LETTERA APERTA AL PRESIDENTE OBAMA
“FAI RIVIVERE
By Ellen Brown
(Traduzione di Marco G. Pellifroni)
Di Ellen Brown ho già proposto un articolo sul
numero 192 del 15 marzo scorso. Propongo ora la lettura di questa
sua lettera aperta, anche in considerazione di una mia iniziativa
analoga, quando scrissi, nel gennaio
|
Caro presidente Obama,
il
mondo è rimasto ammutolito quel memorabile giorno di gennaio in cui,
accompagnato da poesia, canto e danze, hai rievocato Abramo Lincoln per
lasciarti guidare dalla sua saggezza in questi tempi difficili. Invero, tu
hai così tante cose in comune col nostro venerabile Presidente che sembri
quasi la sua reincarnazione in mutate vesti. Siete entrambi magri e
resistenti, oratori brillanti, e comparite sulla scena azionale in tempi
decisivi. Ma vorrei ricordarti che Lincoln non si limitò a liberare gli
schiavi nella forma più eclatante; egli liberò i suoi connazionali da una
schiavitù più sottile, di cui si è persa memoria perché questa liberazione è
stata cancellata dai libri di storia, lasciando gli americani male
equipaggiati per interpretare le lezioni del loro stesso passato.
Noi ci troviamo ora su un altro campo di battaglia
della stessa guerra economica che impegnò Lincoln e altri Padri Fondatori
prima di lui. Presidente Obama, il destino della nostra economia e la nostra
stessa nazione dipendono da quanto a fondo tu comprenderai la rivoluzione
monetaria di Lincoln, il più esteso “piano di stimolo economico” mai messo
in atto da un Presidente USA. Tu puoi risolvere la nostra crisi economica in
maniera rapida e permanente, adottando la medesima soluzione che permise a
Lincoln di vincere |
![]() Ellen Brown |
La rivoluzione monetaria di Lincoln
I banchieri tenevano Lincoln in scacco, proprio
come oggi Wall Street tiene in una morsa il Congresso. Il Nord
necessitava di denaro per finanziare la guerra, e i banchieri erano
disposti a prestarglielo, ma a condizioni chiaramente estorsive, con
interessi esorbitanti, tra il 24 e il 36%. Lincoln si rese conto che ciò
significava mandare il Nord in bancarotta, e chiese a un collega di sua
fiducia di approfondire la materia e trovare una soluzione migliore. In
quello che fu forse il miglior consiglio dato a un Presidente in carica,
il Col. Dick Taylor dell’Illinois gli riferì che, ai sensi della
Costituzione, l’Unione aveva il potere di risolvere il suo problema
finanziario stampando, in qualità di Stato sovrano, la sua propria
moneta. |
I
greenbacks (i dollari così
stampati) in effetti erano altrettanto validi delle banconote dei banchieri.
Entrambi erano creati con macchine da stampa; ma le banconote avevano
l’apparenza della legittimità in quanto erano coperte da oro. Il trucco era
che questa copertura si basava sulle “riserve frazionarie”; vale a dire che
i banchieri tenevano soltanto una minuscola frazione dell’oro necessario a
garantire tutti i prestiti che facevano con l’emissione di banconote.
L’inganno della “riserva frazionaria” è usato anche oggi per dare
l’impressione che i banchieri stiano prestando qualcos’altro che non il mero
debito creato alla voce “entrate” nei loro libri contabili.
Lincoln seguì il consiglio del Col. Taylor e finanziò la guerra stampando
banconote garantite dal governo. Tali banconote USA a corso legale, o
greenbacks, costituivano le
ricevute per il lavoro e le merci prodotti negli Stati Uniti. Con esse si
pagavano i soldati e i fornitori e venivano scambiate contro merci e servizi
equivalenti forniti alla comunità. I
greenbacks aiutarono l’Unione non solo a vincere la guerra ma anche a
metter le basi per un periodo di espansione economica senza precedenti. Il
governo di Lincoln diede vita al più grande gigante industriale che il mondo
avesse mai visto. Fu lanciata l’industria dell’acciaio, si creò un sistema
ferroviario continentale, si promosse una nuova era di macchine agricole e
attrezzi a buon mercato, fu garantita l’istruzione superiore, si fornì
supporto governativo a tutte le branche della scienza, venne istituito il
Dipartimento delle Miniere, e la produttività crebbe del 50%, con punte del
75%. Il greenback non fu l’unica valuta usata per finanziare questi
sviluppi; ma questi non si sarebbero raggiunti senza di esso, né tanto meno
si sarebbero raggiunti col denaro che i banchieri avevano tentato di
estorcere dal Nord con prestiti usurari.
Lincoln riuscì a restaurare il potere del governo di emettere una moneta
nazionale, ma la sua rivoluzionaria politica monetaria fu contrastata da
forze formidabili. La minaccia che essa rappresentava per gli interessi
costituiti fu colta da un editoriale a firma anonima, che si disse esser
apparsa sul The London Times nel 1865:
<
Se la nociva politica finanziaria che ha avuto origine nella Repubblica
nordamericana durante la recente guerra in quella regione dovesse mai
consolidarsi, allora quel governo potrebbe rifornirsi di denaro suo proprio
senza costo alcuno. Ripagherebbe i suoi debiti e ne rimarrebbe esente.
Prospererebbe oltre ogni precedente nella storia dei governi civilizzati del
mondo. I talenti e la ricchezza di tutte le nazioni migrerebbero in
Nordamerica. Quel governo deve essere distrutto, o distruggerà tutte le
monarchie del globo. >
Lincoln fu assassinato nel 1865. Secondo lo storico W. Cleon Skousen:
<
Subito dopo
L’istituzione cui si dette vita fu invece
Lincoln non ha inventato la moneta di carta di emissione governativa.
Piuttosto, egli ha ripristinato una brillante innovazione dei coloni
americani. Secondo Benjamin Franklin, furono i buoni d’acquisto “fatti in
casa” dai coloni i responsabili della notevole prosperità nelle colonie
all’epoca in cui l’Inghilterra pativa i guasti della Rivoluzione
Industriale. Come con i greenbacks
di Lincoln, questa prosperità mise in pericolo il controllo della Corona
Britannica e la rete emergente di banche private inglesi, spingendo il re a
mettere al bando i buoni cartacei dei coloni e a richiedere il pagamento
delle tasse in oro. Sempre secondo Franklin e molti altri storici del
periodo, furono proprio queste onerose richieste della Corona e il
corrispondente collasso dei buoni cartacei dei coloni a fare da scintilla
alla Guerra d’Indipendenza.
I
coloni vinsero la guerra, ma alla fine persero il loro potere monetario,
usurpato da un cartello bancario privato: un cartello che emise un’altra
forma di moneta cartacea, denominata “banconote”. Oggi il denaro a debito
dei banchieri è riuscito a dominare la maggior parte delle economie
mondiali, ma esiste in altri Paesi un numero di esempi storici di sviluppo
economico fondato con successo su credito emesso dal governo.
L’Australia e
Qui negli USA, il Nord Dakota ha una banca interamente posseduta dallo Stato
la quale crea credito sui suoi libri contabili esattamente come fanno le
banche private. Questo credito serve ai bisogni della comunità, e
l’interesse sui prestiti viene devoluto al governo. Non a caso, il Nord
Dakota ha un budget con $ 1,2 miliardi di
attivo, in un periodo in cui 46
su 50 Stati americani sono insolventi: un risultato impressionante per uno
Stato di agricoltori isolati che devono combattere le sfide di un clima
inclemente. Il prototipo del Nord Dakota dovrebbe essere copiato non solo in
ogni Stato degli USA, ma anche a
livello federale.
La
vexata quaestio dell’inflazione
L’obbiezione che invariabilmente viene mossa alla moneta o al credito
governativi è che si creerebbe una pericolosa iperinflazione. L’inflazione
dei prezzi si verifica quando cresce il volume di moneta ma non quello delle
merci, ovvero quando la speculazione svaluta la moneta giocando
massicciamente al ribasso, come nei casi dell’iperinflazione
Latino-americana in cui si risorse alla stampa di moneta per pagare il
debito estero. Quando si immette nuova moneta in parallelo alla produzione
di nuovi merci e servizi, non ne deriva inflazione, perché domanda e offerta
procedono di pari passo. I prezzi in effetti crebbero durante
Oggi, con trilioni di dollari impegnati per salvataggi e piani di stimolo,
un’altra obbiezione alla soluzione lincolniana sarebbe che “il governo USA
sta già stampando la propria moneta, e a vagonate.” Questa però è un’idea
sbagliata. Ciò che il governo stampa sono
bonds, cioè s’indebita. Se il
governo davvero stampasse soldi,
invece di farseli prestare da una banca centrale privata che li stampa per
lui, lo Zio Sam non avrebbe una pietra da macina da 11 trilioni di dollari
appesa al collo. Come osservava esplicitamente Thomas Edison:
<
Se il nostro governo può emettere un
bond da 1 dollaro, può altrettanto emettere una banconota da 1 dollaro.
[…] Quindi è assurdo affermare che la nostra nazione possa emettere $ 30
milioni in bond, ma non in
banconote. Entrambe sono promesse di pagamento, ma l’una ingrassa gli
usurai, l’altra aiuta la gente. >
Nello stesso periodo, anche Henry Ford osservava:
<
Va già bene che la gente non capisca il nostro sistema bancario e monetario,
perché se lo capisse credo che scoppierebbe la rivoluzione prima di
domattina. >
Oggi che noi, la gente, stiamo cominciando a prender coscienza di questo
sistema, siamo scioccati,
sgomenti e furiosi per quello che stiamo scoprendo. Il mago della finanza
dietro la tenda si rivela essere un gruppetto di uomini che manovrano leve e
quadranti, creando uno schema monetario illusorio che, dietro tutti i
discorsi e la spavalderia, fa solo un’operazione di pura facciata. Queste
leve sono controllate da una banca centrale di proprietà privata e
irresponsabile, chiamata Federal Reserve, che ha recentemente regalato miliardi se non
trilioni di fondi ai suoi compari banchieri, senza rivelare dove questo
denaro andava a finire, persino sotto inchiesta del Congresso o in risposta
alle indagini del FOIA (Freedom of
Information Act). Come Chris Powell ha stigmatizzato:
< Qualunque governo che possa sborsare $ 2 trilioni in
segreto, senza alcun rendiconto, non è un governo democratico.
È un governo
delle e per le banche. >
C’è stata un’epoca in cui i banchieri centrali privati erano i
mammasantissima con in mano le leve di controllo, in grado di mantenere
impunemente ultra-segreta la loro agenda; ma quell’era sta avviandosi al
termine. I banchieri stanno affannandosi, tentando di rappezzare le loro
creazioni sbriciolatesi ricorrendo a strategie, salvataggi e colpi di mano.
Questi sforzi, però, si dimostreranno alla fine vani. Come il consulente
finanziario Rolf Winkler ha scritto in un recente articolo:
<
Il grande schema Ponzi è la stessa economia del mondo occidentale, cresciuta
talmente che non esiste un metodo per “aggiustarla”. Inondando il sistema
con altro debito sarebbe come affidare a Madoff un po’ di miliardi per
riportarlo a galla. O come aggiungere un altro piano alla torre di Babele. A
che scopo? Il collasso è già in corso. La domanda è: quanto male vogliamo
che faccia? Usare il borsellino del pubblico per finanziare la “fiducia” in
un sistema che è già kaput può tardare il Giorno del Giudizio, certo. Ma al
prezzo di moltiplicare le nostre perdite. Forse a dimensioni colossali. >
I
banchieri stanno dandosi freneticamente da fare per sfruttare il collasso
dell’attuale sistema sterzandoci verso una divisa nordamericana di stile “Amero”,
o verso una divisa globale, sempre emessa da una banca centrale privata di
cui essi, ed essi soltanto, manterrebbero il controllo. Ma noi, il popolo,
non accetteremo queste soluzioni, non importa quanto male possano andare le
cose. Noi chiediamo soluzioni vere, che ci diano potere, e non che ci
rendano ancora più schiavi.
Abramo Lincoln aveva trovato una tale soluzione. Presidente Obama, tu puoi
finalmente mettere a frutto questa soluzione monetaria. Rendi manifesta la
visione di Lincoln, Jefferson, Madison e Franklin, e noi, il popolo, ti
assicureremo un posto nel pantheon dei nostri maggiori leader, nonché
l’onore nei secoli a venire. I migliori giorni per l’America potrebbero
ancora essere davanti a noi; ma affinché ciò accada dobbiamo denunciare ed
estirpare lo schema bancario truffaldino che vorrebbe renderci schiavi di un
futuro di debiti e di perdita delle nostre case in questa grande nazione che
i nostri antenati hanno fondato. È giunto il tempo che la democrazia si
innalzi al di sopra del cartello bancario privato e si riprenda il potere di
creare la propria moneta. Una tale trasformazione rappresenterebbe il
cambiamento più epocale e fortificante che l’umanità abbia mai visto. Come
tu hai detto recentemente:
<
Questo Paese non ha mai reagito ad una crisi
sedendosi ai margini e sperando per il meglio. Attraverso tutta la nostra
storia, noi abbiamo affrontato ogni grande sfida con atti di coraggio e
grandi idee. >
Le
tue parole sono un tempestivo memento della nostra lunga tradizione di
azione e di soluzioni ardite di fronte alle avversità. Possiamo farcela?
Yes, we can.
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