28 Marzo 2009

“Strozzati dalle banche”
LA STAMPA
Nel giugno dell’anno scorso, dopo che la Procura di Savona aveva - con un’azione pilota - preceduto il presidente dell’Antitrust Catricalà nella sua battaglia contro la commissione di massimo scoperto, sembrava che proprio all’ombra della Torretta le aziende stritolate dagli interessi a tassi usurari avessero trovato una valida sponda. L’inchiesta va avanti, ma anche le banche non si sono fermate con le loro richieste di rientrare del «debito» - decine di migliaia di euro - che secondo gli imprenditori è frutto del meccanismo perverso messo in atto dalle banche stesse. Capita così che due piccoli impresari edili savonesi, contitolari della Bm Costruzioni di via Boselli si trovino uno con il conto corrente bloccato («Mi hanno negato persino il telepass dell’autostrada, non oso pensare cosa succederebbe se chiedessi un finanziamento per acquistare un televisore» ironizza) mentre l’altro, che come lui aveva fatto da garante con una fidejussione ed è tornato a fare l’operaio, si è visto pignorare dalla banca - la Carisa, agenzia di Villapiana - un quinto dello stipendio, dopo che i 2200 euro che aveva sul suo conto privato erano stati “girocontati” in automatico su quello dell’azienda. «Il mio ex socio - che per il momento preferisce non essere citato con nome e cognome - è rimasto invischiato per la fidejussione e per lo stipendio da escavatorista - racconta Maurizio Bianco, 38 anni, rimasto unico titolare della Bm Costruzioni - gli prelevano in media trecento euro al mese che io ovviamente sto cercando di restiturgli. I primi tempi si vergognava con il datore di lavoro: vedersi pignorare dalla banca un quinto dello stipendio, come qualcuno che non paga i suoi debiti». Invece quel debito, che la Carisa stima in 39.700 euro, secondo i conteggi dello studio Vinx di Giorgio Vincis a Savona altro non sarebbe che il frutto del meccanismo perverso denunciato dall’Antitrust. «In realtà - spiega l’avvocato savonese Marco Genta, che ha curato il ricorso-denuncia presentato da Bianco - il mio cliente - avendo pagato di interessi non dovuti oltre 39.900 euro, ha un credito verso la banca di 200 euro».
Tra interessi passivi (quelli prodotti dagli scoperti dei clienti dell’impresa edile che non pagavano in tempo) calcolati ogni tre mesi, e le commissioni di massimo scoperto, si era arrivati nel quarto trimestre 2001 a produrre un interesse del 78,36 per cento, quando il tasso-soglia fissato dalla Banca d’Italia in quel periodo scattava oltre il 15,99 per cento. Nei trimestri successivi i tassi praticati avevano oscillato tra il 42,57 e il 65,11 per cento.
Non è finita: oltre alla vicenda Carisa, la Bm Costruzioni ha un altro contenzioso aperto, questa volta con la filiale di via Paleocapa di Banca Intesa, oggi Cariparma-Intesa San Paolo. Anche in questo caso, sui due conti utilizzati (conto corrente e conto anticipi) il meccanismo perverso avrebbe portato - secondo una nuova denuncia presentata nei giorni scorsi alla Procura di Savona - a maggiori interessi per 25 milaeuro. Ancora l’avvocato Genta: «Senza entrare troppo nel dettaglio, possiamo dire che con grandi sforzi, nonostante le difficoltà di mercato e i contenziosi con i clienti insolventi, il mio cliente aveva dato concreti segnali di ripresa e di buona volontà per rimanere sul mercato e continuare ad operare. Però, per accettare un piano di rientro, la banca aveva preteso una cambiale da 50 mila euro. Salvo poi, nonostante le promesse, nel giugno 2007 dichiarare il mio cliente decaduto della rateizzazione del debito». E quando l’imprenditore ha cercato una mediazione, i funzionari gli hanno mostrato la maxicambiale. A questo punto non c’era altra strada che quella della denuncia penale, chiedendo il sequestro dell’effetto. In altre parole: se fate i duri, deciderà il giudice se esiste davvero, e quanto vale realmente il mio debito verso di voi.