TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni Un
iscritto alla P 2, poi un presidente teardiano, il “caso De Filippi-Maroscia” Camera di Commercio
story: da Teardo al “Corvo”, il degrado che umilia i savonesi Quei
clamorosi esposti al ministro. In Procura denunce per diffamazione e
calunnia Savona – Un profondo clima di malessere che dura da troppi anni. Lo specchio di quella consorteria tra affari e politica, associazionismo di categorie, incapaci a “guardare lontano”, ad affrontare i complessi problemi della provincia spogliandosi degli interessi e dei particolarismi di pochi, dei partiti, del loro teatranti. Pronti a scannarsi di fronte alla spartizione del potere. Incapaci di tornare ai valori dell’etica, del rigore morale, rigore nell’amministrare il denaro pubblico. Capaci anche di dire dei “no”, di non temere l’impopolarità, o i potenti di turno, quando si ha la certezza e la coscienza che si decide nel solo interesse del bene comune.La Camera di Commercio di Savona – come abbiamo ricostruito nel precedente numero di Trucioli Savonesi (vedi…) – con l’avvento della presidenza di Giancarlo Grasso non è stata sconvolta da scandali, ma ha vissuto uno dei periodi più inconcludenti e pasticcioni della sua storia. Molto fumo, poco arrosto. Assenza di risultati strategici (soprattutto nei settori più penalizzati, ma anche più esposti come turismo, agricoltura, terziario in genere) hanno via via creato un campo di scontro e di battaglie tra alcune componenti. Si è perso tanto tempo in beghe, dissidi, rivalità, esclusioni mirate. Denaro pubblico che non produce. E’ fin troppo facile dire, si ci si è accorti di tutti i limiti di questa presidenza (vedi la martellante campagna giornalistica), quando i buoi sono fuggiti. Ovvero quali risultati, quali gli obiettivi raggiunti, rispetto alle promesse, ai programmi, alle tante analisi del “bisogna fare”, “faremo” annunciati e descritti negli anni della presidenza Grasso, con un’abbondanza di convegni, di analisi, di dichiarazioni ed interviste. Dove si è arrivati? Il presidente si è trovato da gestire la patata bollente, la grana della riconferma o dell’uscita del segretario generale dell’ente, Maurizio Scajola. Inutile nascondere imbarazzo e difficoltà. Come si può chiudere la porta in faccia al fratello ministro Claudio che in quel posto l’aveva caldeggiato? La legge non scritta del più forte sul campo per quale ragione non dovrebbe valere in questa circostanza, visto che è prassi normale in un disastrato (moralmente, eticamente e politicamente) Paese? Maurizio Scajola nessuno ci ha detto dove ha demeritato. Potrebbe togliere il disturbo e farsi qualche mese di riposo, in attesa di un suo ritorno in quel governo regionale che sarà il Biasotti-bis. Maurizio, il
meno esposto nel potere ligure, dei tre fratelli
Scajola. Potrebbe essere lui stesso
a prendere l’iniziativa:
<Se a Savona non mi volete alla
Camera di Commercio, non voglio crearvi difficoltà, non sono interessato ad
aizzare guerre tra bande, fate pure, trovatene un altro migliore, tanti
auguri a Grasso, ai sui
sostenitori, ai suoi detrattori>. Un addio da schiaffo, magari nel silenzio del suo appartamento di Monesi, l’unico della famiglia che è rimasto affezionato a quella sfortunata montagna. L’unico che ha creduto e scommesso nella potenzialità, nel fascino, nel futuro dell’unica stazione montana-sciistica del ponente ligure. Il fratello Claudio vi trascorreva da giovane, prima di sposarsi, le vacanze, con la famiglia della moglie, all’albergo “Redentore”, dei banchieri Galleani e da anni ridotto a rudere, oggi acquistato da un gruppi di imprenditori imperiesi. L’altro fratello, Alessandro, aveva acquistato un alloggio, nell’ala nuova di un condominio e che ha venduto in tempo, quando era un diligente ed attivissimo deputato democristiano del gruppo tavianeo. E in estate si ritrovava con amici imperiesi e genovesi proprio in quel di Monesi. L’ultima presa di posizione del presidente, Giancarlo Grasso (anche lui di vecchia militanza democristiana nel consiglio comunale di Borghetto dove nessuno ricorda aprisse bocca), è stata affidata ad un’intervista dell’informatissimo Sergio Del Santo che sul Secolo XIX ha dato voce all’ultimo “Grasso-pensiero”. Il titolo? <Il segretario? Vogliono mandarmi in tribunale>. In sostanza Grasso ricorda che dal 6 maggio prossimo la Camera di Commercio potrebbe restare senza segretario; <è da novembre che assieme alla giunta cerchiamo di verificare la possibilità di prorogare l’incarico sino alla prossima primavera quando scadremo anche noi, ma non siamo riusciti ad avere risposte né dall’Union Camere, né dagli esperti>. Grasso, al quale bisogna dare atto di non essere mai incappato, quantomeno non è mai emerso dalla cronaca dei giornali, in disavventure giudiziarie, non vuole neppure finire indagato per “omissione in atti d’ufficio” , qualora, a suo dire, non decidesse sulla sorte del segretario camerale. Anche perché queste ente deve vivere una svolta, sganciandosi dalle sciagurate logiche di potere, di veti e rappresentare il mondo economico savonese. Senza distinzioni di caste e di colori. Mettendo al vertice, nel consiglio, persone non cooptate, ma che hanno dimostrato capacità operative, manageriali, competenze (non filosofiche). Che non siano esperti di annunci, bensì imprenditori di successo. Oppure manager che si sono conquistati il posto per meriti sul campo. Basta corvi e veleni, esposti, ricorsi, recriminazioni in questa Camera di Commercio. Che già in passato, pur sotto presidenze prestigiose, come quella di Andrea De Filippi, ragioniere, imprenditore nel campo finanziario, dei concessionari d’auto, delle costruzioni (ora la famiglia è rimasta unicamente impegnata nell’automobile), si ritrovò al centro di clamorose lotte di bassa lega. Mai chiarite all’opinione pubblica. Ecco una ricostruzione dell’epoca per dare conto di un periodo storico,e di cui i giornali (per opportunità) non diedero mai conto. Si tratta di documenti “riservati”, conosciuti a pochi. Il 22 ottobre 1986, su carta intestata, al protocollo 05/ riservato, con due allegati, viene inviata la seguente lettera all’Illustrissimo signor Procuratore della Repubblica di Savona, in calce la firma del presidente rag. Andrea De Filippi e del segretario generale dr. Francesco Di Donato. <I sottoscritti….trasmettono a codesta procura, per provvedimenti d’urgenza e di competenza, l’allegata lettera recante in calce la dicitura “Il personale della Camera di Commercio di Savona”, indirizzato al Ministro dell’Industria, onorevole Zanone e per conoscenza a destinatari vari. Nella predetta lettera sono contenute affermazioni calunniose e diffamatorie nei confronti degli scriventi e di altri. Si ritiene opportuno far presente che in data 26 maggio 1981 fu inviata a codesta Procura della Repubblica un’analoga denuncia di cui si allega fotocopia e che la lettera di cui sopra è stata rinvenuta dal signor Sergio Ravera, capo ufficio della segreteria della presidenza, nella casella della posta della sua abitazione, il giorno 14 cm. A disposizione per ogni ulteriore ragguaglio e documentazione, si porgono distinti saluti>. Due giorni dopo, 24 ottobre 1986, altra lettera con altro protocollo 07, veniva inviata alla redazione del quotidiano Il Secolo XIX (il solo giornale che aveva dato notizia di un esposto contro la Camera di Commercio) firmata da tutti i componenti della giunta camerale. <La giunta della
Camera di Commercio di Savona essendo venuta a conoscenza che è stato
inviato un esposto con firma apocrifa del personale della Camera di
Commercio, contenenti affermazioni diffamatorie e calunniose nei confronti
dell’ente, di alcuni amministratori e funzionari, fa presente che è stata
denunciato il fatto alla Procura della Repubblica di Savona, affinché i
responsabili vengano perseguiti, mentre tutto il personale ha dichiarato
ufficialmente la falsità dell’esposto, manifestando l’opinione che trattasi
di un’azione compiuta da persona non in possesso di piena facoltà mentale.
Si allega fotocopia della denuncia al Procuratore della Repubblica, nonché
dichiarazione di estraneità del personale camerale>. Firmato: dr. Franco Ugo, p.i. Carlo Moreno, comm. Carlo Fresia, Nicolò Alonzo, Angelo Marchiano, dr. Giuseppe Magnano, G.B. Borro. Terza lettera, del 23 ottobre 1986, protocollo 6, sottoscritta da 47 dipendenti: <Dichiarano di essere del tutto estranei alla stesura di detto documento, di cui non si riconoscono in alcun modo ne autori, né promotori, denunciano pertanto la falsità della provenienza dello stesso e di condannare, riservandosi ogni futura azione a tutela del loro buon nome, la scorrettezza e la slealtà usate nei confronti dell’ente, degli amministratori, dei funzionari, nonché del personale tutto. Si dichiara di autorizzare l’Amministrazione a far uso della presente nei modi ritenuti più opportuni>. L’esposto che ha scatenato il putiferio porta la data del 25 settembre 1986 ed oltre al ministro Zanone, risultava indirizzato al presidente della Repubblica Cossiga, al presidente del Consiglio Craxi, al Ministro del Commercio estero Formica, al sentarore Sandro Pertini, ai segretari nazionali della Dc, del Psi, del Pci, del Msi, del Pli, di Democrazia Proletaria e del Partito Radicale, oltre che a quotidiani, settimanali a diffusione nazionale. Ecco alcuni brani di una lettera scritta a macchina, di
due intere pagine, assai fitte:
<Siamo costretti, nostro malgrado…per segnalare il degrado morale ed
istituzionale che la Camera di
Commercio…non essendo state sanate le gravi irregolarità amministrative
denunciate nella precedente lettera…, poiché l’ispettore inviato dal
ministero ha svolto più che un lavoro, una propria vacanza a Savona,
preferendo al controllo delle pratiche la frequentazioni di noti locali
della Riviera in compagnia muliebre… ,
si chiede in particolare se
sia ammissibile che il capo reparto del Commercio Estero, dottoressa
Anna Maroscia, possa continuare
a svolgere le proprie funzioni quando il di lei figlio,
Berruti Federico, nonostante la
giovanissima età (19 anni) ed il fatto di essere stabilmente domiciliato a
Milano, dove studia, sia intestatario di una società savonese, denominata
“Pratiche” specializzata proprio
in pratiche per l’importazione e l’esportazione, società che ….consigliata
alle ditte che si rivolgono alla Camera di Commercio…. E’ ammissibile che
il presidente De Filippi,
nonostante ne sia a conoscenza, vista anche la convivenza con la dottoressa
Maroscia, non solo non prenda
provvedimenti, ma continui a proporre e a organizzare la costituzione di
un’Azienda Speciale….da alcuni
anni la Camera di Commercio
finanzia e supporta un apposito consorzio denominato “Savona
Export”… …Si moltiplicano le
situazioni illegittime nell’assegnazione di posti di ottavo livello, fatti
per favorire….si ricorda in particolare una lite, con lancio di oggetti
contundenti, con strascichi giudiziari nei confronti
dell’allora ragioniere capo
Rocco Di Donato, fratello dell’attuale segretario generale che
nonostante fosse parte lesa nell’accaduto fu inspiegabilmente trasferito
d’ufficio a Isernia….si
verificano inoltre gravi disfunzioni nel funzionamento del Registro
esercenti il Commercio…favorendo alcuni a danno di altri….nell’espletamento
degli esami… L’ente camerale,
all’interno del quale era stata promessa un’ampia opera di moralizzazione
dopo le note vicende dello “scandalo
Teardo-Caviglia”… Si ricorda che il
segretario generale, dr. Di Donato
raggiunse tale carica con procedure discutibili, al punto che portò a
dimettersi l’allora presidente dell’ente,
oltre ad un processo in Tribunale, proprio nel periodo in cui il fratello
risultava tra gli iscritti alla P2,
in tempi in cui l’associazione piduista esercitava grande potere anche in
questa provincia. De Filippi,
tra l’altro, fu chiamato a testimoniare al processo
Teardo ed i suoi timori,
paure,imbarazzo, reticenze
rischiarono di sfociare in richiesta di arresto….De
Filippi che si trovò di fronte alla scelta di socombere persino
all’elezione del suo predecessore,
dr. Paolo Caviglia…. La Camera di
Commercio di Savona torni ad avere quell’immagine di specchiata onestà, di
efficienza e di onorabilità posseduta in passato, ormai piuttosto remoto…il
personale è costretto a denunciare questo stato di cose…>. Per la cronaca seguirono indagini, accertamenti. Il corvo non venne scoperto, non si seppe nulla sull’esito delle altre indagini. Pare fossero stati aperti altri fascicoli di indagine. Tutto sepolto. Dimenticato. Lo spaccato di quelle inchieste che nascono da prima pagina, fanno clamore per qualche giorno, si concludono con una breve, se va bene. A volte neppure quella. Non resta di ricorre, come si può, a pagine di vecchia cronaca, per documentare almeno la storia. L.Cor. |