Pierfranco Pellizzetti
Davvero "Tutto e tutti hanno un prezzo"? Continuo a
rimuginare la sconfortante sentenza che mi ha appena
scandito al telefono un amico con cui sovente discuto di
politica. Difficile smentirlo, basti pensare alla fondazione
del Popolo della Libertà assemblato acquistando all'incanto
interi pezzi di classe politica. Operazione resa possibile
dal fatto che troppi ormai avevano il cartellino del prezzo
attaccato al bavero in attesa del migliore offerente. Anche
se - va detto - non tutti si sono piegati all'andazzo.
Soltanto pazzi melanconici o aspiranti leader, riottosi
quanto isolati? Resta il fatto che da troppo tempo vige una
sorta di monetizzazione della vita pubblica che ormai non si
può neppure definire "deriva plutocratica" o "imprenditorializzazione
della politica". È qualcosa di molto più inquietante:
potremmo dire, l'imporsi dell'incontenibile, singola,
volontà di un mega proprietario che dilaga annichilendo
quanto le ruota attorno. La mentalità di un intero ceto
dirigente e le regole vigenti ne vengono travolte,
rimaneggiate all'insegna del tornaconto materiale eletto a
criterio esclusivo: tanto nell'azienda-partito che domina il
mercato, governata con piglio vetero-padronale da Silvio
Berlusconi, come nella società a responsabilità limitata,
nata dal merger tra ex comunisti ed ex democristiani, alla
ricerca di sopravvivenza purchessia nell'oligopolio; da una
comunicazione ridotta a produzione di slogan spudoratamente
scissi dal verosimile ai percorsi biografici di quanti si
consacrano al solo tirare a campare. Da comparse.
Prima vittima di tale mutazione (che a nessuno dei
beneficiati conviene esplicitare) è l'anacronistico assunto
"politica uguale verità", azzerato a difesa dell'andazzo.
Sicché ormai ogni presa di posizione viene misurata sul
metro bipartisan della pura e semplice convenienza. Con
effetti a dir poco estranianti per l'uditorio.
Chi scrive non ha niente di personale contro il governatore
della Regione Liguria, che neppure conosce. Fatto sta che
Claudio Burlando ha fornito in questi ultimi tempi reiterate
e preoccupanti prove di siffatta scissione comunicativa. Ci
viene a spiegare che in quel di Morego sta prendendo corpo
la nuova politica industriale hi-tech ligure e in
contemporanea gli si dimette il direttore del Centro
regionale preposto, denunciando l'impossibilità di operare.
Fa autocritica? Neanche per sogno: ritorna nell'abituale
penombra in attesa che ce ne si dimentichi. Piazza un
fedelissimo ai vertici della Finanziaria Ligure assicurando
mirabilie nel marketing territoriale che nessuno vede.
Ipotizzo sul Secolo XIX quella che potrebbe essere la sua
personale strategia di sopravvivenza ai vertici di via
Fieschi e lui risponde che non mi è consentito ipotizzare.
Ma che altro potrebbe fare un osservatore della politica
locale se non formulare ipotesi, a fronte di una neolingua
orwelliana che prende in giro la verità? Per cui si
garantisce che la sanitàè risanata e sotto controllo mentre
avanza lo sfascio. Per cui si assicura che la Cornigliano
sottratta al controllo del siderurgico Riva verrà restituita
alla città quando la si concede graziosamente a chi potrà
accatastarvi container. Per cui si arriva a negare
sponsorizzazioni che sono di pubblico dominio.
Manifestazioni di impudenza? Forse soltanto danni
collaterali del cortocircuito di verità diventato
estraneazione dal mondo; la fuga in una dimensione onirica
dove sognare di proprie rielezioni. Ma anche scissione dal
buon senso. Per cui Burlando può magnificare sul Secolo XIX
la propria campagna elettorale rivelando che è in atto da
tempo: un autogol, dato che lui non è un candidato alla
Regione, ne è il presidente. E decenza minima imporrebbe di
comportarsi come tale.
Pierfranco Pellizzetti (pellizzetti@ fastwebnet.it) è
opinionista di Micromega.
|
|