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L’opinione/ Il rischio della soglia di sopravvivenza e il ruolo di “regioni rosse”

Il Partito Democratico

seduto su una polveriera

La disaffezione dell’elettorato rischia di provocare una forte astensione al voto

 

              di Franco Astengo



Sta per avviarsi la macchina della campagna elettorale per le elezioni europee ed è bene che si affini l'analisi politica, per cercare di capire al meglio che cosa c'è in gioco, al di là della ovvia rozzezza degli slogan e della vacuità dei programmi, tanto più in una situazione dove la “tensione europea” è molto labile e si tende, più o meno da tutte le parti, a considerare, almeno per quel che riguarda il nostro paese, questo appuntamento come un grande “test” sullo stato di salute delle forze politiche nostrane, a due anni di distanza dall'esito delle elezioni politiche. 

Delimitato così il campo dell'analisi va detto subito che uno degli spunti più interessanti che ci sarà fornito dall'esito del voto sarà quello della situazione del PD: in questo senso è proprio il caso di dire che il PD, in questo momento, è seduto di una polveriera.

Gli elementi che aiutano a comporre questa immagine  sono almeno tre:

1)    Dai dati che circolano al riguardo dell'orientamento di partenza degli elettori non pare esserci questione circa la maggioranza relativa, che dovrebbe essere confermata appannaggio del PDL. Magari, il punto di maggior interesse, sotto questo aspetto appare quello dello stabilirsi di determinati rapporti di forza tra PDL e Lega Nord, nel Lombardo – Veneto (ma anche in Piemonte ed in Emilia). Al PD, sotto questo aspetto, verrà a mancare la spinta verso il cosiddetto “voto utile” che pure qualcosa aveva contato nel 2008, mentre crescerà la tensione verso il “dialogo” sulle riforme costituzionali, oggi riportato in campo con grande evidenza, pur nel momento segnato drammaticamente dal terremoto d'Abruzzo, da un editoriale del Corriere della Sera, firmato da Sergio Romano.

2)    Nell'eventualità (che i sondaggi indicano chiaramente, pur divergendo nell'indicazione delle dimensioni) di un arretramento del PD sarà importante verificarne la realtà geografica. Se, infatti, questa eventualità di arretramento colpisse zone del Paese dove il PD è già ridotto a dimensioni marginali, allora si tratterebbe di un arretramento ai limiti della soglia stessa di sopravvivenza del partito (per essere chiaro, se ci saranno zone importanti del Paese dove il PD si attesterà più o meno attorno al 10%, allora la rimonta davvero si renderà, nel tempo quanto mai problematica).Il rischio è davvero quello di un ulteriore rinserramento all'interno del fortilizio delle cosiddette “regioni rosse”. Un risultato che potrebbe anche fornire complessivamente un esito non del tutto negativo, ma fortemente deleterio sul piano della prospettiva politica;

3)    Il PD si trova, inoltre, in questo momento in difficoltà almeno su altri tre versanti. Quello della partecipazione al voto, le cui prospettive appaiono molto negative in tutta Europa almeno stando ad una analisi fornita da Liberation proprio in questi giorni (soltanto il 24% degli europei avrebbe già deciso di recarsi alle urne. In Italia siamo al 30%, una quota comunque molto bassa). Lo stesso PD inoltre soffre di un ampio strato di disaffezione tra l'elettorato che aveva scelto il partito nel 2008. Il dato di fedeltà al PD infatti oscilla attorno al 50%. Quanti di questi elettori potranno essere recuperati da qui al 7 Giugno? La risposta è difficile, tanto più che i Democrats si trovano stretti tra due fuochi ed hanno commesso un gravissimo errore: da un lato la rottura con l'alleanza con Di Pietro che si muove a “tutto campo” per coprire il vuoto di opposizione( forse questo attivismo non renderà moltissimo sul piano più strettamente elettorale, ma comunque inciderà sul dato del PD); dall'altro il rapporto con le due liste di sinistra, verso le quali l'aver portato avanti la linea dello sbarramento al 4% costringendole ad accorpamenti e a una vera e propria lotta per la sopravvivenza, amplierà senz'altro il dato ottenuto dall'Arcobaleno (anche se potrebbe trattarsi di una crescita insufficiente per l'approdo al Parlamento Europeo) attirando alcuni dei pentiti del “voto utile”, la maggior parte dei quali comunque veleggia verso l'astensione.

Questo quadro si inserisce, infine, nel dato dell'incertezza nell'appartenenza europea (un nodo sicuramente non sciolto, anche se nella stessa situazione si trova, paradossalmente, “Sinistra e Libertà”) e nella prospettiva di un congresso lacerante.

E' proprio il caso di ribadirlo: il PD è seduto su di una polveriera.

Savona, 14 Aprile 2009                                                                    Franco Astengo