E’ una giovane architetto di Loano ed ha chiesto di ristrutturare un rudere

L’inquilina illustre

del Monte Piccaro

Sbattuta sui giornali per “lavori abusi” in collina. Chi ha venduto, chi ha comprato. Dubbi e perplessità a Ceriale.  Con misteri e fantasie di troppo



A scoprire le presunte irregolarità sono stati i vigili urbani di Ceriale
(dal SECOLOXIX)
Ceriale – Chi se lo può permettere fugge dal caos della città e cerca casa nella più tranquilla, oasi della collina. Non c’è nulla di nuovo, né di clamoroso. Un film già visto, in scena da decenni in terra ligure. Da quando la speculazione ha “aggredito”, diciamo “valorizzato”, o se volete, moltiplicato i pani ed i pesci dei vani abitabili, prima nei centri storici, poi le zone attigue. Dimore nobili o poco nobili, a seconda del metro di giudizio, e dei risultati finali, a dimensioni di monolocali, bilocali, trilocali al massimo.
Dove c’era posto per mille, ora il “miracolo” dei 3-4 mila.

Ha fatto parecchio rumore (con un alone di mistero, ingigantito dalla genericità dei nomi e della professione) la notizia che Il Secolo XIX del 19 marzo ha dato con il titolo: <Lavori abusivi sulla collina, sequestrati strada e terreno>. Ad opera di chi? Riportava il giornale: <Una trentottenne imprenditrice loanese aveva presentato in Comune il progetto per la costruzione di una villa utilizzando la volumetria di un vecchio edificio da decenni in abbandono, e ne ha chiesto la relativa concessione edilizia. Una pratica che gli uffici comunali stanno ancora esaminando, e per il momento l’imprenditrice non avrebbe ancora ottenuto alcuna risposta> (Vedi….).

Ai blog Trucioli  Savonesi e Uomini Liberi sono giunte, con la fantasia e la curiosità a volte non conoscono limiti, segnalazioni di questo e quel nome, di quel  personaggio. Ricamando su parentele, frequentazioni, interessi trasversali, potentati locali, amici degli amici.

Forse è comprensibile tanto interesse. Se non altro perché non capita tutti i giorni di leggere che sulla collina del Monte Piccaro, 279 msl, in territorio di Ceriale,

con vista panoramica sul versante albenganese-alassino, è possibile ricavare una villa, oppure chiamatela, se volete,  “casa contadina”, seguendo il fedele copione del più noto modello urbanistico di Verzi a Loano. Dove, per ironia della sorte, sono in fuga un gruppetto di progettisti-direttori dei lavori. Dimissionari con tanto di lettera-raccomandata notificata al Comune di Loano e ai proprietari-intestatari degli immobili con futuro di moderna azienda agricola e qualche piscina.

A Ceriale, nulla di tanto “scandaloso”. Non era forse neppure il caso di creare “suspicion” sulle generalità e sulla “dinastia” dell’imprenditrice loanese. Bastava recarsi all’albo pretorio del Comune dove sono esposte tutte le pubblicazioni previste dalla legge e verificare che la fortunata futura inquilina del Monte Piccaro è la proprietaria-progettista-archietto Francesca Lazzaroni, con residenza a Loano, studio e domicilio tra Corso Europa e via Ghilini.


Ceriale, due immagini del ponente cittadino e del Monte Piccaro, sullo sfondo (nella foto sotto) Castello Borelli e dove sorgerà il futuro porticciolo cerialese. Con un circolino e freccia viene evidenziato il rudere (futura villa?) al centro del sequestro.

Certo, i Lazzaroni a Loano e nel comprensorio, non sono degli sconosciuti. Al di là dell’attività originaria (mobilificio) dei Lazzaroni senior, dei figli architetti Carlo (studio in via Aurelia), il più noto e del fratello Luigi, pure architetto. I genitori, i figli, commercianti apprezzati e stimati; mobilificio-

design prestigioso. Anzi, da ammirare in una città dove i giovani laureati, rampolli di famiglie agiate, non sono una regola, ma un’eccezione.

Ora accade che la figlia di Luigi, sposata con un De Francisci di Toirano (altro ramo famigliare assai noto soprattutto per l’attività e le fortune edilizie), abbia avuto il fiuto di mettere gli occhi su quel (quasi) rudere in abbandono, che sovrasta la cementizzata (a tappeto) fascia centrale di Ceriale.

Da quel “balcone”, a metà collina, di inestimabile valore ambientale, è possibile riflettere sugli “obbrobri” e la dissennatezza umana. Del resto, nulla di inedito nel ricordare che Ceriale sta pagando un costo salatissimo. Senza più alberghi (sono rimasti tre, due in odore di chiusura), crisi commerciale, perdita costante di valore delle unità commerciali e di esercizi pubblici, immobiliari. Bisogna aggiungere che Ceriale è in buona compagnia, non fa eccezione. Un poco invidiabile fardello sulle spalle degli amministratori comunali.

Chi non ricorda i pressanti inviti del passato perché facessero tesoro della “borghettizzazione” selvaggia, la cugina fedele o peggio della “rapallizzazione” da dizionario della lingua italiana.

Si chiedeva a gran voce, seppure ad opera di una minoranza e di chi scrive, di consentire nei piani urbanistici una zona assai limitata di insediamenti, per caratterizzare il territorio alla stregua di piccoli borghi saraceni. Piccole costruzioni, tanto verde, tanta natura. Con un circuito di valorizzazione virtuosa come succede nelle aree europei e mediterranee dove hanno avuto la forza e la fortuna, di scegliere lo sviluppo in quella direzione. E la saggezza sta pagando perché sono appena sfiorati dalla crisi mondiale. E ancora si invocava la tutela, non a parole e promesse annunciate, dell’agricoltura; incoraggiando, senza illusioni, le giovani generazioni. Dando vita a virtuose catene di vendita dei prodotti oltre i confini. Accade in Veneto, in Emilia Romagna. 

Perché scandalizzarsi se il giovane architetto  Francesca Lazzaroni ha scelto il meglio a cui si può aspirare: vivere nella pace, lontano dai rumori, dalla confusione e dagli scarichi dei gas velenosi delle auto? Lassù, isolatissima, ha trovato un rudere che apparteneva ad una famiglia cerialese (Vignola, coniugata Berengan). Una famiglia con molte proprietà, con un erede che è stato coordinatore cittadino di Forza Italia. Tra gli assertori della plebiscitaria affermazione elettorale del centro destra a Ceriale.

Il problema starebbe finora in una vistosa ferita che emerge con la costruzione del tracciato della strada di accesso al “casolare”. Un percorso di 800 metri che già a vederlo da lontano non appare il massimo di tutela ambientale.

Ma il dubbio che serpeggia (con i timori di qualche proprietario di aree della zona) neppure malcelato, è che sia solo l’inizio di un disegno di “valorizzazione” urbanistica della parte bassa del Monte Piccaro. Un abbraccio con il non lontano Castello Borelli in Comune di Borghetto, il piano edilizio di valorizzazione più volte modificato, e a pochi metri il nuovo porticciolo turistico di Ceriale. I progetti di insediamento e di espansione sono dell’imprenditore edile Murialdo. Lo stesso che ha “creato” il nuovo porticciolo turistico di Borghetto, ai confini di Loano.

Nelle aspettative degli amministratori borghettini un rilancio, la parola più abusata di Borghetto, che intanto “valorizza” il suo centro storico, con negozi ed attività sempre più ad impronta asiatica. Si vende tutto da uno a cinque euro. Per la gioia dei futuri diportisti. Ma chi ha potuto, nel frattempo, ha preferito i lidi del Principato di Monaco.

Insomma, il Monte Piccaro, con la sua storia (da qui i cerialesi avrebbero contrastato invano, nel 1637, l’assalto dei “barbari”, il saccheggio, l’incendio del paese), trampolino di lancio per un “futuro più consistente assalto”?

A presidio potrebbe restare, se andrà bene, Francesca Lazzaroni, che se ha scelto quella dimora cosi silenziosa e rispettosa del verde. Simbolo dell’anticemento culturale dei nostri avi.

L.Cor.