Gli anni ’40 e ’50: dalle finestre i villeggianti applaudivano, chiedevano “bis”

“Miliu” alla chitarra, io l’organetto

Le serenate nei vicoli di Noli

Un’improvvisata orchestrina ci riporta indietro a riscoprire usanze e ricordi

      di Carlo Gambetta

 


Noli –  La nostalgia dei bei tempi; le canzoncine- serenate nei vicoli; gli applausi dei villeggianti.  Oramai sono sempre più intensi gli spazi in cui in una persona, come me, anzianotta, dedica ai ricordi di gioventù. Impossibile riproporli alle nuove generazioni, non sono film d’autore. Non ci sono pellicole, né copioni. I testimoni sono sempre più rari.

La nostalgia, a volte, riempie il cuore. Bastava un organetto per essere “felici” e rallegrare le serate.

Accadeva 50-60 anni fa. Non so se avrò l’occasione di raccontarlo ai nipoti, farli compartecipi di un periodo di storia e di tradizioni nolesi.

E’ successo per diverse estati, tra gli anni ’40 e ’50. Avevo comprato un’armonica a bocca (“urganetto”). Ho imparato a suonarla in breve tempo, senza grosse difficoltà.

Una prima sera, perché ci deve essere sempre la prima volta, assieme ad un anziano pescatore di Noli, ex navigante, “Miliu dell’Inglesina” (Emilio Garzoglio), ci trovavamo, intorno alle 23, in via Serravalle, un vicolo centrale di Noli, vicino alla sua abitazione.

Una prova senza valore di prova. Lui con la chitarra, io con l’armonica. Iniziammo a suonare, piuttosto in sordina, impacciati, una canzoncina dell’epoca; mi pare “vento” o “mamma”.

Nel silenzio tipico  del carruggio, terminato il pezzo, dalle finestre delle case affittate per lo più al villeggianti (e che villeggianti!) si levò un battimano inatteso quanto gradito. Richiesta di “bis”; “bravi, ancora una, ancora una…”. Da un vicolo all’altro, villeggianti affacciati, divertiti, incuriositi, direi felici.

Il loro invito a tornare: <vi aspettiamo domani sera>. Con Miliu, tornammo altre sere, da orgogliosi protagonisti.

Così l’improvvisata orchestrina era sbocciata in appuntamento estivo per i nostri turisti. Famiglie semplici, ancora ricche di valori, cultori della genuinità in gran parte smarrita nelle città di provenienza.

Loro spettatori divertiti, forse affascinati, dall’organetto e dalla chitarra. Noi due nolesi “artisti  di strada per caso”, felici di rallegrare il nostro borgo marinaro, arricchirlo con le serate di note musicali in libertà.

Poi arrivò il giorno dell’addio alle serenate. Lo ricordo come fosse ieri. Il 10 luglio 1956. Il destino mi spinse, mi offrì di cercare lavoro sulle navi, come è accaduto per tanti concittadini. Oltre ai ricordi, agli affetti, portai con me l’organetto. Mi tenne compagnia e sulla nave ero l’unico a suonarlo.

Uno squarcio della “mia Noli”, delle “serenate” riviveva nella cabina, in mezzo agli oceani, col  maestoso “silenzio del mare”, con una solitudine che non conosce distinzioni di razza, di censo, di religione. A Natale, a Pasqua, a Capodanno.

L’organetto mi faceva buona compagnia. Mi aiutava ad accorciare i giorni in attesa dello sbarco e rivedere i miei cari.

Oggi, quasi, quasi lo rimpiango. Vorrei riascoltare quelle semplice note seduto sul davanzale di casa. Ritrovare, riscoprire gli applausi. Rivivere quel calore. Un sogno, è vero, ma lasciateci almeno sognare. A Noli, gloriosa terra che ci ha dato i natali.

Carlo Gambetta