17 Marzo 2009

LA CRISI FOTOGRAFATA DALL’OSSERVATORIO DELLE POVERTA’ NELLE DIOCESI


Cresce il numero dei liguri
che chiede aiuto alla Caritas


Italiani in aumento: 224 a Savona, 212 a Albenga, 153 a Ventimiglia

[FIRMA]MIRIANA REBAUDO
GENOVA
Le famiglie liguri in cerca di sostegno per superare la crisi economica in atto bussano sempre più alle porte della Caritas. Lo dice la ricerca condotta dall’Osservatorio delle povertà in tutte le diocesi liguri e lo si intuisce dalla raccomandazione fatta nei giorni scorsi dall’arcivescovo di Genova, e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco ai vescovi liguri: «Usate gli introiti dell’otto per mille per la carità» ha detto in un recente incontro al Seminario di Genova, anche se, ha aggiunto, le previsioni indicano un calo delle entrate, «vorrà dire che si risparmierà sulle spese pastorali».
La ricerca, a campione, ha interessato complessivamente 15 mila persone, pari a poco meno dell’1% della popolazione ligure, ma considerando che ognuno era portatore delle istanze di una famiglia, mediamente composta da 3-4 persone, la percentuale supera il 3%. La prima osservazione da fare è che nel 2008 nei Centri d’ascolto liguri la presenza femminile ha sorpassato quella maschile, passando dal 49,5% del 2005 al 53,5. Sono state il 50,6% nella diocesi di Ventimiglia, il 52,4 in quella di Albenga e il 52,1 a Savona.
Secondo i volontari il sorpasso si spiega con il fatto che all’interno della famiglia è quasi sempre la donna che si fa carico di chiedere aiuto. Gli stranieri rappresentano ancora la maggioranza, ma i nuclei familiari italiani sono in netta e costante crescita. A Ventimiglia, su 635 assistiti gli italiani sono stati 153 (26,6%); nella diocesi ingauna su 778 casi esaminati gli italiani hanno rappresentato il 27,2% (212 casi) ma è Savona la diocesi nella quale si è registrata la percentuale più elevata di italiani che hanno bussato alle porte della Caritas: 224, pari al 35,1% su un totale di 639 interventi.
Fa riflettere un altro dato e, cioè, che la fascia d’età maggiormente in crisi è quella lavorativa e il tradizionale ruolo di supporto si è invertito: non sono più i figli che aiutano i genitori anziani, ma sono questi ultimi che, grazie alla pensione, fungono da ammortizzatori sociali per i figli. Quanto ai bisogni: la necessità immediata, di una bolletta scaduta, di uno sfratto, di una dispensa vuota spesso è il frutto di una serie di altri disagi, dovuti a un reddito insufficiente perché precari o disoccupati o, ancora, vittime di qualche dipendenza
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