da tavolino, tra cronisti di scrivania.
Luciano Corrado
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