LETTERA APERTA AL PRESIDENTE OBAMA

“FAI RIVIVERE LA POLITICA MONETARIA DI LINCOLN”

By Ellen Brown

(Traduzione di Marco G. Pellifroni)

 

Di Ellen Brown ho già proposto un articolo sul numero 192 del 15 marzo scorso. Propongo ora la lettura di questa sua lettera aperta, anche in considerazione di una mia iniziativa analoga, quando scrissi, nel gennaio 2007, a Giorgio Napolitano, da poco eletto alla suprema carica dello Stato, per sottoporgli considerazioni simili a quelle della Brown. Non ricevetti mai risposta e spero vivamente che la lettera che qui sotto ho tradotto non subisca lo stesso destino che i “grandi” riservano alle domande scomode: il silenzio. Devo solo rilevare che la Brown non ha fatto il minimo cenno al presidente John F. Kennedy, assassinato in circostanze analoghe a quelle di Lincoln, pochi mesi dopo aver emesso, il 4 giugno 1963, 4,3 miliardi di dollari di Stato, anziché dei banchieri privati (cioè della Federal Reserve), con tanto di provvedimento esecutivo # 11110. L’autrice, da me contattata in merito, mi ha risposto che la questione è ancora controversa, e per questo ha preferito ignorarla. Resta però il fatto che quei miliardi di dollari entrarono realmente in circolazione; e qualche esemplare, nonostante la loro frettolosa eliminazione da parte del presidente Johnson, subentrato a Kennedy, è ancora in possesso dei collezionisti. Ne riporto un’immagine, su cui faccio notare la dicitura United States (invece dell’usuale Federal Reserve) Note, e il sigillo rosso, anziché blu.

 

Caro presidente Obama,

il mondo è rimasto ammutolito quel memorabile giorno di gennaio in cui, accompagnato da poesia, canto e danze, hai rievocato Abramo Lincoln per lasciarti guidare dalla sua saggezza in questi tempi difficili. Invero, tu hai così tante cose in comune col nostro venerabile Presidente che sembri quasi la sua reincarnazione in mutate vesti. Siete entrambi magri e resistenti, oratori brillanti, e comparite sulla scena azionale in tempi decisivi. Ma vorrei ricordarti che Lincoln non si limitò a liberare gli schiavi nella forma più eclatante; egli liberò i suoi connazionali da una schiavitù più sottile, di cui si è persa memoria perché questa liberazione è stata cancellata dai libri di storia, lasciando gli americani male equipaggiati per interpretare le lezioni del loro stesso passato.

Noi ci troviamo ora su un altro campo di battaglia della stessa guerra economica che impegnò Lincoln e altri Padri Fondatori prima di lui. Presidente Obama, il destino della nostra economia e la nostra stessa nazione dipendono da quanto a fondo tu comprenderai la rivoluzione monetaria di Lincoln, il più esteso “piano di stimolo economico” mai messo in atto da un Presidente USA. Tu puoi risolvere la nostra crisi economica in maniera rapida e permanente, adottando la medesima soluzione che permise a Lincoln di vincere la Guerra Civile e salvare così l’Unione dai padroni della finanza straniera.


Ellen Brown

La rivoluzione monetaria di Lincoln

I banchieri tenevano Lincoln in scacco, proprio come oggi Wall Street tiene in una morsa il Congresso. Il Nord necessitava di denaro per finanziare la guerra, e i banchieri erano disposti a prestarglielo, ma a condizioni chiaramente estorsive, con interessi esorbitanti, tra il 24 e il 36%. Lincoln si rese conto che ciò significava mandare il Nord in bancarotta, e chiese a un collega di sua fiducia di approfondire la materia e trovare una soluzione migliore. In quello che fu forse il miglior consiglio dato a un Presidente in carica, il Col. Dick Taylor dell’Illinois gli riferì che, ai sensi della Costituzione, l’Unione aveva il potere di risolvere il suo problema finanziario stampando, in qualità di Stato sovrano, la sua propria moneta.

I greenbacks (i dollari così stampati) in effetti erano altrettanto validi delle banconote dei banchieri. Entrambi erano creati con macchine da stampa; ma le banconote avevano l’apparenza della legittimità in quanto erano coperte da oro. Il trucco era che questa copertura si basava sulle “riserve frazionarie”; vale a dire che i banchieri tenevano soltanto una minuscola frazione dell’oro necessario a garantire tutti i prestiti che facevano con l’emissione di banconote. L’inganno della “riserva frazionaria” è usato anche oggi per dare l’impressione che i banchieri stiano prestando qualcos’altro che non il mero debito creato alla voce “entrate” nei loro libri contabili.

Lincoln seguì il consiglio del Col. Taylor e finanziò la guerra stampando banconote garantite dal governo. Tali banconote USA a corso legale, o greenbacks, costituivano le ricevute per il lavoro e le merci prodotti negli Stati Uniti. Con esse si pagavano i soldati e i fornitori e venivano scambiate contro merci e servizi equivalenti forniti alla comunità. I greenbacks aiutarono l’Unione non solo a vincere la guerra ma anche a metter le basi per un periodo di espansione economica senza precedenti. Il governo di Lincoln diede vita al più grande gigante industriale che il mondo avesse mai visto. Fu lanciata l’industria dell’acciaio, si creò un sistema ferroviario continentale, si promosse una nuova era di macchine agricole e attrezzi a buon mercato, fu garantita l’istruzione superiore, si fornì supporto governativo a tutte le branche della scienza, venne istituito il Dipartimento delle Miniere, e la produttività crebbe del 50%, con punte del 75%. Il greenback non fu l’unica valuta usata per finanziare questi sviluppi; ma questi non si sarebbero raggiunti senza di esso, né tanto meno si sarebbero raggiunti col denaro che i banchieri avevano tentato di estorcere dal Nord con prestiti usurari.

Lincoln riuscì a restaurare il potere del governo di emettere una moneta nazionale, ma la sua rivoluzionaria politica monetaria fu contrastata da forze formidabili. La minaccia che essa rappresentava per gli interessi costituiti fu colta da un editoriale a firma anonima, che si disse esser apparsa sul The London Times nel 1865:

< Se la nociva politica finanziaria che ha avuto origine nella Repubblica nordamericana durante la recente guerra in quella regione dovesse mai consolidarsi, allora quel governo potrebbe rifornirsi di denaro suo proprio senza costo alcuno. Ripagherebbe i suoi debiti e ne rimarrebbe esente. Prospererebbe oltre ogni precedente nella storia dei governi civilizzati del mondo. I talenti e la ricchezza di tutte le nazioni migrerebbero in Nordamerica. Quel governo deve essere distrutto, o distruggerà tutte le monarchie del globo. >

Lincoln fu assassinato nel 1865. Secondo lo storico W. Cleon Skousen:

< Subito dopo la Guerra Civile ci fu un’ampia discussione sull’opportunità di un ritorno  al breve esperimento di Lincoln in base al sistema monetario previsto dalla Costituzione. Se non ci fosse stato l’intervento del cartello monetario europeo, sarebbe senza dubbio diventato una consolidata istituzione. >

L’istituzione cui si dette vita fu invece la Federal Reserve, una banca centrale di proprietà privata autorizzata dal 1913 a stampare Federal Reserve notes (dollari) per poi prestarli al Governo. Il governo fu sommerso da un debito che da allora è cresciuto esponenzialmente fino a raggiungere l’attuale insolvibile cifra di $ 11 trilioni. Per quasi un secolo la statua di Lincoln nel suo Mausoleo ha fissato pensosamente, riflettendosi nello stagno di fronte, il palazzo della Federal Reserve, come se rimuginasse cosa i banchieri hanno architettato dopo la sua morte, e il modo di porvi rimedio.

 Rifarsi a una tradizione vincente

Lincoln non ha inventato la moneta di carta di emissione governativa. Piuttosto, egli ha ripristinato una brillante innovazione dei coloni americani. Secondo Benjamin Franklin, furono i buoni d’acquisto “fatti in casa” dai coloni i responsabili della notevole prosperità nelle colonie all’epoca in cui l’Inghilterra pativa i guasti della Rivoluzione Industriale. Come con i greenbacks di Lincoln, questa prosperità mise in pericolo il controllo della Corona Britannica e la rete emergente di banche private inglesi, spingendo il re a mettere al bando i buoni cartacei dei coloni e a richiedere il pagamento delle tasse in oro. Sempre secondo Franklin e molti altri storici del periodo, furono proprio queste onerose richieste della Corona e il corrispondente collasso dei buoni cartacei dei coloni a fare da scintilla alla Guerra d’Indipendenza.

I coloni vinsero la guerra, ma alla fine persero il loro potere monetario, usurpato da un cartello bancario privato: un cartello che emise un’altra forma di moneta cartacea, denominata “banconote”. Oggi il denaro a debito dei banchieri è riuscito a dominare la maggior parte delle economie mondiali, ma esiste in altri Paesi un numero di esempi storici di sviluppo economico fondato con successo su credito emesso dal governo.  L’Australia e la Nuova Zelanda degli anni ’30 [cui vanno aggiunte la Germania e il Giappone, per analoghe politiche monetarie esenti da debito verso i banchieri privati. NdT] evitarono la durezza della Grande Depressione sofferta da altre nazioni grazie ad una carta di credito nazionale emessa da banche centrali di proprietà pubblica. I governi degli Stati indipendenti delle isole Guernsey e Jersey promossero prospere economie non gravate da debito pubblico, grazie proprio alla valuta emessa senza debito dallo Stato. Anche la Cina ha basato il proprio impressionante sviluppo interno sul sistema di banche di proprietà statale.

Qui negli USA, il Nord Dakota ha una banca interamente posseduta dallo Stato la quale crea credito sui suoi libri contabili esattamente come fanno le banche private. Questo credito serve ai bisogni della comunità, e l’interesse sui prestiti viene devoluto al governo. Non a caso, il Nord Dakota ha un budget con $ 1,2 miliardi di attivo, in un periodo in cui 46 su 50 Stati americani sono insolventi: un risultato impressionante per uno Stato di agricoltori isolati che devono combattere le sfide di un clima inclemente. Il prototipo del Nord Dakota dovrebbe essere copiato non solo in ogni Stato degli USA, ma anche  a livello federale.

La vexata quaestio dell’inflazione

L’obbiezione che invariabilmente viene mossa alla moneta o al credito governativi è che si creerebbe una pericolosa iperinflazione. L’inflazione dei prezzi si verifica quando cresce il volume di moneta ma non quello delle merci, ovvero quando la speculazione svaluta la moneta giocando massicciamente al ribasso, come nei casi dell’iperinflazione Latino-americana in cui si risorse alla stampa di moneta per pagare il debito estero. Quando si immette nuova moneta in parallelo alla produzione di nuovi merci e servizi, non ne deriva inflazione, perché domanda e offerta procedono di pari passo. I prezzi in effetti crebbero durante la Guerra Civile Americana, ma ciò fu attribuito alla scarsità di merci tipica dei regimi di guerra piuttosto che agli stessi greenbacks. La guerra produce armi, ben più che beni di consumo.

Oggi, con trilioni di dollari impegnati per salvataggi e piani di stimolo, un’altra obbiezione alla soluzione lincolniana sarebbe che “il governo USA sta già stampando la propria moneta, e a vagonate.” Questa però è un’idea sbagliata. Ciò che il governo stampa sono bonds, cioè s’indebita. Se il governo davvero stampasse soldi, invece di farseli prestare da una banca centrale privata che li stampa per lui, lo Zio Sam non avrebbe una pietra da macina da 11 trilioni di dollari appesa al collo. Come osservava esplicitamente Thomas Edison:

< Se il nostro governo può emettere un bond da 1 dollaro, può altrettanto emettere una banconota da 1 dollaro. […] Quindi è assurdo affermare che la nostra nazione possa emettere $ 30 milioni in bond, ma non in banconote. Entrambe sono promesse di pagamento, ma l’una ingrassa gli usurai, l’altra aiuta la gente. >

 Svegliamoci

Nello stesso periodo, anche Henry Ford osservava:

< Va già bene che la gente non capisca il nostro sistema bancario e monetario, perché se lo capisse credo che scoppierebbe la rivoluzione prima di domattina. >

Oggi che noi, la gente, stiamo cominciando a prender coscienza di questo sistema, siamo  scioccati, sgomenti e furiosi per quello che stiamo scoprendo. Il mago della finanza dietro la tenda si rivela essere un gruppetto di uomini che manovrano leve e quadranti, creando uno schema monetario illusorio che, dietro tutti i discorsi e la spavalderia, fa solo un’operazione di pura facciata. Queste leve sono controllate da una banca centrale di proprietà privata e irresponsabile, chiamata Federal Reserve, che ha recentemente regalato miliardi se non trilioni di fondi ai suoi compari banchieri, senza rivelare dove questo denaro andava a finire, persino sotto inchiesta del Congresso o in risposta alle indagini del FOIA (Freedom of Information Act). Come Chris Powell ha stigmatizzato:

< Qualunque governo che possa sborsare $ 2 trilioni in segreto, senza alcun rendiconto, non è un governo democratico. È un governo delle e per le banche. >

C’è stata un’epoca in cui i banchieri centrali privati erano i mammasantissima con in mano le leve di controllo, in grado di mantenere impunemente ultra-segreta la loro agenda; ma quell’era sta avviandosi al termine. I banchieri stanno affannandosi, tentando di rappezzare le loro creazioni sbriciolatesi ricorrendo a strategie, salvataggi e colpi di mano. Questi sforzi, però, si dimostreranno alla fine vani. Come il consulente finanziario Rolf Winkler ha scritto in un recente articolo:

< Il grande schema Ponzi è la stessa economia del mondo occidentale, cresciuta talmente che non esiste un metodo per “aggiustarla”. Inondando il sistema con altro debito sarebbe come affidare a Madoff un po’ di miliardi per riportarlo a galla. O come aggiungere un altro piano alla torre di Babele. A che scopo? Il collasso è già in corso. La domanda è: quanto male vogliamo che faccia? Usare il borsellino del pubblico per finanziare la “fiducia” in un sistema che è già kaput può tardare il Giorno del Giudizio, certo. Ma al prezzo di moltiplicare le nostre perdite. Forse a dimensioni colossali. >

I banchieri stanno dandosi freneticamente da fare per sfruttare il collasso dell’attuale sistema sterzandoci verso una divisa nordamericana di stile “Amero”, o verso una divisa globale, sempre emessa da una banca centrale privata di cui essi, ed essi soltanto, manterrebbero il controllo. Ma noi, il popolo, non accetteremo queste soluzioni, non importa quanto male possano andare le cose. Noi chiediamo soluzioni vere, che ci diano potere, e non che ci rendano ancora più schiavi.

Abramo Lincoln aveva trovato una tale soluzione. Presidente Obama, tu puoi finalmente mettere a frutto questa soluzione monetaria. Rendi manifesta la visione di Lincoln, Jefferson, Madison e Franklin, e noi, il popolo, ti assicureremo un posto nel pantheon dei nostri maggiori leader, nonché l’onore nei secoli a venire. I migliori giorni per l’America potrebbero ancora essere davanti a noi; ma affinché ciò accada dobbiamo denunciare ed estirpare lo schema bancario truffaldino che vorrebbe renderci schiavi di un futuro di debiti e di perdita delle nostre case in questa grande nazione che i nostri antenati hanno fondato. È giunto il tempo che la democrazia si innalzi al di sopra del cartello bancario privato e si riprenda il potere di creare la propria moneta. Una tale trasformazione rappresenterebbe il cambiamento più epocale e fortificante che l’umanità abbia mai visto. Come tu hai detto recentemente:

<  Questo Paese non ha mai reagito ad una crisi sedendosi ai margini e sperando per il meglio. Attraverso tutta la nostra storia, noi abbiamo affrontato ogni grande sfida con atti di coraggio e grandi idee. >

Le tue parole sono un tempestivo memento della nostra lunga tradizione di azione e di soluzioni ardite di fronte alle avversità. Possiamo farcela? Yes, we can.

 Ellen Brown     http://www.webofdebt.com                                    9 aprile 2009