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I movimenti alla vigilia delle elezioni europee, dal Pdl al Pd, alla nuova sinistra

Dove va la destra italiana

con il salvadanaio del “mattone”

Le giunte locali di tutti i colori e quella martoriata Liguria cementificata

 

di Franco Astengo



Alla vigilia di elezioni europee che si collocano al centro della grande crisi finanziaria ed economica internazionale ed all'avvio di un tentativo di ristrutturazione dell'insieme dei rapporti internazionali attuato dalla nuova amministrazione USA, la destra italiana sviluppa una importante operazione politica, ponendo in essere una inedita soggettività , formata dalla confluenza di diverse storie, culture, proposizioni che ne fanno , in prospettiva, un elemento politico cui prestare grande attenzione. 

A sinistra non dobbiamo assolutamente sottovalutare il significato profondo di questo fatto, accettando anche il dato, incontrovertibile, che la nascita del PDL suscita passioni e sollecita l'attenzione degli analisti molto di più di quanto non accadde, nell'autunno del 2007, con la nascita del PD, definita – piuttosto – una “fusione fredda”.

Tutto si può dire meno che sta nascendo un partito di “plastica”: certamente un partito “personale”, fondato però su di un modello che non è più quello del “partito – azienda” su cui prese le mosse, nel 1994, Forza Italia: anzi da allora molta acqua è passata sotto i ponti.

La destra italiana , nel frattempo, si sta muovendo con una logica “forte” di governo, molto meno orientata – come si può pensare semplicisticamente- sulla lettura dei sondaggi: l'esempio del dibattito interno sulla questione della sicurezza; la pubblicazione della lettera dei 101 (numero fatidico in politica, che ci richiama subito alle vicende dell'indimenticabile'56); la prevedibile modifica delle parti più odiose ed impopolari di quel decreto, che avverrà non tanto per spinta dell'opinione pubblica (che gli analisti definiscono “sconcertata” piuttosto che “contraria”: un atteggiamento tipico della ridotta capacità di scelta) o per la pressione dell'opposizione (che non riesce ad uscire dalle sue contraddizioni quotidiane), dimostrano l'esercizio di una vera e propria capacità egemonica da parte di chi esercita la funzione di governo in una forma, in questo caso sì, “strutturalmente” maggioritaria, senza apparenti competitor (in questo senso va segnalata una interessante intervista allo scrittore liberale Vargas Llosa, apparsa sabato scorso sul Corriere della Sera, e dedicata proprio alla situazione politica del nostro Paese).

Discorso analogo si potrebbe fare per il decreto sul “piano – casa”, laddove si offre uno sbocco ai risparmi accumulati, in tempo di crisi, da settori di quello che un termine d'antan possiamo ricominciare a definire come “ceto medio”, proponendo il vecchio salvadanaio del “mattone”, tanto caro al Presidente del Consiglio in carica.

In questo caso non serve gridare semplicemente allo scandalo della “cementificazione” (che c'è, beninteso : ma forse, sotto questo aspetto, il fenomeno più grave è stato quello portato avanti da tante giunte locali di tutti i colori, comprese ampiamente quelle di centrosinistra come sa bene e dolorosamente chi scrive dalla martoriata Liguria).

Ma proprio il “piano casa” sollecita il discorso sulla capacità alternativa della sinistra, che dovrebbe avere , in un frangente del genere, una forte capacità di proposta alternativa. Ritornano qui discorsi usati più volte in questi ultimi mesi, riguardanti i piani di settore, l'intervento pubblico in economia, la nazionalizzazione delle banche, i raccordi europei finalizzati alla ristrutturazione dei dettati di Maastricht.

Discorsi già usati, si diceva, ma che non riescono a trasformarsi in progetto organico, in proposta politica, in espressioni comprensibili sulle quali mobilitare precisi soggetti sociali e offrire alla CGIL strumenti di riflessione e di interlocuzione politica, come sarebbe, invece, necessario.

Ricordiamo che, con grande “nonchalanche”, anche noi parliamo di decreto senza sollevare, come si dovrebbe fare ogni volta che si affronta l'argomento quasi come una novella “Delenda Carthago”, il tema della trasformazione del procedimento legislativo, dello svuotamento del Parlamento e dell'insieme dei consessi elettivi, dell'aggressione selvaggia alla Costituzione Repubblicana.

Una destra che si muove anche, con grande naturalezza, nell'uso della Polizia per affrontare il conflitto sociale: certa, in apparenza di disporre di consenso anche su questo terreno.

A proposito di egemonia: è evidente, ancora, come la destra risulti maggiormente attrezzata ad una gestione populista del potere, incarnata nella personalizzazione della politica e del potere personale, cui da sinistra si è addirittura cercato di rispondere con armi analoghe (così si è realizzato, nell'immaginario di molti, il vecchio confronto tra originale e copia).

Per l'opposizione si presentano, così, problemi di grande portata: le due linee che si contrapponevano, quella dell'alternanza  ad “imitazione subalterna”e quella del dialogo ( seguito eterno degli antichi “fronti popolari”, giù, giù fino al “ compromesso storico”) appaiono definitivamente saltate, così come il ciclo della crisi ha spazzato via quel “monetarismo” che, a prezzo di lacrime e sangue, aveva consentito l'approdo all'euro (abbiamo già accennato all'evidenza di ricontrattare i parametri di riferimento europei e non ritorniamo sull'argomento).

Serve un nuovo profilo politico, di opposizione alternativa sui “fondamentali”, declinando proposte fortemente agganciate ad una identità precisa, stabilendo priorità sia sul piano programmatico, sia sul piano del funzionamento delle istituzioni e delle soggettività politiche.

La neonata “Sinistra e Libertà” potrà fornire un proprio contributo autonomo a questa urgente e necessaria ridefinizione di profilo?

L'interrogativo trova difficili risposte, perché si tratta – prima di tutto – di evitare atteggiamenti massimalistico – girotondini ponendosi in concorrenza con l'Italia dei Valori (anche qui esiste un problema di originale e di copia); in secondo luogo è necessario porre all'ordine del giorno – subito, in campagna elettorale, anzi usando la campagna elettorale per questo scopo – il tema del “soggetto politico”; in terzo luogo perché esistono all'interno di “Sinistra e Libertà” pulsioni movimentistico – elettoralistiche e di visione del tutto strumentale del tema, delicatissimo, delle alleanza politiche da perseguire al di fuori dal raggiungimento della propria specifica autonomia politico – culturale: tutte questioni che reclamano l'apertura di una profonda riflessione che, sinceramente, non mi pare si sia ancora fatta prendendo atto con realismo della vittoria strutturale della destra.

Savona, li 21 Marzo 2009                                                  Franco Astengo