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Vado. Timori e sospetti serpeggiavano da tempo a Vado, ma le
credenziali mostrate dalla fondazione "Giovanni e Ottavia
Ferrero" onlus erano sempre apparse solide e motivate.
Invece ecco che ieri è arrivata la notizia dell'arresto
dell'intero gruppo che aveva gestito la Fondazione fino alla
fine del 2008: l'amministratore delegato Paolo Sacchetto, il
presidente del consiglio di amministrazione sino al marzo
2007, Michele Oreglia, e il consigliere del centro di Alba,
Gabriella Costa. L'accusa è di bancarotta fraudolenta
distrattiva e documentale.
«Avevamo avuto il dubbio che l'apertura del centro di Vado
fosse già basata su una situazione di squilibrio tra costi e
ricavi - commenta il sindaco di Vado, Carlo Giacobbe -, ma
il presidente Sacchetto addebitava i problemi alla mancata
corresponsione dei soldi delle convenzioni da parte di
alcuni enti. Invece mi sembra che ora emerga che le vicende
da chiarire risalgano a ben prima».
Un gigante con i piedi d'argilla, insomma?
«È un aspetto che andrà verificato. Aspettiamo che ci siano
più elementi, ma ad una prima osservazione posso dire che,
se la guardia di finanza e gli inquirenti hanno rilevato
illeciti molto precedenti all'apertura del centro di Vado,
mi sembra che venga meno la tesi di Sacchetto. A questo
punto ho il timore che la situazione fosse già precaria in
partenza».
Tra l'altro il Comune aveva già inviato documenti alla
magistratura savonese nello scorso autunno.
«L'avevamo fatto affinché i giudici fossero a conoscenza di
elementi che a noi sembravano preoccupanti. La Fondazione
non pagava i fornitori di beni e servizi, ma
contemporaneamente ne cercava di nuovi».
Vado ne ha subito un danno?
«Hanno messo a rischio una struttura che nasceva anche con
una parte di servizio pubblico, dato che inglobava la casa
di riposo comunale, messo in pericolo posti di lavoro,
creato preoccupazioni ad aziende e lavoratori. È presto per
dire se il Comune si costituirà parte civile, valuteremo
quando avremo gli elementi. Il danno di immagine c'è stato,
e probabilmente anche un danneggiamento al servizio, partito
con presupposti poi non realizzati. C'è anche l'ipotesi di
un danno patrimoniale, perché il Comune e l'Isp hanno
impegnato molte risorse a seguito dell'ordinanza per far
restare al loro posto i lavoratori e le cooperative che non
venivano pagati. Solo grazie alla solidità del bilancio
comunale si è potuto far fronte alla spesa per mantenere in
funzione la struttura. Non ho ancora il conto esatto, ma a
mio parere personale c'è stato un danno pesante».
Giovanni Vaccaro
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